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Banche centrali: politiche divergenti, le conseguenze sui bond

Bce e BoE preparano il terreno per un taglio dei tassi. L’Eurotower ha già iniziato a giugno. Un occhio di riguardo a quello che farà la Fed, perché impatterà su condizioni finanziarie, prezzi delle materie prime e movimenti valutari. Bond Usa investment grade e high yield sottopesati.

07/06/2024
Serie di grafici blu, con dollari sullo sfondo
Analisi di Schroders sulle politiche monetarie di Bce, BoE e Fed

La percezione di dove sta andando l’economia sta cambiando, grazie al rallentamento ‘controllato’ (senza choc) del ciclo statunitense e al miglioramento (quasi generalizzato) dell’inflazione. È dunque giunto il tempo per le principali Banche centrali, tra cui la Bce e la Banca d'Inghilterra, di cambiare la loro politica monetaria. Il ‘là’ però, secondo Julien Houdain, head of global unconstrained fixed income di Schroders, sarà dato dai segnali che arriveranno da oltreoceano. In pratica, la loro azione sarà influenzata da ciò che farà la Fed. Di riflesso, aggiunge l’esperto, per i mercati obbligazionari globali, le aspettative sono migliorate: ritenuti favorevoli una posizione positiva sulla duration globale e un lieve aumento del debito in valuta locale dei mercati emergenti, mentre i bond USA investment grade e high yield sono sottopesati.

I policymaker sono già in azione (anche con le dichiarazioni) stanno già preparando il terreno per il taglio dei tassi: la Bce ha tagliato a giugno e la Banca d'Inghilterra probabilmente la seguirà a stretto giro. Tuttavia, spiega Houdain, nonostante gli stessi Istituti lo contestino, è difficile pensare che i percorsi dei tassi al di fuori degli Stati Uniti non verranno influenzati dall'azione, o inazione, della Fed nei prossimi mesi, considerato l’impatto che potrebbe avere sul quadro generale: dalle condizioni finanziarie ai prezzi delle materie prime, ai movimenti valutari. Ciò di cui davvero abbiamo bisogno è che continui il rallentamento della crescita economica degli Stati Uniti. Questo, sottolinea, aprirebbe la strada nel corso dell’anno alla riduzione dei tassi d’interesse anche da parte della Fed.

Più fiducia sull’atterraggio morbido degli Usa

Intanto aumenta la fiducia in un atterraggio morbido del ciclo Usa. Nell'ultimo mese, l’esperto ammette di avere ridotto il rischio di un no landing e aumentato la probabilità di un soft landing, che è lo scenario di base di Schroders, visti i primi segnali di moderazione dell'economia e delle migliori notizie sul fronte inflazione. La flessione dei dati ha riguardato in modo trasversale i vari indicatori. La fiducia dei consumatori, il tasso di abbandono dei posti di lavoro e le domande di sussidio suggeriscono che i timori sul surriscaldamento del mercato del lavoro potrebbero essere sopravvalutati. A guidare l’andamento sono state soprattutto le buste paga non agricole, mentre il ritmo più basso delle assunzioni nelle aree ‘core’ nel settore privato, (sanitario escluso) è un segnale positivo nell'ultimo report. 

Briglie all’inflazione

Per quanto riguarda l'inflazione, con l'attenuarsi delle tensioni geopolitiche, i corsi del petrolio sono scesi dai recenti massimi. Nel frattempo, i dati di aprile sull'indice dei prezzi al consumo Usa hanno mostrato un ulteriore miglioramento. Con un aumento dell'inflazione core di quasi lo 0,3% mensile, il livello assoluto resta troppo alto per la Fed e per il mercato, ma il miglioramento rispetto al primo trimestre è un passo importante nella giusta direzione. Se questo indebolimento dovesse continuare, aprirebbe la strada all’avvio entro il 2024 del ciclo accomodante della Fed. C’è però un’incognita. In aprile è successo un fenomeno difficile da spiegare: l’ISM sui servizi è stato negativo. È sceso sotto la soglia dei 50 punti per la prima volta da oltre un anno, con dati deboli in riferimento a nuovi ordini, occupazione e produzione. 

Migliorate le aspettative per l’obbligazionario

Per ragioni non evidenti, questo potente indicatore anticipatore è diventato, secondo Houdain, meno affidabile nell'era post-Covid. È comunque troppo presto – aggiunge - per sollevare il rischio di un atterraggio duro. Comunque, le aspettative per l’obbligazionario globali sono migliorate con la riduzione della probabilità di uno scenario di no landing, in cui i rendimenti sarebbero maggiormente penalizzati. Inoltre, l'ultima riunione della Fed ha messo a tacere la crescente discussione sulla possibilità di ulteriori rialzi se i dati rimarranno solidi, uno sviluppo cruciale. Tutto ciò giustifica una posizione sempre più positiva sulla duration globale, o rischio di tasso d’interesse. Così l’asset allocation è rimasta relativamente invariata. L’unico cambiamento degno di nota è stato un lieve upgrade del debito in valuta locale emergente. 

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

banche centrali bond politiche
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