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Schroders: le scomode verità sui rendimenti

Le aspettative degli investitori ottimisti spesso non coincidono con la realtà, secondo Shroders. Ad esempio, quando si decide per strumenti a basso rischio o conti correnti, i rendimenti che si ottengono non sono abbastanza alti da far crescere il patrimonio.

15/11/2019
pile di monete e grafici percentuali
Investimenti e rendimenti

Gli investitori sono per natura ottimisti per quanto riguarda le loro aspettative circa la resa dei risparmi e degli investimenti. Esserlo troppo però ha i suoi lati negativi perchè in molti, nello scegliere gli strumenti da mettere in portafoglio, adottano un approccio “bicchiere mezzo pieno” in riferimento ai rendimenti futuri: aspettative che spesso non coincidono con la realtà. “La verità – secondo Rupert Ricker, head of income Solution di Schroders - è che viviamo in un mondo in cui i tassi di interesse bassi e gli anni di programmi d’acquisto delle Banche centrali hanno portato i rendimenti a livelli minimi”. Ciò significa, spiega, che quando decidiamo di ‘mettere’ i soldi in strumenti a basso rischio o nei conti correnti, che hanno aiutato la generazione precedente alla nostra a risparmiare per la pensione, i rendimenti che otteniamo non sono abbastanza alti da far crescere il nostro patrimonio. E sembra improbabile che questa situazione cambierà nel breve periodo, anche alla luce della direzione che hanno assunto le Banche centrali. Dopo avere iniziato a stringere le redini del credito (come la Fed), hanno infatti deciso non solo di tornare sui loro passi ma, in generale, hanno avviato una nuova fase ribassista del costo del denaro.

Gli investitori hanno la memoria corta

Tuttavia, secondo quanto emerso dallo studio annuale Schroders Global Investor Study 2019, che ha coinvolto circa 30mila persone in tutto il mondo, sembra che l’ottimismo irrazionale sia in crescita. Oggi, ha evidenziato Ricker – “le aspettative medie per i rendimenti annuali nei prossimi 5 anni sono al 10,7%, quasi un punto percentuale in più rispetto a quanto emerso nell’edizione del 2018. Tale ottimismo è riscontrabile in tutto il mondo: gli investitori nelle Americhe si aspettano rendimenti annuali del 12,4%, in Asia dell’11,5% e in Europa del 9%”. Si dice spesso che gli investitori abbiano la memoria corta, come conferma anche lo studio targato Schroders. Nello specifico, investitori e risparmiatori sembrano in grado di tornare indietro con la memoria solo fino agli anni ’70, ’80 e ’90, quando tassi e rendimenti obbligazionari erano molto diversi rispetto ad ora. In tali fasi, per esempio, investendo nei bond governativi britannici si sarebbe potuto ottenere un rendimento del 15%, senza rischi. “Questi rendimenti a doppia cifra sono rimasti impressi nelle nostre memorie” afferma al riguardo l’analista, secondo cui però “rappresentano un’eccezione e non la regola. Considerando un periodo storico più ampio, i rendimenti obbligazionari sono rimasti vicini al livello dove si trovano ora". La prima scomoda verità è quindi che i tassi di interesse elevati sono stati un’anomalia storica e quindi non torneranno sulla scena nel breve periodo.

Rallentamento economico e invecchiamento popolazione

Secondo Ricker ci sono anche altri elementi che supportano l’idea che i rendimenti che oggi gli investitori si aspettano saranno difficili da ottenere. In primo luogo, a fare la differenza col passato, c’è il fatto che la forza lavoro a livello globale sta diminuendo, a causa di tassi di fertilità in declino: una dinamica che contribuirà al rallentamento della crescita economica (il cui tasso atteso per il prossimo decennio è inferiore a quanto sperimentato dal 1996 a oggi). In sintonia dovrebbe rallentare anche la crescita della produttività anche nei mercati emergenti. In secondo luogo c’è l’invecchiamento della popolazione, destinato a pesare sulle finanze pubbliche in tutto il mondo e che moltiplicherà gli effetti di una minore crescita. Infine, ci si aspetta che l’inflazione, che potrebbe guidare i rendimenti, resterà ferma a causa di una domanda in diminuzione e dell’impatto deflazionistiche delle nuove tecnologie.

Il consiglio: investire di più e prima

“Il risultato di tutto ciò sarà – secondo la valutazione dell’analista - un contesto di rendimenti e tassi di interesse bassi, con una netta distanza rispetto al 10,7% che gli investitori si aspettano. Avere quindi aspettative irrealistiche non è di beneficio per nessuno, soprattutto in questo momento, in cui molti di noi si trovano a dover organizzare un piano finanziario in vista della pensione. Il primo passo è accettare il fatto che siamo entrati in un contesto a basso ‘income’. Un altro step è quello di investire di più e prima. Il miracolo del reddito composto garantirà la possibilità di ottenere maggiori rendimenti sul lungo termine. Iniziare a risparmiare prima farà la differenza”.

Infine, un’altra soluzione è di aumentare il livello di rischio che ci si assume. Naturalmente, conclude, "i titoli a rischio più elevato possono generare rendimenti maggiori, ma è necessario essere a proprio agio con tale rischio ed essere consapevoli della potenziale volatilità che ne potrebbe derivare. In un contesto di bassi rendimenti, i gestori attivi esperti possono fare la differenza. È fondamentale scegliere il fondo più adatto alle proprie esigenze. Solo allora il bicchiere potrà essere mezzo pieno, o anche di più”.

A cura di: Fernando Mancini

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