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Tassi: nel 2024 non più di due o tre tagli da Fed e Bce

Le aspettative d’inflazione a medio e lungo termine rimangono sul tappeto. Questo aspetto limiterà nel 2024 a due o tre i tagli dei tassi della Fed e della Bce. Anche perché i prezzi dei servizi rimangono forti e la deflazione dei beni potrebbe non essere sostenibile nel lungo periodo.

16/02/2024
Sede centrale della Bce con il logo dell'euro in primo piano
Possibili tagli dei tassi di Bce e Fed nel 2024

Chi si aspetta quest’anno una lunga serie di tagli dei tassi di interesse, da parte sia della Fed sia della Bce, rimarrà deluso. Al massimo, secondo Álvaro Sanmartín, chief economist di Amchor IS, ne potremmo vedere due o tre su entrambe le sponde dell’Atlantico. La preoccupazione per una riduzione del costo del denaro troppo brusca è, in sintesi, quella di assistere a un acceso ritorno dell’inflazione e vanificare così gli sforzi che le due Banche centrali hanno compiuto da un anno a questa parte per riportare sotto controllo l’andamento dei prezzi. L’attenzione è rivolta in primo luogo agli Stati Uniti dove, secondo l’economista, anche se l'inflazione nei prossimi mesi dovesse continuare a scendere, la Fed si limiterebbe quest’anno ad abbassare i tassi non più di due o tre volte.

I fattori condizionanti alla limatura della Fed

A sostegno di questa tesi Sanmartín porta quattro fattori. Il primo è che l'economia continua a mostrare una crescita molto dinamica, il che potrebbe significare che la politica monetaria non è così restrittiva come potrebbe sembrare. Il secondo è che questa forte crescita si verifica in un contesto di disoccupazione molto bassa, il che aumenta il rischio che una domanda robusta possa tradursi in una ripresa delle pressioni sui prezzi. Il terzo è che un'eventuale ripresa dell'inflazione potrebbe disancorare le aspettative di prezzo dei consumatori e delle imprese. In quarto luogo, infine, non è del tutto corretto affermare che il forte calo dell'inflazione degli ultimi mesi si traduce automaticamente in tassi reali significativamente più elevati e quindi in una politica monetaria sempre più restrittiva.

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Le incognite del mercato del lavoro e dei prezzi dei servizi

Infatti, spiega l’esperto, dato che le aspettative di inflazione a medio e lungo termine sono rimaste ben ancorate, i tassi reali ex ante (calcolati come tasso nominale meno inflazione attesa) non stanno affatto mostrando lo stesso comportamento dei tassi ex post (calcolati sulla base dell'inflazione passata). Allo stesso tempo, non va dimenticato che le condizioni finanziarie dipendono anche da altre variabili come il premio per il rischio azionario o gli spread di credito. Se si tiene conto di questi elementi, negli ultimi mesi si è visto un notevole allentamento delle condizioni finanziarie. Inoltre, aggiunge, non dobbiamo perdere di vista il fatto che i prezzi dei servizi sono ancora piuttosto forti e che il forte calo dell'inflazione di fondo è dovuto soprattutto alla deflazione dei beni che potrebbe non essere sostenibile. A questo proposito, bisogna riconoscere che, se è vero che la produttività ha chiaramente accelerato nel 2023, è anche vero che i salari continuano a crescere in modo abbastanza dinamico.

La buona tenuta dell’economia dell’Eurozona

Per quanto riguarda l’Eurozona, secondo Sanmartín diversi fattori inducono a scommettere su una ripresa della crescita economica nell'area. Da un lato, i consumi privati godranno di una spinta non trascurabile: salari in crescita nettamente superiore all'inflazione, livelli di disoccupazione molto bassi in termini storici, situazione di bilancio molto sana da parte delle famiglie. Dall’altro, la fine del processo di aggiustamento al ribasso delle scorte nell'industria potrebbe diventare, prima o poi, un vento favorevole per un settore che è stato molto depresso per tutto il 2023. Allo stesso tempo, aggiunge, dal punto di vista della politica economica, i tassi reali rimangono a livelli moderati e, pertanto, non dovrebbero rappresentare un ostacolo insormontabile per lo sviluppo economico dell'Eurozona quest'anno. Alla luce di un contesto di crescita sana, salari dinamici e calo graduale dell'inflazione, l’economista ritiene che la Bce sceglierà di non ridurre i tassi più di due o tre volte nel 2024.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

tassi fed bce
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