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Treasury: non sottovalutare le opportunità nonostante l’incertezza
Anche se l’economia statunitense dà segnali di rallentamento, non si prevede una recessione imminente. La stabilità del mercato del lavoro, frenata dalle politiche migratorie, rende poco probabile un forte aumento della disoccupazione. Dollaro in rimbalzo nel breve, ma in calo nel lungo periodo.

Negli ultimi mesi, uno dei temi centrali che si sono respirati sui mercati è stato lo stato di salute dell’economia statunitense, con gli investitori che hanno rivolto particolare attenzione ai titoli di Stato locali, i Treasury. Nello stesso tempo, molti addetti ai lavori si sono chiesti se siamo davvero di fronte a un rischio concreto, perché le recenti vendite dei titoli pubblici Usa, dovute ai timori circa gli elevati debito e deficit statunitensi, sono state tra le più forti degli ultimi vent’anni. Come se non bastasse, si sono poi aggiunte tensioni geopolitiche che hanno accentuato la pressione sull’obbligazionario d’oltreoceano. Tuttavia, secondo gli esperti ci sono diversi motivi per vedere interessanti opportunità su questa asset, più che rischi.
Treasury Usa: la storia può ripetersi
In passato, quando le scommesse contro i titoli Usa hanno toccato livelli elevati, i rendimenti a lungo termine sono poi scesi e le posizioni ribassiste sono state chiuse. È successo, ad esempio, tra il 2018 e il 2020, quando (nonostante una Fed inizialmente rigida e la guerra commerciale con la Cina) l’inizio dei tagli ai tassi ha invertito il trend e fatto salire i prezzi dei bond. Un possibile scenario simile potrebbe ripetersi: se l’economia dovesse rallentare, la Fed potrebbe ridurre i tassi e intervenire con acquisti sul mercato obbligazionario, portando benefici a chi oggi investe sui Treasury. Un altro aspetto che gli investitori non dovrebbero trascurare è il confronto tra i rendimenti offerti dai titoli Usa e quelli europei, in particolare i Bund tedeschi.
L’obbligazionario Usa premia di più
A inizio giugno, il rendimento dei Treasury a 10 anni era intorno al 4,44%, ben più alto rispetto al 2,53% dei titoli tedeschi di pari scadenza. Anche al netto dell’inflazione, i titoli protetti (TIPS) statunitensi rendevano circa il 2,09%, superando comunque i rendimenti reali dei Bund. Questo ‘‘vantaggio’’ si deve in parte a un’inflazione statunitense più alta rispetto a quella Ue, che spinge la Fed a essere più cauta nel tagliare i tassi. Senza contare che i bond a breve scadenza hanno dimostrato maggiore stabilità da inizio anno, soprattutto nei Paesi dell’eurozona. Negli USA, invece, la parte corta della curva dei rendimenti ha beneficiato delle aspettative di allentamento monetario, mentre quella lunga ha risentito di un aumento del premio per la durata.
Usa: meno timori di una recessione dietro l’angolo
In altre parole: i titoli a breve sono saliti di prezzo (e quindi hanno reso bene), mentre quelli a lunga scadenza hanno sofferto, perché i rendimenti sono saliti troppo da annullare i vantaggi delle cedole. A livello globale, i Treasury hanno guidato il recente calo dei rendimenti, sostenuti da segnali di rallentamento nel mercato del lavoro d’oltreoceano. Nonostante ciò, non si intravede un cambiamento netto nella traiettoria dell’economia Usa. La stretta sull’immigrazione da parte dell’Amministrazione sta infatti limitando l’espansione del mercato del lavoro, rendendo poco probabile un aumento significativo della disoccupazione. Questo riduce i timori immediati di una recessione che, allo stato attuale, sembrano essere eccessivi.
Atteso il rimbalzo del dollaro
In questo contesto, la Fed sembra quindi orientata a mantenere, almeno nel breve periodo, la politica monetaria invariata. Gli ultimi dati sull’inflazione hanno per altro attenuato le paure di un nuovo rialzo dei prezzi, ma resta il rischio che l’inflazione possa risalire nei prossimi mesi, a causa dei dazi e perché, nonostante l’OPEC abbia deciso di alzare la produzione di greggio, il calo del dollaro ha contribuito a mantenere i prezzi sopra i 60 dollari/barile. Il dollaro, infatti, mostra una dinamica diversa rispetto ai Treasury. Dopo l’assestamento di aprile potrebbe avere, secondo gli esperti, un temporaneo rimbalzo in estate. Ma sul lungo periodo si aspettano un suo progressivo indebolimento, aprendo la porta a opportunità di rendimento anche sul valutario.
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