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Auto: 1,1 milioni di lavoratori Ue coinvolti dal fermo da Covid19

Il passaggio dai veicoli a combustibili fossili a soluzioni più green e i disagi dovuti alla pandemia hanno portato una crisi del mercato dell'auto europeo e mondiale. Sono coinvolti tutti: dalla produzione ai consumatori. L’Acea, dunque, si fa portavoce di questa problematica.

10/04/2020
auto colorate in fila
Mercato dell'auto in ginocchio

Il mercato dell’auto europeo, e anche mondiale, attraversa un momento difficile: il delicato passaggio dai vecchi motori a propulsione termica (combustibili fossili) a quelli più moderni e alternativi (basati principalmente sull’elettrificazione) è stato reso ancora più complicato dalla crisi innescata dal Coronavirus. Le conseguenze nel settore sono state pesanti e hanno impattato tutti i vari passaggi della filiera: dal vertice (la produzione) alla valle (i consumatori). L’Acea, l’Associazione dei produttori di auto europei, è portavoce dei problemi che stanno affliggendo questo mercato, uno dei principali cardini dell’economia globale.

La produzione automobilistica europea è praticamente ferma

A tutt’oggi, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Acea, sono oltre 1,1 milioni gli operai coinvolti nel fermo della produzione dell'industria automobilistica in Europa, determinato dalla pandemia del Coronavirus. Per l’esattezza, precisa una nota, “sono almeno 1.110.107 i lavoratori europei impiegati nella produzione automobilistica, colpiti dal fermo delle fabbriche a seguito della crisi Covid-19”. Questa cifra, continua, “si riferisce solo alle persone direttamente impiegate nelle fabbriche produttrici di auto, camion, furgoni e autobus: l'impatto sulla più ampia catena di approvvigionamento automobilistica è ancora più critico”.

16 giorni di inattività, 1,2 milioni di auto non prodotte

Intanto emergono i primi dati dell’effetto della mancata attività. “Finora – stimano in sede Acea - le perdite di produzione in tutta l'Ue, a causa di arresti delle fabbriche, ammontano ad almeno 1.231.038 veicoli a motore. La durata media dello spegnimento è al momento di 16 giorni lavorativi”. C’è quindi da considerare che “le perdite di produzione sono ovviamente destinate ad aumentare se si estendono i blocchi o si arrestano ulteriori impianti”. In totale sono 2,6 milioni i posti di lavoro impiegati nel settore automotive in tutta Europa, cifra che sale a 13,8 milioni di persone se viene considerato anche l'indotto.

Huitema, proteggere l’occupazione di 14 milioni di persone

"In questo momento - ha dichiarato Eric-Mark Huitema, direttore generale Acea -, la preoccupazione principale di Acea e di tutti i suoi membri è quella di gestire l'immediata crisi del settore automobilistico, che si è sostanzialmente fermato, cosa che il settore non aveva mai sperimentato prima”. “La nostra prima priorità – ha precisato - è di proteggere la salute e l'occupazione di quasi 14 milioni di europei che lavorano direttamente o indirettamente nel nostro settore". L’Acea raggruppa imprese presenti in Europa con ben 229 impianti di assemblaggio e produzione di veicoli (27 Stati e Gran Bretagna).

Acea, necessarie 90mila nuove stazioni per camion a impatto zero

Nel frattempo sono evidenti i problemi infrastrutturali davanti ai cambiamenti incombenti dei motori. Secondo l’Acea sono necessari nuovi e forti aumenti dei punti per la ricarica e di rifornimento di carburante necessari per i camion a impatto zero e basse emissioni per rispettare gli obiettivi 2025 e 2030 di CO2. Al fine di consentire il passaggio al trasporto privo di emissioni di carbonio, significa passare nei prossimi dieci anni a circa 90mila punti dai quasi zero attuali. Oggi questo aspetto si riflette sulle vendite: nel 2019 il 97,9% dei camion veduti era diesel (più economico e disponibile), lo 0,2% era elettrico e lo 0,1% ibrido.

Urge impegno Ue vincolante su infrastrutture pro-clima

E anche se c’è la crisi del Covid-19, ha detto Henrik Henriksson, membro di Acea e CEO di Scania, i target climatici vanno mantenuti e “né l'industria dei camion né i politici possono permettersi di lasciar cadere la palla in questo momento”. Anche perché, ha sottolineato, “il lancio di una fitta rete di infrastrutture per camion a propulsione alternativa è uno dei prerequisiti chiave per ottenere un trasporto merci su strada privo di emissioni di carbonio”. C’è quindi urgente bisogno che l’Ue introduca impegni vincolanti per almeno 37mila punti di ricarica, 50 stazioni di idrogeno e 750 di Gnl per veicoli pesanti già entro il 2025.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

coronavirus auto acea durata infrastrutture
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