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Petrolio: T.Rowe Price ottimista sul breve ma non sul lungo

La risalita del petrolio risulta modesta rispetto alla perdita di oltre il 70% accusata dal greggio in questi mesi. Il cedimento dei prezzi secondo T. Rowe Price è direttamente legato al crollo senza precedenti della domanda di petrolio (equivalente a circa un terzo del consumo globale).

03/06/2020
auto fa benzina
Stime sull'investimento nel petrolio

Il petrolio ha iniziato l’inversione di rotta, grazie alla fine del lockdown nelle principali economie occidentali, ai tagli alla produzione concordati in seno all’Opec e ad alcune ricoperture tecniche dopo l’ondata di panico che ha interessato per alcune settimane il mercato a causa della pandemia da coronavirus. Si tratta, tuttavia, di una risalita modesta rispetto alla perdita di oltre il 70% accusata dal greggio in questi mesi. Il cedimento dei prezzi (col future aprile addirittura in territorio negativo), ha affermato Shawn Driscoll, gestore del fondo T. Rowe Price Funds Sicav–Global Natural Resources Equity, è direttamente legato al crollo senza precedenti della domanda di petrolio (equivalente a circa un terzo del consumo globale).

Outlook positivo per il prossimi 12-24 mesi

Gli investitori s’interrogano “se ciò possa creare opportunità di investimento nel settore energetico o se si tratta di un arresto ciclico che impone di stare alla larga dal comparto. A nostro avviso, - sostiene Driscoll - c’è il potenziale per un potente rialzo anticiclico dei corsi del petrolio e delle azioni del settore energia, che potrebbe durare 12-24 mesi”. Tuttavia, aggiunge, “il nostro outlook a lungo termine per il greggio e il settore energetico è meno positivo” perché i miglioramenti della produttività, grazie all'automazione e alle migliori tecniche di gestione dei giacimenti di scisto Usa, dovrebbero rendere la produzione più facile e meno costosa “lasciando probabilmente il petrolio intrappolato in un mercato ‘orso’”, ovvero ribassista.

Il Wti indicato a 45-50 dollari entro il 2021

I prezzi del petrolio negativi indicano, secondo l’esperto, la necessità per l'industria di intraprendere azioni incisive per allineare l'offerta alla domanda. Questo orientamento già lo si avverte nel calo del surplus produttivo e nella risalita del mercato, cui è legata anche la contestuale discesa degli stock strategici iniziata con la fine del lockdown. Una combinazione che, secondo Driscoll, dovrebbe spingere il Wti verso i 45-50 dollari al barile entro il prossimo anno. 

Ci sono le condizioni per un processo di consolidamento

Con il settore dell'energia in subbuglio, dopo che i prezzi del petrolio sono crollati per la seconda volta in cinque anni, è probabile che questa volta i mercati dei capitali saranno meno inclini a fornire un sostegno. Ciò d’altra parte dovrebbe portare a una maggiore disciplina nel modo in cui le società energetiche allocano il capitale. Per le società di servizi petroliferi e di esplorazione e produzione (E&P), i cui ricavi tendono a mostrare una maggiore sensibilità ai prezzi dell'energia, tutto questo dovrebbe tradursi in un mix più equilibrato di produzione e flussi di cassa. E non è detto che, sempre il gestore del fondo di T. Rowe Price, nel futuro possa “anche esserci un processo di consolidamento, con le principali compagnie petrolifere integrate che potrebbero espandere la loro presenza nello scisto americano attraverso acquisizioni strategiche nel Bacino di Permian, una zona nel Texas occidentale ricca di petrolio”. 

Selettività e bilanciamento tra breve e lungo termine

“Il nostro outlook per il settore energetico è quindi ‘ciclicamente ottimistico’ per i prossimi 12-24 mesi, ma ‘strutturalmente ribassista’ nel lungo termine” ribadisce ancora Driscoll, il quale non esclude che tra le società di servizi petroliferi ci possa essere un’ondata di fallimenti. In conclusione, secondo Driscoll, “investire con successo nel settore energetico richiede un bilanciamento tra prospettive a breve e a lungo termine e un focus sui nomi che dovrebbero garantire una leva significativa alla ripresa, senza rinunciare alla qualità. La selezione dei titoli sarà quindi fondamentale: infatti, alcune società energetiche non riusciranno a superare la crisi o si troveranno troppo indebolite per competere efficacemente”.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

petrolio lungo termine prezzi produttività coronavirus
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