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I colossi dell’auto alle prese con la Trumpeconomics

11/01/2017

Con l’avvio del nuovo anno il settore dell’automotive torna sotto esame. Questa volta non è per uno scandalo di cui si è reso protagonista uno dei big player del mercato mondiale ma per le ‘scelte obbligate’ che alcune aziende si troveranno a fare a causa della minaccia di nuovi dazi ipotizzata dal neo presidente Usa Donald Trump per tutti i fabbricanti Usa che continueranno a mantenere (o incrementeranno) la propria produzione al di là dei confini nazionali.

La settimana scorsa è stata Ford a fare retromarcia sul piano di investimenti in Messico. Fiat Chrysler ha già annunciato che investirà negli Usa circa 1.000 milioni di dollari ed ha ricevuto il ringraziamento da parte di Trump via Twitter. Ora tutti gli osservatori sono in attesa delle prossime mosse di Volkswagen. La casa automobilistica tedesca è quella che detiene la quota di mercato più alta negli Usa in rapporto alla produzione diretta sul territorio nordamericano.

I problemi che l’industria automobilistica sarà chiamata ad affrontare nel corso del 2017 non si limitano solo al protezionismo di Trump. Un report di recente pubblicazione curato dal team di JP Morgan, elencava una serie di sfide per il settore. La volatilità del mercato, l’ascesa dei prezzi delle materie prime e i cambiamenti in corso nella tecnologia (accelerazione delle vendite di auto elettriche e ibride), sono fattori di rischio per i conti dei big del settore. Nel report si ipotizza anche il rischio derivante dal calo delle vendite in Cina e negli Stati Uniti e uno stop ai progressi fatti dalle vendite in Europa. Questo scenario di riferimento giustifica l’assunzione di un atteggiamento prudente sui titoli automotive per il 2017.

L’eventuale contrazione delle vendite in Cina e negli Usa condizionerà l’intero mercato planetario dell’auto perché i due paesi assorbono il 55% delle vendite totali. La situazione è migliore nel Vecchio Continente: le vendite dovrebbero sperimentare una crescita dell’1% grazie alla spinta proveniente da Spagna e Italia, che sono i due paesi dell’eurozona dove la flotta è più datata e necessita un rinnovo in tempi non lunghi. Il mercato italiano dovrebbe registrare un incremento annuo delle vendite prossimo al 5% e quello spagnolo di circa il 3%.

Nell’universo dei paesi emergenti, le aree che potrebbero crescere più velocemente sono l’America Latina e la Russia, In Sudamerica i numeri dipenderanno dall’andamento della ripresa dell’economia brasiliana. In Russia, la variabile chiave è la quotazione del barile di petrolio che, in caso di ulteriore recupero, potrebbe dare nuova linfa ai consumi domestici.

La debolezza della domanda globale comporterà un restringimento dei margini a disposizione degli automakers per aumentare i prezzi. Il dato è negativo per le prospettive delle quotazioni azionarie del settore perché le stesse società potrebbero trovarsi a fare i conti con un incremento dei costi di produzione imputabile al trend crescente dei prezzi delle materie prime.

A supporto delle potenziali rivalutazioni dei titoli azionari troviamo invece i livelli registrati dal ratio P/e. Quasi tutte le società presentano un ratio inferiore alla media del mercato. Per la maggior parte delle compagnie europee, il valore di tale ratio si posiziona all’interno del range 5-8. La più conveniente in termini di P/e è Fiat Chrysler.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

protezionismo materie prime ratio vendite automotive
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