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Assogestioni, la fotografia di chi investe in fondi

30/05/2017

Assogestioni, l'associazione italiana del risparmio gestito che rappresenta le Sgr italiane e le società di asset management straniere operanti in Italia, ha appena pubblicato un report dal titolo “I sottoscrittori di fondi comuni italiani” redatto da Alessandro Rota Riccardo Morassut, nel quale evidenzia i più importanti trend di chi investe nei principali strumenti del risparmio gestito. Dal report emerge, ad esempio, che tra il 2002 e il 2005 il totale dei sottoscrittori dei fondi comuni italiani si è mantenuto sopra i 9 milioni, per poi ridursi gradualmente in corrispondenza della crisi scoppiata negli Usa con i mutui subprime, fino al 2012 parallelamente con l’andamento negativo della raccolta netta.

Dal 2013 la ripresa dei flussi si è accompagnata a un incremento dei sottoscrittori il cui numero complessivo a fine 2016 si è attestato a 6,6 milioni di persone.

Negli anni l’incidenza del numero dei sottoscrittori sul totale della popolazione italiana residente è passata dal picco del 17% registrato nel periodo 2002-2003 al minimo del 9% segnato nel 2012. Successivamente la ripresa delle sottoscrizioni ne ha riportato il valore all’11%.

Con riferimento alla distribuzione del patrimonio, il report evidenzia che il 10% dei soggetti sottoscrittori più ricchi detiene quasi la metà del patrimonio complessivo dell’industria dei fondi comuni, mentre metà dei sottoscrittori investe meno di 14.454 euro (patrimonio mediano) e circa 31 mila euro (valore medio) . Ma oltre il 50% dei sottoscrittori residenti al Nord investe importi superiori all’investimento mediano.

Negli ultimi anni si è assistito, inoltre, a un lento ma costante calo della proporzione degli uomini a favore delle donne, che nel 2016 rappresentano il 46% dei sottoscrittori (nel 2012 era circa il 41%), mentre l’età media dei sottoscrittori a fine 2016 si è attestata a 59 anni. Nel dettaglio, la quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% al 7%, quella degli investitori più anziani (oltre i 75 anni) è invece cresciuta passando dal 9% al 19% circa. In sintesi, il 6% delle persone di età compresa tra i 26 e i 35 anni investe in fondi, valore che sale al 10% (36-45 anni) e poi al 15% (46-55 anni) per attestarsi al 20% a partire dai 65 anni. Su tutto il periodo di rilevazione la distribuzione dei sottoscrittori nelle cinque macro aree del Paese è stabile: il 65% circa degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole.

A fine 2016 i livelli di partecipazione regionale più alti si registrano in Emilia-Romagna (17,5%), Lombardia (16,4%) e Piemonte (15,6%); questi valori calano a mano a mano che ci si sposta verso Sud. In ogni caso, la partecipazione su scala regionale risulta correlata con il livello di penetrazione dei canali distributivi (sportelli o reti di consulenti). Basti pensare che nelle regioni settentrionali la densità dei canali di collocamento è superiore anche più del doppio rispetto alle regioni centro-meridionali e insulari e in tal senso l’investimento medio non presenta grandi differenze tra le regioni.

Nel corso del tempo l’incidenza dell’investimento nel comparto azionario e nei fondi bilanciati ha subìto una progressiva erosione: a fine 2016, il 7% e il 6% dei sottoscrittori concentrava i propri investimenti su questi due segmenti. Nel contempo i fondi flessibili hanno registrato la dinamica di crescita più pronunciata e oggi rappresentano la scelta principale del 36% dei sottoscrittori, confermando per il secondo anno il sorpasso sui fondi obbligazionari.

Questi ultimi sono stati da sempre molto presenti nelle scelte degli investitori italiano toccando solo pochi anni orsono punte superiori al 40% dei sottoscrittori. Le percentuali raggiunte negli ultimi anni dai fondi flessibili sono collegate al crescente successo riscosso dai fondi target date. Per quanto riguarda le modalità di sottoscrizione, il 69% dei sottoscrittori predilige il versamento unico (Pic). Nel corso degli anni, tuttavia, il numero di sottoscrittori che ha fatto riscorso in via esclusiva ai piani di accumulo (Pac) è cresciuto e rappresenta a fine 2016 il 19%. La maggior parte dei sottoscrittori di fondi italiani sottoscrive attraverso il canale bancario (93% a fine 2016), mentre la rimanente proporzione si è affidata alle reti di consulenti finanziari.

A cura di: Massimiliano D'Amico

Parole chiave:

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