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Usa: tre indicatori per capire se è in arrivo una recessione

L’arrivo di una recessione negli Stati Uniti potrebbe essere segnalato da tre indicatori che gli esperti hanno individuato nella corsa dei prezzi petroliferi, nella stretta monetaria della Fed e nell’inversione di tendenza della curva dei rendimenti dei Treasury.

17/05/2022
uomo d’affari con davanti un grafico di report che mostra la crescita di investimenti
Analisi sul rischio recessione negli Stati Uniti

Gli investitori guardano con sempre più attenzione a quello che succede negli Stati Uniti perché, l’eventuale recessione della principale economia mondiale (dove sono presenti le maggiori piazze azionarie e obbligazionarie) è destinata ad avere un rilevante impatto a livello globale. La situazione è fluida e con poche certezze, per altro tutte avverse: l’inflazione elevata e persistente, l’orientamento rialzista della politica monetaria delle Banche centrali e gli effetti (economici ed emotivi) della guerra in Ucraina. Un quadro che alimenta il timore che possa essere in arrivo una recessione.

Per capire se tali preoccupazioni son giustificate, Yoram Lustig, head of multiasset solutions EMEA di T. Rowe Price, ha esaminato tre fattori chiave che, in passato, sono stati indicatori affidabili di recessione oltreoceano: prezzi del petrolio, la Fed che aumenta i tassi d’interesse e l’inversione della curva di rendimento dei Treasury.

Petrolio, l’impatto del caro-energia su molte aree

Il petrolio è al centro dei riflettori, visto che un’impennata del suo prezzo ha preceduto ben cinque delle sei recessioni Usa avvenute dal 1976. Anche se oggi l’economia è meno dipendente dal greggio, questo è ancora molto importante per le aziende e la gente perché il suo andamento influenza molte aree economiche: dai beni di consumo alla produzione, dai trasporti alle bollette, al carburante. Il rincaro del petrolio, inoltre, lascia i consumatori con meno reddito discrezionale, può generare pressioni inflative e portare a una politica monetaria più rigida, che a sua volta potrebbe causare un rallentamento dell’economia. Senza contare, sottolinea Lustig, che l’aumento dei corsi del greggio impatta anche sulle attese (sia dell’inflazione, sia della congiuntura) e molto di ciò che accade nell’economia dipende da ciò che la gente si aspetta che accada.

Fed, lo stretto corridoio tra inflazione e rischio recessione

"Le espansioni economiche non muoiono di vecchiaia: le uccide la Fed": è l’incipit che Lustig usa per introdurre il capitolo Fed, ricordando che dal 1976 la Banca è riuscita solo due volte ad aumentare i tassi senza spingere il Paese in una recessione nei due anni successivi, nel 1983 e nel 1994. Solo il tempo, secondo l’esperto, dirà se l’ultimo ciclo di rialzi riuscirà a raffreddare l’inflazione senza una recessione, o se sarà necessaria proprio una recessione per uccidere l’inflazione. La Fed intende domarla rallentando la crescita e mantenendo il mercato del lavoro vivace. Si tratta di un obiettivo difficile da centrare, tenuto conto che la politica monetaria è solo uno dei tanti fattori che influenzano l’economia. L’attuale tensione, per esempio, è legata anche ai problemi dell’offerta. Per avere successo quindi, la Fed dovrà essere sia brava sia fortunata.

L’inversione della curva dei rendimenti come segnale premonitore

C’è un classico segnale che anticipa una recessione negli Stati Uniti: l’inversione della curva dei rendimenti sul mercato obbligazionario, nel tratto 10-2 anni (rendimenti del Treasury decennale più basso del biennale). La parte breve della curva riflette le aspettative sui tassi nei prossimi due anni, mentre la parte lunga sconta soprattutto le aspettative su inflazione e crescita sui prossimi dieci anni. Quando la Fed aumenta i tassi a breve, la curva tende ad appiattirsi perché il rendimento a due anni sale più velocemente di quello a dieci. Una politica più restrittiva riduce di solito le attese di un’inflazione e crescita per il medio termine, smorzando così i movimenti del rendimento a dieci anni. Alla fine, l’inversione (come l'abbiamo vista in marzo) si verifica quando la pendenza diventa negativa. Le inversioni hanno preceduto ciascuna delle sei recessioni dal 1976.

Come prepararsi a una recessione Usa

Sulla base degli indicatori chiave di T. Rowe Price, una recessione negli Usa sembra oggi sempre più probabile. Nel frattempo, suggerisce Lustig, gli investitori dovrebbero mantenere un portafoglio diversificato in un’ottica di forte volatilità. Infatti, i mercati tendono a scontare il rischio recessione prima che si verifichi e potrebbero diventare più turbolenti. La diversificazione, globale e tra le asset class, può contribuire a mitigare i venti contrari. Se l’inflazione persiste e i rendimenti dei titoli di Stato continuano al rialzo, questi potrebbero non svolgere più il loro tradizionale ruolo di diversificazione del rischio azionario. Altri approcci, come le strategie attive o una gamma più ampia di asset ‘rifugio’, potrebbero svolgere un ruolo maggiormente difensivo.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

fed treasury recessione rowe
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