- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
BCE: volta pagina, prepara una nuova stretta monetaria
L’inflazione potrebbe scendere verso l’1,7 per cento nel 2026 grazie a petrolio più basso ed euro più forte. Tuttavia, il mix di crescita in accelerazione e servizi costosi potrebbe riportare pressioni. Questo insieme di elementi spinge la BCE a prepararsi a nuovi rialzi dei tassi dal 2027.
L’economia dell’Eurozona vive una fase sorprendentemente positiva: nonostante le incertezze globali (dazi e tensioni politiche) la sua crescita continua, infatti, a superare le aspettative. Questo ritmo, stando alle previsioni di Schroders, sarà sostenuto anche nei prossimi anni da politiche fiscali favorevoli, da investimenti pubblici in aumento e da condizioni finanziarie che rimangono vantaggiose. Sulla base di questo scenario, completato da un’economia più dinamica e da un’inflazione che mostra segnali di risalita, la BCE - secondo Irene Lauro, economista per l’Eurozona di Schroders -, si prepara a intervenire: dal 2027 potrebbero infatti partire nuovi rialzi dei tassi, fino a portarli al 2,5%.
Per maggiori informazioni sulle previsioni dei tassi BCE e l'impatto sui mutui è possibile consultare la news dedicata su MutuiOnline.it.
Crescita più forte del previsto: PIL verso l’1,4% nel 2025
Nei primi tre trimestri, il Pil dell’area è andato meglio del previsto, spingendo gli analisti a rivedere al rialzo le stime per l’intero 2025: dall’1,3% all’1,4%. A trainare la crescita sono soprattutto i servizi, in particolare la vivacità del turismo, la ripresa dei consumi e il grande impulso delle attività digitali. Allo stesso tempo, molte imprese accelerano gli investimenti in high tech, spinti dalla trasformazione digitale che ormai la BCE ritiene strutturale. Il manifatturiero resta invece in difficoltà, frenato dai dazi e dall’incertezza negli scambi internazionali. Ma su questa componente ci sono incoraggianti segnali: gli indicatori anticipatori suggeriscono che una ripresa potrebbe essere vicina.
Elemento economico chiave: gli investimenti della Germania
Questo quadro, secondo Lauro, riduce i rischi al ribasso e permette di guardare ai prossimi anni con più fiducia. Le stime di Schroders restano più ottimistiche rispetto al consenso generale: la crescita dovrebbe accelerare all’1,7% nel 2026 e al 2,1% nel 2027, sostenuta da un mix potente di politiche monetarie e fiscali espansive. Fattore chiave sarà il nuovo ciclo di investimenti tedeschi, soprattutto nella difesa. L’aumento degli ordini favorisce i fornitori europei e trattiene all’interno dell’area gran parte della spesa pubblica, evitando maggiore import dagli Usa. Anche gli investimenti infrastrutturali tedeschi in arrivo dalla fine del 2025 daranno una spinta rilevante. Ma, la loro efficacia sarà pienamente visibile nel 2026 inoltrato, a causa di iter burocratici ancora lenti e problemi di capacità produttiva.
Francia: la tensione politica rientra, ma restano nodi fiscali
Sul fronte politico, è ormai alle spalle il rischio più evidente legato alla situazione francese. La crisi sembra rientrata, con il primo ministro Lecornu che ha superato il voto di sfiducia grazie al supporto dei socialisti, con il Governo che ha potuto presentare il bilancio per il 2026. Tale sostegno, osserva l’economista, avrà però un prezzo politico: la riforma delle pensioni verrà sospesa fino al 2027. Se nel breve periodo l’impatto sui conti pubblici sarà limitato, sul lungo andare questo rinvio potrebbe appesantire la tenuta fiscale del Paese. Nonostante questa prospettiva, i mercati finanziari hanno reagito positivamente, soprattutto perché lo scenario di elezioni anticipate, molto temuto, è stato evitato.
La concorrenza cinese resta una minaccia
Uno dei pericoli più rilevanti per la ripresa economica europea è infatti il forte afflusso di prodotti cinesi venduti a prezzi stracciati. La Commissione Ue segnala che, dopo aver eluso i dazi imposti dagli Usa tramite rotte alternative, parte dell’export cinese si sta ora dirigendo verso l’Europa. I settori più colpiti sono quello tessile e quello dei macchinari industriali. Bruxelles ha già introdotto misure antidumping, ma l’ondata di prodotti a basso prezzo potrebbe continuare a mettere sotto pressione i produttori europei, rallentando la ripresa del manifatturiero.
Inflazione: stabile nel 2026, ma con rischi di risalita
Schroders stima per il 2026 un’inflazione vicina al target. Il calo del prezzo del petrolio e il rialzo dell’euro dovrebbero far scendere l’inflazione dall’attuale 2% a circa 1,7% nel 2026. Su questo fronte però non è tutto tranquillo: emergono segnali che potrebbero spingere nuovamente i prezzi. L’accelerazione della crescita, le supply chain più frammentate e un’inflazione dei servizi ancora ostinata potrebbero generare nuove pressioni. Ed è proprio questo scenario che ha spinto la BCE – già in ottobre - a cambiare atteggiamento, mostrando un orientamento più restrittivo. Lauro prevede che, col ritorno di una crescita economica vivace e un’inflazione più sostenuta, l’Eurotower possa quindi intervenire con due rialzi dei tassi a partire dalla metà del 2027.
Parole chiave:
Articoli correlati