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Italia: crescita più lenta nel prossimo triennio

La crescita italiana è attesa in rallentamento, per l’aumento dei tassi d’interesse e il costo delle materie prime. Sono previsti consumi contenuti e una forte contrazione degli investimenti. L’inflazione è attesa al 6,1 per cento per quest’anno e al 2 per cento nel 2025.

29/06/2023
sede della banca d'italia
Previsioni economiche per il triennio 2023-25

La crescita economica dell’Italia nei prossimi anni è destinata a rallentare progressivamente, a causa degli effetti ritardati dei recenti rialzi dei tassi e dell’incertezza di fondo che circonda il quadro inflativo e l’approvvigionamento delle materie prime. È quanto emerge dalle proiezioni per il triennio 2023-25, elaborate dalla Banca d'Italia. Lo scenario disegnato da Palazzo Koch, in particolare, presume che le tensioni legate alla guerra in Ucraina non causino ulteriori problemi sul fronte delle commodity e, di riflesso, che i loro prezzi rimangano pressoché stabili nel periodo considerato, nettamente inferiori a quelli visti nel 2022.

+1,3% il Pil quest’anno

Nel dettaglio, il Pil, dopo la sorprendente ripresa vista nel primo trimestre di quest’anno (+0,6%), si espanderebbe in misura contenuta nel resto del triennio, frenato dal peggioramento delle condizioni di finanziamento. In media annua, secondo le nuove stime, il prodotto interno lordo aumenterebbe dell'1,3% nel 2023, dell'1% nel 2024 e dell'1,1% nel 2025. Rispetto alle stime dello scorso gennaio, la crescita è stata corretta al rialzo per il 2023, grazie al ritmo migliore delle attese dei primi tre mesi, e in ribasso per il 2024-25, soprattutto – come accennato - per il forte deterioramento registrato dal mercato del credito.

Dinamica più contenuta per i consumi

I consumi delle famiglie, dopo la caduta registrata alla fine del 2022, si espanderebbero in misura più contenuta: +1,3% quest’anno (+0,6% le stime di gennaio), +1% nel prossimo (+1,2%) e +1,1% nel 2025 (+1,2%), seguendo ritmi simili a quelli del Pil. Invece, per gli investimenti è prevista una drastica caduta rispetto al +9,7% del 2022, ostacolati nel settore privato dall'aumento dei costi di finanziamento e dalle condizioni più rigide per l'accesso al credito: +3% nel 2023 (-1% a gennaio), zero nel 2024 (+0,4%) e +0,9% nel 2025 (+1%). Al contrario, si attende un impulso positivo dalla componente pubblica degli investimenti, grazie al PNRR.

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Ancora sostenuta, quest’anno, la spesa nelle costruzioni

Per contro, c’è un orizzonte ancora positivo per la spesa per la costruzione di abitazioni, che continuerebbe ad aumentare ma solo per quest’anno, beneficiando di alcune misure di sostegno residuale al settore, per poi stagnare nel biennio successivo. Le esportazioni si espanderebbero a tassi contenuti nel triennio, in linea con la domanda estera. L’import crescerà a un ritmo inferiore, a causa della debolezza della domanda di investimenti in beni strumentali, caratterizzati da un elevato contenuto di prodotti importati. Il contributo della domanda estera netta alla crescita del Pil rimarrebbe positivo nel triennio considerato.

Mercato del lavoro sempre tonico

Nel mercato del lavoro, il numero di ore lavorate, che è aumentato significativamente nel primo trimestre di quest’anno, continuerà a crescere nel resto del triennio, anche se a un ritmo inferiore rispetto al Pil: +2% nel 2023, +0,5% nel 2024 e +0,5% anche nel 2025. In particolare, il numero di occupati aumenterebbe in misura più contenuta (+1,4%, +0,3% e +0,3%), mentre il tasso di disoccupazione scenderebbe leggermente, raggiungendo circa il 7,5% nel 2025 (8,1% del 2022). Per il 2023 e 2024 è previsto un tasso del 7,7%, in netto miglioramento dall’8,2% e 7,9% indicato (rispettivamente) nel report pubblicato lo scorso gennaio.

Ampia discesa per l’inflazione, commodity permettendo

L'inflazione si attesterebbe al 6,1% quest'anno, al 2,3% nel 2023 e al 2% nel 2025. La discesa rifletterebbe soprattutto la riduzione dei prezzi delle commodity, che ridurrebbe il contributo delle componenti più volatili. L'inflazione di base rimarrebbe invece elevata quest'anno, ma diminuirebbe nei due anni successivi, grazie alla graduale trasmissione dei minori costi dell'energia. Rispetto alle stime di gennaio, l'inflazione al consumo è stata rivista in calo per quest'anno e il prossimo di circa lo 0,3%, principalmente a causa della più rapida diminuzione dei prezzi dell'energia rispetto a quanto inizialmente previsto.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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