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Turismo: settore vitale per l’economia mondiale

Il turismo è stato pesantemente colpito dalla pandemia e poichè questo colpo si riflette anche sull'economia di tanti altri settori, rivestendo il settore turistico un ruolo importante nell'economia globale, la sua condizione è un grande freno per le potenzialità della ripresa.

18/06/2020
macchina pronta per le vacanze
Crisi del turismo

Il comparto del turismo è stato tra i più colpiti dalla pandemia da coronavirus e per questo, e anche perché ha un ampio indotto in moltissimi settori dell’economia (dalla ristorazione al benessere, dai viaggi alla cultura, agli alberghi per fare solo alcuni esempi), la sua condizione rappresenta una pesante zavorra per le potenzialità della ripresa. Alcuni numeri dell’Organizzazione mondiale del Turismo (Omt) aiutano a capire l’importanza che riveste per la congiuntura globale: il settore nel 2018 ha contribuito al Pil mondiale per il 10,4% nel 2018 e con le restrizioni attuali sta affrontando un periodo molto complesso.

L’OMT stima un crollo dei viaggi turistici nel 2020

Alcuni scenari ipotizzati dall’OMT prevedono un declino nei viaggi turistici internazionali compreso tra il 58% e il 78% nel 2020. Un esito simile metterebbe a rischio tra i 100 e i 120 milioni di posti di lavoro nell’intero comparto, trattandosi di uno dei segmenti a maggiore intensità di manodopera nell’economia globale. Il conto più salato, secondo James Reilly, economista di Schroders, sarà pagato da quelle economie che sono strettamente legate a questo capitolo di spesa, come sono sicuramente la Spagna e l’Italia. L’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT) analizza i dati sulla “percentuale di ospiti internazionali in tutti gli esercizi commerciali” per stimare il contributo del turismo internazionale al turismo nella sua totalità in un Paese specifico. Tale metrica varia dal 98% in Liechtenstein e Monaco, per esempio, all’11% in Australia.

Pagheranno soprattutto i Paesi legati al turismo internazionale

“Combinando questa misura con il contributo totale del turismo al Pil, possiamo stimare – spiega Reilly - l’esposizione di un determinato Paese al turismo internazionale. Dato che una rapida analisi del turismo come quota del Pil e dell'occupazione totale rivela l’esistenza di una relazione molto forte tra questi due fattori, questa misura può essere vista come un buon indicatore anche per l’impatto sull’occupazione”. Secondo la tabella stilata da Schroders (su dati di Banca mondiale e OMT), il contributo di tutto il turismo all’economia italiana è pari al 13,1% (è secondo solo alla Spagna, che può vantare il 13,1%), percentuale che è del 6,4% se si considera solo il turismo internazionale (anche in questo caso seconda solo al mercato iberico, che spunta il 7,4%).

La qualità avrà un ruolo importante rispetto alla quantità

Nella tabella che correda l’analisi ci sono anche due colonne dedicate alle caratteristiche di un turista tipo. La prima ‘average receipts’ (ricevute medie) indica quanto spende un viaggiatore in un determinato Paese (valori espressi in migliaia di dollari) durante la sua vacanza (0,8 per l’Italia). “Con una maggiore enfasi sul distanziamento sociale, il focus sulla qualità rispetto alla quantità potrebbe – secondo Reilly - giocare un ruolo fondamentale. Tuttavia, nel breve termine, con il calo del numero di visitatori, i Paesi più esposti soffriranno maggiori perdite”. L’altra colonna riguarda le “average expenditure” (spesa media), che tracciano invece l’equivalente a livello di spesa per il cittadino medio di un dato Paese quando viaggia all’estero (1,1 per il turista italiano).

I rischi della stagionalità e dello stigma da Covid-19

Con soluzioni come le "travel bubbles” (bolle di viaggio), che sembrano destinate a diventare una caratteristica comune nel panorama degli spostamenti internazionali, le economie che stabiliranno questi "corridoi" con Paesi come Australia e Islanda (i primi due Paesi per spese all'estero) potrebbero, osserva l’economista, raccoglierne i frutti. Ci sono poi una serie di altri fattori che svolgono un ruolo, uno dei quali è la stagionalità del turismo in alcune economie. Paesi europei come Spagna e Italia dipendono in modo particolare dai visitatori estivi e di conseguenza le tempistiche di questa crisi non avrebbero potuto essere peggiori. Un’altra considerazione riguarda il rischio che le aree più colpite dal Covid-19 faticheranno a togliersi questo stigma e dovranno attendere più a lungo prima che i livelli di turismo tornino alla normalità.

I numeri Istat sul turismo per l’economia italiana

L’Istat ha presentato il Conto Satellite del Turismo (Cst, lo strumento che consente di valutare la dimensione economica del settore) rivelando che, relativamente al 2017, i turisti stranieri nel nostro Paese hanno speso più di 51 miliardi di euro (voce ‘inbound’, che incide per il 33,5% sul totale della spesa interna per il turismo). Quasi il 50% ha coperto alloggio e ristorazione, mentre circa il 38% ha riguardato l’acquisto di voci correlate quali shopping, carburante o trasporto pubblico locale. La componente inbound è quella che registra l’aumento più consistente rispetto al 2015 (+7,4%), anno del precedente Cst. Il turismo domestico, pari a 102 miliardi di spesa nel 2017, pari al 66,5% della spesa interna turistica. Il flusso turistico raggiunge la considerevole cifra di 700 milioni di pernottamenti presso strutture ricettive varie o in case di parenti e amici, e si distribuisce equamente tra italiani e stranieri. Le imprese che svolgono attività economiche riconducibili al turismo sono più di un milione, di cui il 90% ha fino a 4 addetti.

A cura di: Fernando Mancini

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