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T. Rowe Price: Brexit, le questioni e le opportunità

Nel breve le prospettive economiche del Regno Unito dipenderanno dai costi di aggiustamento legati alla Brexit e dall’evoluzione della pandemia. Sul lungo, secondo un’analisi di T. Rowe Price, saranno condizionate dalle frizioni commerciali e, in particolare, dalla fornitura dei servizi.

09/02/2021
Automobilina con la bandiera del Regno Unito che se ne va dall'Europa
T. Rowe Price: Brexit, le questioni e le opportunità

La Gran Bretagna è fuori dall’Unione europea dal primo gennaio di quest’anno: dopo estenuanti trattative ha trovato un accordo con Bruxelles che, sulla carta, fa chiarezza su alcune aree commerciali, anche se restano alcune incertezze su quello che la Brexit implicherà nella pratica. Gli analisti si interrogano ora su quali sono le questioni che rimangono ancora aperte e quali le opportunità che possono venire incontro agli investitori in questa situazione del tutto nuova per i mercati finanziari. Gli esperti di T. Rowe Price hanno cercato di mettere a fuoco gli scenari di breve e lungo termine che potrebbero caratterizzare il Regno.

I dubbi su costi di aggiustamento ed evoluzione pandemia

Nel breve termine le prospettive economiche d’Oltremanica dipenderanno sia dai costi di aggiustamento, sia dall’evoluzione della pandemia. Sebbene l’aumento delle scorte, i limitati scambi determinati dal Covid-19 e i controlli meno stringenti da parte della UK Border Force mitigheranno la disruption, è probabile – secondo gli esperti - che l’impatto sulla produzione diverrà evidente già nel primo trimestre di quest’anno. Ciò probabilmente peserà sui rendimenti dei Gilt e sulla sterlina. Ma l’attenzione degli investitori, soprattutto in questo momento, dovrebbe rimanere concentrata sul rischio pandemia da coronavirus.

Da non trascurare il vantaggio di Londra nelle vaccinazioni

Non bisogna infatti dimenticare che il Regno Unito, al momento, sta vaccinando la popolazione a un ritmo molto maggiore rispetto a quanto avviene nell’Eurozona. Se Londra avrà sufficiente margine per poter iniziare ad allentare le restrizioni 3-4 settimane prima dell’UE, ciò probabilmente rafforzerà la moneta di Sua Maestà rispetto al dollaro e porterà a un aumento del rendimento dei Gilt entro la prossima primavera. Lo scenario che andrà a questo punto a comporsi spingerà gli investitori a guardare con maggiore attenzione agli asset più rischiosi. I fari dovrebbero quindi essere orientati alle performance societarie e ai dati economici.

Autonomia normativa per controbilanciare le frizioni commerciali

L’uscita del Regno Unito dall’UE rappresenta un notevole cambio di regime e per questo ci vorrà tempo prima che il nuovo equilibrio economico venga raggiunto. Le frizioni commerciali probabilmente avranno effetti negativi di medio termine sul Pil, ma Londra potrebbe controbilanciarli se sfrutterà la nuova libertà normativa in modo intelligente. Sono tre, secondo l’analisi di T. Rowe Price, le vie possibili. In primo luogo il Regno Unito potrebbe deregolamentare alcune parti dell’economia che non sono coperte dall’accordo, come i servizi finanziari. Per esempio, il Governo potrebbe eliminare il limite dei bonus bancari dell’Ue. La seconda opzione sarebbe quella di ridurre l’implementazione britannica della normativa Ue allo standard europeo. Ciò aumenterebbe la competitività senza innescare alcun dazio in risposta. Infine, Londra potrebbe usare il momentum politico legato alla Brexit per spingere una riforma economica in ambiti non legati all’intesa con Bruxelles, come il sistema di pianificazione edilizia.

Le riforme economiche si sentiranno tra 2-3 anni

Gli effetti di più lungo termine della Brexit e delle riforme economiche sul Pil britannico sono incerti. L’impatto delle frizioni commerciali dipenderà da fattori importanti, che devono ancora essere risolti, come il nuovo framework per la fornitura di servizi finanziari nell’Ue. Allo stesso modo, l’impatto delle riforme sulla crescita della produttività dipenderà molto dalla loro portata e accettazione politica. Le frizioni commerciali peseranno sul Pil anche quando la pandemia sarà finita. D’altra parte, se il Governo sfrutterà al meglio l’autonomia normativa e utilizzerà il momentum politico per implementare riforme nei settori non legati alla Brexit, gli effetti positivi sul Pil potrebbero essere significativi e visibili nell’arco di 2-3 anni. Se ci saranno segnali che questo sarà il percorso intrapreso da Londra, ciò porterà probabilmente ad una curva dei rendimenti più ripida per i Gilt e a un rafforzamento della sterlina sull’euro.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

regno unito brexit londra rowe
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