SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO? 
Scopri i vantaggi del nostro servizio
Chiama gratis 800 92 92 95 CONTATTACI

Compila il modulo per essere richiamato

Se sei interessato al nostro servizio lasciaci i tuoi dati. Un nostro operatore ti contatterà per fornirti gratuitamente e senza impegno tutte le informazioni relative a FondiOnline.it

Dati di contatto

Errore nella compilazione del campo
Errore nella compilazione del campo
Errore nella compilazione del campo
Errore nella compilazione del campo

Informazioni addizionali

Errore nella compilazione del campo
* Nota: i campi indicati con l'asterisco sono obbligatori

Privacy e condizioni di utilizzo

Cina, la bolla immobiliare torna a fare paura

16/09/2016

L’economista capo della Banca centrale cinese, Ma Jun, ha chiesto l’introduzione di misure per frenare la bolla immobiliare che è in fase di gestazione nella seconda economia del pianeta e ridurre il finanziamento alle imprese statali inefficienti.

Jun ha richiamato l’attenzione sui rischi crescenti ascrivibili all’eccesso di credito erogato a favore del settore immobiliare. Nelle grandi città come Pechino, Shanghai, Canton e Shenzen, le quotazioni delle abitazioni salgono a tassi a doppia cifra rispetto al 2015. Nelle città medio-piccole, i prezzi salgono ma a ritmi più moderati.

Il settore immobiliare cinese, che ha subito un consistente raffreddamento tra il 2014 e la prima metà del 2015, ha recuperato il suo impeto nella seconda metà dell’anno scorso e continua a mostrare forti segnali di dinamismo dall’inizio del 2016.

Questi dati sono comunque difficili da maneggiare perché le autorità non pubblicano dati ufficiali sul mercato immobiliare e si limitano a fornire informazioni sull’evoluzione nelle settanta maggiori città del paese.

Jun ha inoltre chiesto una riduzione del flusso di denaro a basso costo offerto alle imprese statali scarsamente competitive, mostrandosi favorevole al default di alcune di queste. In altre parole, l’economista ha posto l’accento sulla necessità di lasciare al mercato la determinazione dei costi di finanziamento all’interno del mercato cinese.

L’esperto ha segnalato la necessità di frenare il ritmo d’indebitamento delle imprese cinesi e, allo stesso tempo, ha invitato le autorità a cercare soluzioni capaci di ridurre l’esposizione debitoria (sulla quale il Fondo Monetario Internazionale ha recentemente lanciato un allarme nel suo ultimo report sull’economia del gigante asiatico).

Jun ha tuttavia avvertito che il suo paese non può ridurre rapidamente i livelli d’indebitamento perché finirebbe per rallentare troppo la marcia dell’economia (che cresce al tasso più lento degli ultimi venticinque anni, con inevitabili conseguenze negative sull’occupazione).

Il FMI e altre istituzioni hanno messo in guardia dai rischi che implica l’eccessiva crescita del credito, attribuita agli stimoli monetari introdotti dalla banca centrale dalla fine del 2014.

La Banca Centrale ha adottato sei tagli al costo del denaro e cinque revisioni dei coefficienti che fissano i livelli delle riserve degli istituti di credito nel periodo che va da novembre 2014 a ottobre 2015. In seguito ha evitato nuovi interventi di questo tipo ed è ricorsa a iniziazioni di liquidità a supporto del credito e della crescita economica.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

credito tassi liquidità cina banca centrale cinese
Qualsiasi decisione di investimento che venga presa in relazione all'utilizzo di informazioni ed analisi presenti sul sito è di esclusiva responsabilità dell'investitore, che deve considerare i contenuti del sito come strumenti di informazione. Le informazioni, i dati e le opinioni fornite all’interno della sezione “news” di questo sito si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede; in nessun caso, tuttavia, si potrà ritenere che Innofin SIM abbia rilasciato attestazioni o garanzie, esplicite o implicite, in merito alla loro attendibilità, completezza o correttezza. Lo scopo dei dati e delle informazioni divulgate attraverso la sezione “news” del sito è prettamente informativo; esse non rappresentano, in alcun modo, una sollecitazione all'investimento in strumenti finanziari.

Articoli correlati