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Fmi: prioritarie le riforme per rilanciare la produttività

Per l'Fmi sono fondamentali le riforme per aumentare la produttività e sfruttare il potenziale dell'IA. Queste includono il rafforzamento del libero mercato, l'apertura commerciale e la flessibilità del mercato del lavoro. Il Fondo stima il Pil italiano in crescita dello 0,7 per cento nel 2024-25.

24/04/2024
bandiera europea con paesi
Previsioni macro dell'Fmi

Il mondo ha compiuto importanti passi avanti nel mettere sotto controllo le pressioni inflative, ma l’orizzonte che ha davanti è ricco d’incognite che rischiano di vanificare gli sforzi fatti fin qui. L’attenzione, in particolare, è rivolta oggi agli sviluppi che potrebbero esserci in Medio Oriente se il conflitto dovesse allargarsi, con probabili impatti negativi sulla fiducia delle imprese, sui loro investimenti, sui consumi e sulla dinamica dei prezzi (spinti dal comparto energetico). Un quadro, come sostiene Pierre-Olivier Gourinchas, capoeconomista del Fondo Monetario Internazionale, che facilmente porterebbe a un’inversione di rotta dell’indirizzo più espansivo assunto recentemente dalle politiche monetarie. Questo concetto è stato ribadito dallo stesso direttore dell’Fmi, Kristalina Georgieva, secondo cui la priorità per le economie mondiali resta la stabilità dell’inflazione.

Libero mercato, commercio e flessibilità del lavoro

Un altro problema per la congiuntura globale è dunque la necessità di puntare sulle riforme strutturali per rilanciare la crescita. L’Fmi ritiene che le riforme siano importanti per migliorare la produttività e sfruttare la propulsione dell’intelligenza artificiale. Nel dettaglio, politiche mirate come il rafforzamento del libero mercato, l'apertura commerciale e la flessibilità del mercato del lavoro, potrebbero contribuire a un aumento di circa 1,2 punti percentuali alla crescita globale entro il 2030. Sarebbe uno spunto importante, visto che il potenziale mondiale è sceso costantemente dalla crisi del 2008-09. E senza interventi sulle riforme è improbabile che recuperi i ritmi visti in passato. Gli esperti del Fondo stimano infatti che il Pil mondiale rallenterà a poco più del 3% entro il 2029, con un calo di circa un punto percentuale sotto la media pre-Covid entro la fine del decennio.

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Dall’IA +0,8 punti alla crescita globale

Gli ostacoli, comunque, non finiscono qui. La combinazione tra la bassa crescita economica e gli elevati livelli raggiunti dai tassi d’interesse rappresenta – secondo l’Fmi - una minaccia per la sostenibilità del debito e, ancora di più, per la capacità dei singoli Paesi di essere reattivi davanti a eventuali frenate della crescita, così come di investire maggiormente in benessere sociale o ambientale. Per contrastare questa dinamica avversa gli esperti suggeriscono di agire sul mercato del lavoro, anticipando politiche che affrontino il problema della carenza di manodopera causata dall'invecchiamento della popolazione in alcuni tra i maggiori Paesi. A questo proposito appare fondamentale l’adozione appieno dell’IA sulla forza lavoro che – assieme alle riforme strutturali - potrebbe contribuire, secondo gli esperti del Fondo, fino a 0,8 punti percentuali alla crescita globale.

Pil Italia, +0,7% nel 2024 e nel 2025

L’Fmi, nel suo report ha inserito le stime dell’economia mondiale. Per l’Italia conferma la crescita indicata in precedenza per il 2024 (0,7%), mentre quella per il 2025 l’ha corretta (sempre a 0,7%) dall’1,1%. Sono valori lievemente più bassi di quelli messi in conto dal Governo. Per la Francia prevede una crescita analoga nel 2024 (+0,7%), ma doppia nel 2025 (+1,4%), mentre per la Spagna stima una crescita più significativa: +1,9% quest’anno e +2,1% nel prossimo. Per contro, la Germania affronta ancora difficoltà, con una modesta crescita dello 0,2% nel 2024 (dopo -0,3% nel 2023), ma con una prospettiva di ripresa all'1,3% nel 2025. Per quanto riguarda l'inflazione, il Fondo stima un calo dal 5,9% del 2023 all'1,7% nel 2024, con un successivo aumento al 2% nel 2025. Nel frattempo, prevede un lieve rialzo della disoccupazione, dal 7,7% dell'anno scorso al 7,8% quest’anno e all'8% previsto per il 2025.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

fmi produttività riforme
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