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Nubi sul Btp

05/09/2018

Il debito italiano, nello specifico il Btp decennale, può offrire opportunità di investimento in questa fase di grande incertezza? In senso lato sì, intendendo dire con questa affermazione che dove c'è volatilità vi sono sempre possibilità di guadagno: al di là di questo fatto, però, la risposta è tutt'altro che facile.

Cominciamo subito con una constatazione: lo spread, quando appena un paio di giorni fa era sopra 290 punti base, implicava una situazione non certo gradevole per il paese, ossia che il nostro debito era con certezza sull'orlo di venire declassificato al di sotto della soglia di investment grade da parte delle maggiori agenzie di rating. In tale area, infatti, si trovano in Europa rendimenti paragonabili a quanto oggi offerto dal nostro decennale (ben sopra il 3%).

Come è noto il debito pubblico nazionale non è ancora in tale situazione e neppure è vicinissimo: Moody's infatti assegna un valore di Baa2, mentre Fitch e Standard&Poor's attribuiscono entrambi BBB. In tutti e tre i casi si tratta di tue tacche sopra la soglia della spazzatura, per cui tutto sommato un minimo di margine di sicurezza c'è.

Vedere il quarto debito pubblico del mondo finire in tale categoria, con tutto quello che comporta in termini di allocazione da parte degli investitori istituzionali, in mancanza di un supporto dato sotto forma di Qe o simil-Qe, avrebbe con ogni probabilità ripercussioni nefande sulla stabilità dei nostri conti pubblici.

Il supporto della Banca Centrale Europea è infatti fondamentale ed è necessario rimarcarlo: sicuramente i toni di sfida al rigorismo europeo da parte di un governo di uno degli stati più indebitati del pianeta non aiuta a calmare gli animi, ma bisogna ricordarsi che lo spread coi Bund aveva già superato i 200 punti base ripetutamente a metà del magico 2017 quando tutto il mondo sembrava crescere e fare party like it's 1999; per di più la volatilità sembrava semplicemente scomparsa dai mercati.

In pratica gli investitori sembrano essersi scordati che premi al rischio così compressi come abbiamo visto nel 2015-2016, con lo spread ripetutamente sotto la soglia di 100, erano irrealistici, così come sono fuori della realtà i rendimenti del Bund nominali e reali così bassi. In un quadro del genere due appaiono gli scenari più probabili. Il primo è che il debito tedesco veda un moderato calo dei propri corsi, prima o poi inevitabile, con però un'Italia credibile e relativamente solida, situazione che potrebbe portare a una diminuzione degli spread. Il secondo è che il rialzo generale dei rendimenti del reddito fisso potrebbe accompagnarsi a un aumento del premio al rischio italiano. La prima delle due ipotesi vede comunque possibilità non amplissime di spuntare rendimenti positivi (soprattutto shortando Bund e comprando il Btp equivalente), la seconda ovviamente no.

In pratica, se dovessimo semplificare, non si può non chiedersi, in un momento di scarse prospettive per l'obbligazionario in generale, perché bisognerebbe andare a investire in una delle nicchie più fragili e, probabilmente, sopravvalutate. L'unico scenario di ampio respiro che può venire in mente è che si ritorni prima o poi a un nuovo interventismo da parte di Francoforte, eventualità comunque non plausibile a questi livelli di spread.

Nell'immediato, intendendo con tale concetto i prossimi due-tre mesi, opportunità ci possono essere. Molto dipenderà da quello che succederà il prossimo 7 settembre con il rating review di Moody's e il 26 ottobre con quello di Standard&Poor's e soprattutto il prossimo 27 settembre con l'aggiornamento del Def e il prossimo 15 ottobre con la presentazione della bozza della legge alla Commissione europea.

Un calo dei bollenti spiriti e un ritorno a scelte di politica economica più mainstream potrebbero facilmente calmare i mercati per un po', ma fino a che punto? Dall'analisi della volatilità corrente, nello scenario positivo, non sarebbe incredibile vedere lo spread abbassarsi fino alla soglia di 250-240. Oltre l'orizzonte immediato, però, le nuvole sono ancora troppe.

A cura di: Boris Secciani

Parole chiave:

Btp Bund spread rating
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