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La crescita supporta il trend degli Em

05/02/2018

Se si includono anche i dividendi, l’indice Msci Em nel 2017 ha guadagnato circa il 37% rispetto al 20% circa delle nazioni industrializzate sviluppate

La crescita economica solida, o meglio le svolte riuscite verso l’alto, i continui afflussi di capitale, i tassi d’interesse bassi o in calo, l’aumento degli utili aziendali e, in particolare, il dollaro USA molto debole hanno costituito un terreno veramente ideale per i forti rialzi dei corsi. A ciò si sono aggiunti il sentiment di rischio positivo a livello mondiale nonché tassi d’inflazione quasi ovunque bassi o in calo.

Secondo i curatore dell’Emerging Market report del team di Raiffeisen, un fattore centrale per l’andamento di valore più forte degli Emerging Markets (EM) rispetto ai mercati sviluppati dovrebbe essere stato la dinamica di crescita sensibilmente maggiore degli utili aziendali nei paesi emergenti. Tra i migliori figuravano i mercati asiatici, come per esempio la Corea, l’India o le azioni cinesi H ma anche le borse dell’Europa centrale e orientale. Anche le azioni turche hanno guadagnato significativamente, ma la lira debole si è di nuovo “mangiata” una parte consistente dei rialzi degli investitori stranieri. In generale il rialzo dei corsi è stato supportato soprattutto dalle azioni tecnologiche e dai titoli finanziari. Questi due settori costituiscono nel frattempo i pesi massimi all’interno degli indici azionari dei mercati emergenti.

La struttura degli indici dei paesi emergenti oggi è molto diversa rispetto a 10 o 20 anni fa. Anche le obbligazioni EM hanno nuovamente ottenuto dei guadagni molto considerevoli nel 2017. Per gli investitori in euro, tuttavia, questi guadagni sono stati ridotti dall’apprezzamento sorprendentemente forte della moneta unica. Un’eccezione sono stati i mercati dell’Europa centro-orientale: lo zloty, la corona ceca e il fiorino sono state tra le valute più forti dei paesi emergenti e si sono lasciate alle spalle persino l’euro.

Dopo due anni solidi si pone naturalmente la domanda: la ripresa dei corsi continuerà nel 2018? In termini fondamentali attualmente molto lo suggerisce. Una persistente crescita forte, un’inflazione perlopiù moderata, tassi molto bassi, abbondante liquidità globale, l’aumento degli utili aziendali, prezzi delle materie prime più alti e il miglioramento delle partite correnti in molti paesi emergenti costituiscono un ambiente molto favorevole.

A causa degli utili aziendali in crescita, le valutazioni azionarie sono salite solo modestamente nonostante i rialzi dei corsi. Di conseguenza, i mercati emergenti quotano, nel complesso, ancora con uno sconto nelle valutazioni abbastanza alto rispetto ai mercati sviluppati. Tra le insicurezze e i rischi per ulteriori rialzi dei corsi ci sono in prima linea i fattori esterni. Di questi fanno parte, ad esempio, un aumento molto forte dell’inflazione negli USA o nella zona euro, rendimenti nettamente più alti delle obbligazioni USA o un apprezzamento sorprendentemente forte del dollaro USA. Il contesto geopolitico è così teso come non lo era da tanto tempo (Medio Oriente, Corea del Nord, Russia-USA, possibili guerre commerciali). Gli operatori di mercato finora ignorano ampiamente tutto ciò.

Anche la Cina con la sua importanza fondamentale per molti paesi emergenti rimane un fattore di insicurezza. A seconda di quali riforme attuerà il governo di Pechino, nei prossimi trimestri potrebbero esserci ripercussioni sull’economia mondiale sia sotto forma di ulteriori impulsi alla crescita o di un rallentamento della Cina. Tutto sommato, secondo le valutazioni messe a punto dal team, continuano a esistere buone prospettive di rendimento per le azioni dei mercati emergenti nel lungo periodo. La tendenza degli utili aziendali invece si stabilizzerà e quest’anno potrebbero esserci oscillazioni dei corsi più forti dell’anno passato.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

paesi emergenti sviluppati azioni obbligazioni
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