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Fed: round di rialzi dei tassi contro l’inflazione

Riportare sotto controllo l’inflazione Usa comporta per la Fed adottare, entro quest’anno, sette rialzi dei tassi e, secondo gli esperti di T. Rowe Price, non è escluso che proceda a un’azione più incisiva con un ritocco di 50 punti base. La guerra alimenta le tensioni.

04/04/2022
grafici e dati colorati
Analisi sulle possibili mosse della Fed

La Federal Reserve a metà marzo ha alzato i tassi d’interesse statunitensi di 25 punti base, anticipando che questo sarà probabilmente un ciclo di inasprimento molto più veloce di quello che ha fatto seguito alla crisi finanziaria globale. Dietro questa segnalazione c’è il tentativo di mettere le briglie all’inflazione che, anche con la complicità di un mercato del lavoro molto solido e della vivacità mostrata dai consumi, dalla fine dello scorso anno è risultata più pervicace delle attese. Alla luce di questa situazione, che richiede di fatto un’azione più urgente da parte della Fed, Blerina Uruci, economista di T. Rowe Price, ritiene improbabile che l'inflazione rallenti senza un decisivo intervento politico: una visione sempre più condivisa dai membri del FOMC.

Attesi 7 rialzi entro il 2022

A questo punto, la svolta falco del FOMC potrebbe intensificarsi. Lo stesso Presidente, Jerome Powell, non ha escluso la possibilità di ritoccare i tassi anche di 50 punti base anziché di 25 punti base nel corso di quest'anno, nel caso ce ne fosse bisogno, cioè se l'inflazione dovesse persistere a un livello più alto delle attuali proiezioni del FOMC. L’aggiornamento del dot plot di marzo ('grafico' che sintetizza le attese dei membri del FOMC, il braccio operativo della Fed) hanno rivelato che sette banchieri prevedono più di sette rialzi quest'anno. Questo, secondo l’esperta, suggerisce un sostegno più ampio per un'azione politica più incisiva e aumenta le possibilità che si arrivi a un aumento dei tassi proprio di 50 punti base in una delle prossime riunioni.

La guerra alimenta le tensioni

Intanto il Summary of Economic Projections (SEP, report delle proiezioni dei membri del FOMC su Pil, disoccupazione, inflazione e tasso di riferimento appropriato) ha mostrato che la Fed si aspetta una crescita sostanzialmente più lenta quest'anno, con tutta probabilità di riflesso alla svolta falco assunta dalla Banca federale, così all’aumento dell’incertezza sul ciclo Usa. Non di meno, secondo Uruci, anche la guerra in Ucraina alimenta le tensioni sui prezzi: agita i mercati delle materie prime e provoca nuove interruzioni nelle catene di approvvigionamento, già sotto pressione a causa della pandemia. Per questo il SEP contiene una marcata correzione al rialzo delle stime sull’inflazione e, in sostanza, rafforza l’idea che la Fed intende muoversi velocemente.

La spinta dalle 'supply chain' e dalle commodity

L’economista ritiene necessaria una politica monetaria più rigida per controbilanciare l'elevata inflazione e un mercato del lavoro in agitazione. Le commodity sono rincarate rapidamente e le tensioni geopolitiche rischiano di mettere ulteriormente a dura prova le 'supply chain': due componenti che implicano rischi al rialzo per le prospettive di inflazione. Inoltre, la guerra e le sanzioni hanno pesato sulle condizioni finanziarie e causato una forte volatilità del mercato, costituendo un nuovo vento contrario alla crescita. Anche se l'economia Usa è più isolata rispetto ad altri Paesi sviluppati, non può operare nel vuoto e sarà colpita probabilmente in caso di rallentamento della domanda globale, cosa che Powell ha già riconosciuto nell’appuntamento di marzo.

Il rischio è di 'strozzare' la crescita

L’economia statunitense, secondo lo scenario base disegnato da Uruci, quest’anno avrà un'uscita ordinata dall'attuale politica accomodante ed eviterà la recessione. Tuttavia, per non rischiare di 'strozzarla', la Fed dovrà essere paziente nel far scendere l'inflazione: il suo obiettivo formale del 2% non sarà infatti raggiungibile fino alla fine del 2023. Lo sostiene l’economista, che all’orizzonte individua due potenziali rischi per gli Usa. Da un lato c’è il rischio che un atterraggio morbido sfugga di mano alla Fed, ovvero che adotti un ritmo di rialzi più veloce di quanto sarebbe coerente (magari perché ha aspettato troppo ad agire). Nel secondo scenario di rischio ci sono il mercato del lavoro in subbuglio, la forte domanda di consumo e i molteplici shock dal lato dell'offerta che hanno spinto all’insù i prezzi e potrebbero causare un aumento delle aspettative di inflazione.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

fed tassi inflazione
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