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Rialzo di un quarto di punto per i tassi Uk

03/11/2017

La BoE ha alzato i tassi di interesse, dallo 0,25% allo 0,5%, allineandosi alle aspettative del mercato, dopo mesi in cui diversi membri del Comitato di Politica Monetaria (MPC) avevano indicato come imminente un rialzo dei tassi.

A prima vista un rialzo appare ragionevole, considerando che l’inflazione viaggia al momento al 3%. Si tratta tuttavia di una conseguenza del precedente deprezzamento della sterlina ed è molto probabilmente temporanea, data la mancanza di segnali di una spirale salari-prezzi. Al contrario, i salari reali si stanno attualmente restringendo.

Il ritmo di crescita dell’economia britannica è stato supportato per anni dall’aumento dell’offerta di lavoro nel Paese. Con una diminuzione del numero di persone in arrivo nel Regno Unito dall’Ue e i tassi di disoccupazione a livelli bassissimi, sta ora alla produttività alimentare la crescita del Regno Unito. Grazie al maggior numero di investimenti nel Regno Unito, in linea con il resto dell’economia globale, è ancora possibile un aumento della produttività. Tuttavia, tale crescita è sicuramente inferiore rispetto alle sue potenzialità, a causa dell’incertezza legata a Brexit – ciò significa che anche il livello a cui l’economia britannica può funzionare senza generare inflazione sarà basso.

La speranza della BoE è che la produttività inizi a crescere da partire dal 2018, giustificando così rivendicazioni salariali più elevate. Tuttavia, uno dei due fattori con spinta contraria è l’inflazione che potrebbe aver toccato i minimi. Se la sterlina dovesse precipitare nuovamente e/o intervenire forze protezionistiche, l’inflazione accelererà sicuramente. Ma sarà la tipologia di inflazione cattiva, quella che fa aumentare i costi, piuttosto che l’inflazione buona che spinge la domanda. Questo è più simile agli aumenti dell’inflazione dei primi anni ottanta e della recessione del Regno Unito degli anni novanta, piuttosto che del surriscaldamento della fine degli anni ottanta e della metà degli anni 2000. In tal caso la fiamma inflazionistica potrebbe spegnersi.

Storicamente un eventuale incremento dell’inflazione in un orizzonte di tre anni sarebbe interpretato come un outcome in linea con un approccio da falco, cosa che implicherebbe la necessità di un maggiore grado di inasprimento monetario. Tuttavia, gli attuali rischi sostanziali suggeriscono che la Banca d’Inghilterra adotterà una certa cautela e il rialzo di ieri, probabilmente, non sarà seguito da ulteriori aumenti nei prossimi sei mesi, a meno che la performance economica del Paese non si rivelerà più forte del previsto.

La produttività stagnante e il basso tasso di crescita della popolazione suggeriscono poi che il Regno Unito potrebbe non essere in grado di crescere più dell’1,5%, senza mettere sotto pressione l’inflazione. Ciò suggerisce che i dati economici, come la crescita del prodotto interno lordo (PIL) all’1,5%, cifra che, in passato, avrebbe deluso, possono oggi come oggi apparire abbastanza forti da portare l’Istituto centrale ad aumentare ancora i tassi di interesse.

Nonostante l’inasprimento della politica monetaria votato ieri, la dichiarazione di accompagnamento della BoE suggerisce che la scelta potrebbe essere unica e sola; sembra infatti che il MPC sia consapevole dei prossimi venti contrari che il Regno Unito dovrà affrontare nel corso degli anni. Se la Brexit dimostrerà di avere un impatto migliore del previsto sull’economia, i tassi probabilmente rimarranno stabili per un lungo periodo. Potenzialmente, se il dato sulla disoccupazione inizierà a crescere, i tassi di interesse potrebbero essere nuovamente tagliati.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

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