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Quanto contano le modalità operative?

06/03/2017

La semplificazione è spesso il massimo della sofisticazione.  ‘Lasciare correre i guadagni e tagliare le perdite’ è una delle modalità operative che i piccoli investitori fanno fatica a mettere in pratica.

In numerosi casi gli investitori alle prime armi pensano che se conoscessero le modalità operative seguite dai professionisti di successo del settore per effettuare speculazioni di breve termine, sarebbero in grado di emularli e diventare ricchi in un lasso di tempo molto ristretto.

In realtà, se questi investitori conoscessero come operano molti professionisti della finanza, resterebbero alquanto sorpresi della semplicità dei grafici e delle tattiche. Nel mondo della finanza si usa l’acronimo Kiss (Keep It Simple Stupid) per far riferimento a tale approccio. Quello che realmente separa i professionisti dagli amateurs è la gestione monetaria applicata alle operazioni e la differente preparazione psicologica.

Mentre per un professionista ogni singola operazione rappresenta una mossa studiata e calcolata, con il suo prezzo di acquisto, un prezzo obiettivo (target price) e un prezzo di vendita, per l’amateur –nella maggior parte dei casi- si tratta di un’avventura basata sui rumors, sulle raccomandazioni di un broker o di un amico, su notizie ascoltate alla radio o alla televisione, o semplicemente su decisioni prese d’impeto.

Quando le cose vanno per il verso giusto, solitamente nel mezzo di fasi rialziste già mature del mercato azionario, la sensazione di essere un genio della finanza si impossessa del cervello dell’investitore retail che si domanda come sia possibile che alcuni gestori di fondi siano stati tanto sprovveduti da aver centrato risultati mediocri in un periodo tanto favorevole ai mercati. Se le cose vanno male, allora la colpa è del broker che ha dato quel consiglio, della cattiva sorte o di un potente e cattivo banchiere centrale statunitense o europeo che ha optato per un rialzo dei tassi a sorpresa e senza alcun preavviso.

In un libro letto di recente, ho trovato sorprendente che un noto speculatore nordamericano basava il suo successo sulla metabolizzazione delle piccole perdite. Questo speculatore ha dichiarato di operare servendosi di titoli azionari dal prezzo elevato e, tra le altre cose, applica stop loss equivalenti ad appena un dollaro nella maggior parte dei casi, indipendentemente dal prezzo dell’azione. Operando in tal modo ha sostenuto di centrare i suoi obiettivi, lasciando correre le azioni con un trend rialzista e tagliando rapidamente le perdite.

In questo caso il modus operandi ha un’importanza fondamentale perché la parte più complicata dell’attività di investimento è la gestione posteriore all’entrata. La stragrande maggioranza dei piccoli investitori ha una tendenza naturale a non riconoscere i propri errori e mentre nella vita di tutti i giorni questo comportamento può rappresentare un meccanismo di difesa per evitare un dolore psicologico, nei mercati si traduce in una strategia che porta a perdere denaro e che, in ragione dell’incapacità di metabolizzare le perdite, trasforma l’investitore retail in ‘investitore di lungo termine’.

Mentre il professionista incassa la sua piccola perdita e una volta dimenticata l’operazione passa immediatamente alla ricerca di un’altra opportunità, l’amateur resta invece legato alla perdita con la speranza di individuare un nuovo punto di ingresso che permetta di rinviare il momento in cui si arrenderà all’evidenza. In molte occasioni la quotazione del titolo si allontanerà tanto dal punto di partenza che sarà molto difficile farvi ritorno. I piccoli investitori dimenticano che un’azione che cade del 10% necessita di un rialzo dell’11,1% per tornare allo stesso livello di partenza. Se la caduta è del 25% necessiterà di un rimbalzo del 33% e se è del 50% di un recupero del 100%. Forse uno dei segreti per avere successo nei mercati azionari consiste nell’evitare che una piccola perdita si trasformi in una grande perdita.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

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