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Borse: è rimbalzo tecnico o è vera ripresa?

La ripresa evidenziata nell’ultimo periodo dall’azionario poggia su basi alquanto fragili, considerata l’inflazione, l’incertezza della guerra, la frenata dell’economia e l’aumento dei tassi. Buona, comunque, la tenuta dei consumi, mentre le tensioni inflative dovrebbero avere raggiunto il picco.

19/09/2022
grafici e dati colorati
Andamento e prospettive delle Borse

Il mercato azionario, dopo un primo semestre da dimenticare (con l’S&P500 che ha lasciato sul terreno oltre il 20%), recentemente ha iniziato a lanciare segnali di ripresa, che hanno visto – tra gli altri – la Borsa statunitense rimbalzare dal minino accusato lo scorso 16 giugno. Tuttavia, si chiede Ritu Vohora, investment specialist, capital markets di T. Rowe Price, con i mercati che affrontano ancora numerosi venti contrari, se questo spunto sia solo un rally tecnico – legato al bear market visto nella prima parte dell’anno - o se abbia spazio per trasformarsi in qualcosa di più sostenibile. Sicuramente c’è un sostanziale cambio di scenario rispetto a quello che abbiamo avuto nell’ultimo decennio e gli investitori dovranno tenerne conto nell’impostare le strategie.

La profonda trasformazione del quadro di fondo

Il mondo da un periodo di tassi minimi, abbondante liquidità, disinflazione benigna, bassa volatilità, Fed generosa, picco della globalizzazione e ricchezza delle valutazioni, sta passando a una fase di normalizzazione dei tassi, restrizione della liquidità, trend dell’inflazione in crescita, volatilità elevata, Fed falco, tendenza alla de-globalizzazione e recessione delle valutazioni. Un quadro che ha comportato negli ultimi sei mesi il crollo sia dei bond sia delle azioni, con una distruzione della ricchezza senza pari nella storia. Se da un lato potremmo aver assistito a un picco dei rendimenti, che potrebbe essere di buon auspicio per i bond, dall’altro le azioni rischiano ancora di soffrire.

Pessimismo degli investitori e alta liquidità

Gli investitori hanno avvertito queste pressioni e, come segnalato dalla recente Global Fund Manager Survey di Bank of America, il loro pessimismo è a livelli preoccupanti, con le allocazioni in azioni ai livelli più bassi dalla crisi globale e la liquidità ai massimi degli ultimi 21 anni. Nello stesso tempo, le aspettative di crescita e di utili sono ai minimi storici e, di riflesso, la correzione potrebbe non essere finita. Sebbene sia molto difficile prevedere con precisione il punto più basso di un bear market, secondo Vohora ci sono alcune ragioni per cui potremmo non esserci ancora arrivati. Da una parte c’è l’inflazione che corre e quindi diventa improbabile che la Fed venga in soccorso dei mercati.

I problemi nascosti

La zavorra potrebbero essere quei settori i cui multipli sono ancora elevati perché non si è tenuto conto del prospettato calo dei profitti (viste le pressioni sui margini e la minaccia di una recessione). Inoltre, secondo l’esperta, c’è un dollaro forte che non è positivo per gli asset di rischio e agisce da freno per gli utili generati all’estero. Non si esclude, infine, che un’ulteriore difficoltà possa venire dalla liquidità e dal crollo dei mercati del credito: è facile, infatti, andare in default quando c’è una recessione. Ma non ci sono solo notizie negative: la crescita economica sta rallentando, ma da un livello elevato, i bilanci di famiglie e aziende sono solidi e la leva finanziaria è bassa.

Ci sono anche segnali positivi

Tra gli altri segnali positivi c’è la spesa dei consumatori, che è ancora resistente, e il rallentamento della corsa dell’inflazione che potrebbe avere raggiunto il suo picco in quanto – stima Vohora - la politica della Fed sta iniziando ad avere un impatto sulla domanda e i vincoli di offerta legati al Covid, pur se presenti, stanno lentamente diminuendo. Non si può prevedere quanto in basso possano scendere le Borse, ma secondo l’esperta il calo dell’inflazione sarà la chiave per capirlo e per vedere la svolta dovish della Fed. Il rialzo di 75 punti base a luglio e i commenti di Jerome Powell hanno rafforzato quest’idea. Di riflesso, le prossime mosse della Fed dipenderanno dai dati.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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