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Banche italiane: inizio 2025 da record, ma le sfide non mancano
Nonostante la solidità del sistema, gli analisti prevedono un rallentamento delle performance nel 2025 a causa del calo dei tassi e di possibili rischi macro dal 2026. Un peggioramento dei rapporti commerciali con gli USA potrebbe colpire l’export e, di riflesso, le banche più esposte alle PMI.

Le banche italiane si confermano tra le più profittevoli d’Europa, con un primo trimestre segnato da ottimi risultati. È quanto emerge dal report di Marco Troiano e Alessandro Boratti del team di Scope Ratings, secondo i quali il settore appare solido e ben preparato ad affrontare le nuove incertezze economiche e geopolitiche che s’intravedono all’orizzonte. Nel frattempo, c’è fermento sul fronte delle fusioni e acquisizioni che potrebbero trasformare in profondità il sistema bancario nazionale. Tuttavia, i rischi di esecuzione sono in crescita e l’intervento politico sta complicando alcune operazioni. Le prospettive, comunque, restano nel complesso favorevoli ma, avvertono, i primi segnali di deterioramento economico potrebbero emergere non prima del 2026.
Banche italiane: rendimento medio del 15,7%
I principali istituti del Paese hanno dunque archiviato il primo trimestre con numeri record: da Intesa Sanpaolo a UniCredit, dal Banco BPM a MPS, da Mediobanca e tutte le altre. Queste banche, per rimanere nei numeri, hanno registrato un rendimento medio del 15,7%, il più alto degli ultimi anni, superando le principali banche europee. A trainare i risultati non è stato tanto il margine d’interesse – cioè la differenza tra interessi ricevuti e pagati – che anzi è calato con la discesa dei tassi d’interesse della BCE, quanto le commissioni, in forte crescita grazie al potenziamento dell’offerta in gestione patrimoniale e bancassicurazione. Anche il trading ha dato una mano, ma non è detto che questa performance si ripeta nei prossimi trimestri.
Banche in fase di consolidamento: fusioni, ma anche qualche grattacapo
Il sistema è in sommovimento, dopo che negli ultimi mesi si è parlato molto di possibili fusioni tra diversi istituti: da Banco BPM a Mediobanca, da Banca Generali a BPER. Tra le operazioni più discusse c’è l’offerta di Mediobanca per Banca Generali, con l’obiettivo di creare un colosso nella gestione dei patrimoni. Ma anche UniCredit è interessata al Banco BPM, trovandosi però ad affrontare diversi ostacoli, tra cui condizioni poste dal Governo, come l’impegno ad abbandonare la Russia e rispettare i parametri finanziari in Italia. L’esecutivo, infatti, ha un ruolo più attivo nel settore, con l’idea di creare un terzo polo bancario, accanto a Intesa e UniCredit. Ma troppe condizioni o ostacoli normativi potrebbero spingere alcuni gruppi a fare marcia indietro.
Mercato del credito: cosa aspettarsi nei prossimi mesi
Nonostante l’ottimo avvio d’anno, i due analisti prevedono un rallentamento delle performance nei prossimi trimestri, perché i tassi continueranno a scendere, riducendo i margini. Inoltre, cresce il timore per un possibile rallentamento economico nel 2026, specialmente se le tensioni geopolitiche – come una guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti – dovessero peggiorare. Intanto, le banche italiane restano solide, con una qualità del credito molto buona (i crediti deteriorati sono al minimo storico) e adeguate riserve patrimoniali, nonostante la fine dei prestiti agevolati della BCE (TLTRO) e il calo dei depositi. Questo anche grazie a una gestione prudente e alla digitalizzazione, che ha permesso di tagliare costi e aumentare l’efficienza.
Occhi puntati sulle PMI e sul commercio con gli USA
Se davvero dovesse scattare una guerra commerciale con gli Stati Uniti – che rappresentano il secondo mercato di export per l’Italia – i primi a farne le spese sarebbero settori come l’alimentare, l’auto, il farmaceutico e i macchinari industriali. E con essi, anche le banche più esposte alle piccole e medie imprese (PMI), soprattutto quelle regionali.
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