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La Brexit per ora non premia il Regno Unito

20/07/2017

Poco più di un anno fa i sostenitori della Brexit affermavano che se il Regno Unito non avesse abbandonato l'Unione europea si sarebbe trovata letteralmente "incatenata a un cadavere". A un anno di distanza dal voto britannico questa affermazione appare ben lontana dal vero, considerato il buon andamento dell'economia dell'Eurozona, mentre di converso l'economia del Regno Unito ha certamente visto giorni migliori.

Secondo le previsioni degli analisti raccolte da FocusEconomics, il quadro economico nella zona euro è infatti in deciso rafforzamento. I dati definitivi relativi al primo trimestre del 2017 rivelano che la crescita del Pil della regione è stata più forte delle previsioni, e ha segnato il risultato migliore degli ultimi due anni. I consumi privati hanno registrato una crescita solida, grazie a un mercato del lavoro in miglioramento e a politiche fiscali più flessibili, mentre anche il settore delle esportazioni ha dimostrato vitalità. Inoltre, la crescita si sta estendendo a tutte le economie della regione, mentre al contempo, anche alla luce dei recenti appuntamenti elettorali in alcuni importanti paesi, si stanno riducendo le preoccupazioni di tipo politico. Va ricordato infatti che nel mese di giugno, i creditori della Grecia si sono accordati per concedere un prestito di otto miliardi di euro per finanziare il paese, allontanando il rischio di un possibile default durante il periodo estivo, mentre in Francia il neo-eletto presidente Emmanuel Macron ha portato a casa un'importante vittoria nelle elezioni legislative, che conferisce al suo governo un mandato forte per proseguire sul sentiero delle riforme.

Nella zona euro condizioni finanziarie ancora accomodanti, un tasso di disoccupazione in calo e un contesto economico globale in miglioramento, saranno i driver che nel corso di quest'anno daranno un'importante spinta alla crescita.

Vediamo ora qual è la situazione nel Regno Unito. Per Teresa May, nominata Primo Ministro dopo il referendum per l'uscita dall'euro, la Brexit finora si è rivelata un boomerang, con il partito conservatore che ha perso la maggioranza in Parlamento alle elezioni dell'8 giugno scorso. Anche se i Tories sono riusciti a formare una coalizione di governo con gli unionisti nord-irlandesi del Dup (Democratic Unionist Party), il risultato elettorale segna una sconfitta della posizione della May favorevole a una "hard Brexit", e porterà probabilmente il governo britannico ad adottare un approccio più morbido. Su questo punto, nel primo giorno di colloqui sulla Brexit svoltisi il 19 giugno, il Regno Unito apparentemente ha capitolato e accettato l'agenda imposta dall'Ue, che stabilisce in via preliminare una discussione sui diritti dei cittadini e sulla "exit bill", la tassa che Londra dovrebbe pagare per l'addio all'Europa, prima di negoziare qualunque accordo commerciale.

Nel frattempo, l'economia britannica, dopo un primo trimestre deludente, continua a pagare le conseguenze negative di questa intricata situazione politica. Nel mese di maggio i prezzi delle case hanno ulteriormente rallentato la corsa, mentre il sentiment dei consumatori è rimasto stabilmente in territorio negativo. Anche se il tasso di disoccupazione si è attestato nel mese di aprile ai minimi degli ultimi anni, i salari reali nel periodo febbraio-aprile sono scesi, allungando un'ombra minacciosa sull'outlook economico del Regno Unito.

Il governo debole frutto delle elezioni di giugno è andato a sommarsi a un quadro economico già incerto, mentre il paese si trova a navigare nelle acque inesplorate della Brexit. Di conseguenza, l'incertezza sta scoraggiando gli investimenti, mentre i consumatori iniziano a subire i danni di un'inflazione in aumento. Tuttavia, la politica monetaria ultra-espansiva della Bank of England e il quadro economico globale ancora positivo attenueranno il rallentamento. Gli analisti interpellati da FocusEconomics prevedono per il Regno Unito una crescita dell'1,6% nell'anno in corso, mentre per il 2018 la crescita dovrebbe calare all'1,3%. Per ora la Brexit non paga.

A cura di: Paola Sacerdote

Parole chiave:

Brexit eurozona Regno Unito crescita
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