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Fisco: nel 2022 la pressione fa record

In Italia la pressione fiscale tocca il record del 43,8 per cento, che pone il Paese al quinto posto in Europa, a causa principalmente dell’inflazione, della ripresa economica e della fine delle proroghe concesse durante la pandemia. In Irlanda c’è la mano del fisco più leggera: 21,7 per cento.

21/11/2022
primo piano di computer con modello 730 da compilare
Picco record per la pressione fiscale in Italia

La morsa del fisco non molla le famiglie e le imprese. Quest’anno la pressione fiscale nel nostro Paese (considerando il rapporto tra entrate fiscali e Pil) raggiunge un nuovo massimo storico: il 43,8 per cento. È quanto ha calcolato l’Ufficio studi della CGIA, segnalando che il nuovo record storico non riflette comunque un aumento della tassazione, ma deriva dall’interazione di tre aspetti congiunturali distanti:

  • il forte aumento dell’inflazione, che ha fatto salire le imposte indirette;
  • il miglioramento economico e occupazionale visto nella prima parte dell’anno, che ha favorito la crescita delle imposte dirette;
  • la cancellazione di molte proroghe e sospensioni dei versamenti tributari, che erano state introdotte nel biennio 2020-2021.

L’assegno unico ha aumentato il gettito

C’è inoltre da rilevare che da marzo le famiglie percepiscono l’assegno unico, che ha sostituito le vecchie detrazioni per i figli a carico. Tale misura (a parità di condizioni) ha avuto un evidente impatto sul calcolo della pressione fiscale. Infatti, spiegano gli esperti, se da un lato le detrazioni riducevano l’IRPEF da versare al fisco, dall’altra parte la loro abolizione ha aumentato il gettito fiscale complessivo annuo di circa 8,2 miliardi di euro. In termini assoluti, la CGIA segnala che secondo i dati resi noti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (gennaio-settembre 2022), le entrate erariali, rispetto allo stesso periodo del 2021, sono cresciute di 37 miliardi: di cui 5,5 miliardi di Irpef, 8,9 miliardi di Ires e 17,8 miliardi di IVA.

La tripla lettura del peso del fisco

Con l’introduzione del bonus Renzi, dal 2014 la pressione fiscale in Italia presenta una ‘tripla’ lettura: quella al netto degli sgravi fiscali (che nel 2022 ha raggiunto il 41,9% del Pil) e quella ufficiale che, sempre quest’anno, ha aggiornato il suo picco. Con la terza versione s’intende quella reale, che si ottiene depurando dal Pil la quota riconducibile all’economia non osservata che, per sua natura, non produce gettito. Ricordando le modalità di calcolo della pressione fiscale, se quest’ultimo termine diminuisce (perché si sottrae la quota riconducibile al sommerso), il risultato finale di riflesso aumenta. Per l’anno in corso, secondo gli esperti, la pressione fiscale reale in capo ai contribuenti fedeli al fisco si avvicina infatti ormai al 50%.

L’Italia al quinto posto. In Irlanda il peso più basso: 21,7%

Il paragone della realtà italiana con gli altri partner europei non ci vede particolarmente sfavoriti sulla base di dati omogenei, ovvero sulla base della pressione fiscale ufficiale (considerato che le regole impongono di registrare come maggiore spesa e non come minore entrata molti sgravi fiscali e sovvenzioni, come ad esempio l’assegno unico per i figli a carico, sono uguali in tutta l’Ue). Il nostro Paese, stando ai dati riferiti al 2021, con il 42,3% si piazza infatti al quinto posto. Solo Danimarca (49% del Pil), Francia (47%), Belgio (45,4%) e Austria (43,6%) presentano un carico fiscale. Va meglio, per esempio, in Germania dove il carico si ferma al 42,3%, in Spagna (38,8%) e in Irlanda che, con il 21,7%, registra il livello più basso di tutta l’Ue.

La burocrazia chiede un mese per pagare le tasse

Ma, oltre ad avere un peso fiscale tra i più elevati d’Europa, l’Italia vanta un altro triste primato: è il Paese dove pagare le tasse è anche più difficile, in particolar modo per le aziende. La burocrazia fiscale, infatti, ha dimensioni impressionanti. Secondo i più recenti dati della Banca Mondiale, le imprese italiane, come i colleghi portoghesi, perdono 30 giorni l’anno (pari a 238 ore) per raccogliere tutte le informazioni necessarie per calcolare le imposte dovute. In Francia per espletare tali incombenze occorrono solo 17 giorni (139 ore), in Spagna 18 (143 ore) e in Germania 27 (218 ore), mentre la media nell’Eurozona è di 18 giorni (147 ore). I dati si riferiscono a una media impresa (società S.r.l.) al secondo anno di vita e con circa 60 addetti.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

fisco cgia pressione fiscale
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