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Perché il mattone è il mattone

05/02/2018

Nel 2016 il valore dello stock delle attività non finanziarie possedute dall’insieme dei settori istituzionali in Italia è di 9.561 miliardi di euro e più dell’84% è costituito da immobili: quelli residenziali pesano per il 60% mentre i non residenziali per più del 24%. Questi sono solo alcuni dei dati che emergono da una recente ricerca condotta dall’Istat.

Gli altri beni di capitale fisso, materiali e immateriali, rappresentano invece più del 9%, le scorte circa il 4% e i terreni agricoli quasi il 3% del totale. Il patrimonio delle società non finanziarie è composto in misura preponderante da immobili non residenziali (48% circa del totale) e da altri beni di capitale fisso strumentali alla produzione (25%). Per le società finanziarie gli immobili non residenziali costituiscono una quota ancora più consistente del patrimonio (più dell’82% del totale delle attività del settore) e sono in gran parte detenuti a scopo di investimento. Lo stock delle attività patrimoniali delle amministrazioni pubbliche è rappresentato per circa il 72% da immobili mentre gli altri beni di capitale fisso rappresentano più del 25%. Per il settore delle famiglie e delle Istituzioni sociali private senza scopo di lucro l’84% circa delle attività reali è costituito da abitazioni; gli immobili non residenziali pesano per l’11% e gli altri beni strumentali utilizzati dalle piccole imprese a fini produttivi rappresentano l’1% del totale delle attività. Il settore detiene, inoltre, l’88% del totale dei terreni agricoli e questi incidono per più del 3% del complesso delle attività del settore.

Nel periodo 2001-2016, il valore nominale dello stock di abitazioni è cresciuto del 76%, passando da 3.268 a 5.738 miliardi. Il tasso di crescita è stato particolarmente sostenuto sino al 2008, con un incremento medio annuo del 9%. Tra il 2008 e il 2011 la crescita è stata più contenuta (+1,6% in media d’anno) ma ha portato il valore dello stock abitativo a un picco pari a quasi il doppio rispetto al livello registrato nel 2001. La discesa dei prezzi, registrata sul mercato immobiliare residenziale a partire dal 2012, ha indotto una riduzione del valore medio delle abitazioni e la conseguente contrazione del valore della ricchezza abitativa che nel 2016 risulta inferiore dell’8,1% rispetto a quella del 2011, con una variazione media annua di -1,7%. Nel 2016 la tendenza al calo ha segnato un rallentamento (-1,3%) favorito dal primo recupero del mercato residenziale, che ha frenato la discesa dei valori medi degli immobili residenziali.

Nel 2016, famiglie e Istituzioni sociali private senza scopo di lucro detenevano il 92% del patrimonio residenziale complessivo. In particolare, le famiglie consumatrici erano proprietarie di circa l’81% del valore del patrimonio residenziale: si tratta di unità residenziali utilizzate come abitazione principale o comunque a disposizione delle famiglie come seconde case (soprattutto case per le vacanze). Il restante 11% delle abitazioni era costituito da unità detenute dalle famiglie prevalentemente a scopo di investimento e di attività di locazione. Le società non finanziarie erano proprietarie di poco più del 6% del valore totale delle abitazioni mentre le Amministrazioni pubbliche ne detenevano meno del 2%. Le dismissioni immobiliari, avvenute attraverso operazioni di cartolarizzazione nel 2002, hanno portato al trasferimento di una parte dello stock residenziale dal settore delle Amministrazioni pubbliche al settore delle famiglie consumatrici. Negli ultimi anni, la quota di abitazioni posseduta dalle società finanziarie è risultata in crescita, anche per effetto dello sviluppo dell’attività dei fondi immobiliari, restando comunque al di sotto dell’1%.

Il valore complessivo dello stock di immobili non residenziali ha registrato una crescita sostenuta tra il 2005 e il 2008, con un incremento medio annuo del 7,3%; la dinamica ha rallentato nel periodo 2008-2011 (+1,9% medio annuo) e ha segnato un’inversione a partire dal 2013. Il valore degli immobili non residenziali è diminuito nella media del periodo 2011-2016 dell’1,5% medio annuo; nel 2016 il calo è risultato consistente (-1,9%). Le quote maggiori del valore degli immobili non residenziali sono possedute dalle società non finanziarie (55% nel 2016) e da famiglie e Istituzioni sociali private senza scopo di lucro (circa il 30%). Le unità immobiliari di proprietà di questo ultimo settore includono sia immobili detenuti dalle piccole imprese, per fini strumentali all’attività produttiva, sia immobili non residenziali di proprietà delle famiglie dati in locazione: si tratta prevalentemente di uffici, studi e negozi. Le unità immobiliari di più ampie dimensioni (capannoni industriali, centri commerciali), sono detenute in prevalenza dalle società non finanziarie. Il patrimonio non residenziale di proprietà delle Amministrazioni pubbliche nel 2016 rappresenta circa il 11% del totale. Il peso delle Società finanziarie è contenuto (4%) ma registra una tendenza alla crescita, connessa essenzialmente all’incremento del patrimonio dei fondi immobiliari.

A cura di: Massimiliano D'Amico

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