SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO? 
Scopri i vantaggi del nostro servizio
Chiama gratis 800 92 92 95 CONTATTACI

Compila il modulo per essere richiamato

Se sei interessato al nostro servizio lasciaci i tuoi dati. Un nostro operatore ti contatterà per fornirti gratuitamente e senza impegno tutte le informazioni relative a FondiOnline.it

Dati di contatto

Errore nella compilazione del campo
Errore nella compilazione del campo
Errore nella compilazione del campo
Errore nella compilazione del campo

Informazioni addizionali

Errore nella compilazione del campo
* Nota: i campi indicati con l'asterisco sono obbligatori

Privacy e condizioni di utilizzo

Mercati emergenti: cinque aree da monitorare nel 2023

I mercati emergenti sono ben posizionati per il 2023, anche se devono smaltire del tutto gli shock della pandemia e della guerra. Gli esperti hanno individuato cinque aree che aiuterebbero a capire dove stanno andando questi mercati, tra cui la ripresa cinese, il quadro geopolitico e i tassi.

16/03/2023
grafico con dollari ed euro
I mercati emergenti

Il 2023 per i Paesi emergenti sarà caratterizzato da una fase di transizione, man mano che superano gli shock strutturali lasciati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. L’avvio dell’anno è stato piuttosto solido, di riflesso alla riapertura della Cina e al consolidamento di prospettive migliori del previsto per quanto riguarda le pressioni inflative e l’atterraggio morbido atteso per l’economia. Tuttavia, secondo Chris Kushlis, Chief of China and emerging markets macro-strategy di T. Rowe Price, considerata la difficoltà di raggiungere questo scenario positivo, sul tavolo permangono alcuni rischi. L’esperto ha quindi individuato, a favore degli investitori, cinque aree da monitorare nei prossimi mesi che aiuterebbero a capire dove stanno andando questi mercati.

Un occhio al rimbalzo della Cina

I fari sono accesi verso l’economia cinese che sta riaprendo a un ritmo molto più veloce delle stime (condizionato dalla domanda). Sebbene i risparmi siano elevati, ha osservato Kushlis, il Governo ha infatti fornito stimoli modesti alla domanda rispetto ad altri Paesi e la fiducia resta un’incognita dopo il Covid. È probabile che la riapertura porterà inflazione grazie al risveglio dei consumi interni, anche se le minori pressioni sui prezzi delle commodity e la frenata del mercato del lavoro presumibilmente ne attenueranno il rialzo. Poiché l’economia globale è stata solo parzialmente colpita dalla politica zero-Covid della Cina, anche l’impatto positivo della riapertura sarà probabilmente moderato: quindi difficilmente indurrà un cambio della traiettoria globale, ma potrebbe contribuire a mitigare la frenata prevista nel 2023.

L’impatto della guerra

Un altro tema operativo è la geopolitica. In particolare, gli investitori tenderanno a essere influenzati dall’evoluzione della guerra in Ucraina, che resta in una situazione di stallo e che, secondo le previsioni di Kushlis, continuerà anche nel prossimo futuro. Il conflitto, infatti, continua a essere un rischio per i mercati emergenti e qualsiasi segnale di escalation o di nuove ricadute sulle forniture energetiche potrebbe avere un impatto negativo sul sentiment degli investitori all’interno dell’asset class. Senza dimenticare, ricorda l’esperto, che quest’anno si svolgeranno diverse elezioni chiave, tra cui quelle in Polonia, Thailandia e Turchia, tra i mercati emergenti, e in Argentina, Pakistan, Nigeria, Paraguay e Guatemala nei mercati di frontiera.

Differenza di passo tra economie aperte e chiuse

L’attenzione si concentrerà anche su economia e fiscalità dei Paesi emergenti. Al riguardo, nel 2023, eccetto che per la Cina, Kushlis prevede un rallentamento della loro crescita, dato l’impatto ritardato delle restrizioni passate e il probabile calo dell’export, anche se la flessione sarà probabilmente più lieve rispetto ai mercati sviluppati. All’interno dei Paesi emergenti, si aspetta che le economie aperte seguiranno in larga misura i mercati sviluppati, mentre le economie chiuse e più basate sulle materie prime sembrano resistere meglio. La riapertura della Cina dovrebbe essere di supporto per l’Asia, anche se molti Paesi sarebbero esposti a un calo più marcato della domanda dei Paesi sviluppati. Sul fronte fiscale, il quadro è generalmente migliorato grazie all’aumento delle entrate, ma i deficit rimangono leggermente elevati rispetto ai livelli pre-pandemia.

Politica monetaria in anticipo sui Paesi sviluppati

Per quanto riguarda la politica monetaria e l’inflazione, bisogna dire che le Banche centrali emergenti, siccome hanno iniziato ad alzare i tassi prima di quelle dei Paesi sviluppati, ora sono più avanti nei cicli di rialzo, molti dei quali sono vicini al picco o già terminati. In generale, Kushlis ritiene improbabile un taglio dei tassi quest’anno, a meno che non si verifichi una recessione globale che spinga la Fed a tagliarli. Per l’inflazione, le pressioni a monte si stanno spostando in linea con l’andamento del petrolio e anche i prezzi degli alimentari iniziano a mostrare una moderazione. Da rilevare che il rientro delle tensioni è più forte in Brasile e Cile a livello core, mentre l’Europa centrale e orientale segna il calo minore dell’inflazione core sequenziale, anche se potrebbe aumentare se i ribassi dei prezzi dell’energia saranno sostenuti. Le pressioni salariali sembrano essere più forti in questa area.

Tassi, credito e valute: il picco del dollaro già toccato

L’ultimo tema operativo è rappresentato dai tassi, dal credito e dalle valute. Nell’ambito del credito emergente l’esperto stima che le prospettive sono costruttive, pur consapevole del ribasso delle valutazioni e del potenziale di ripresa in caso di planata morbida. Dall’inizio del 2023 l’asset class registra un forte rally, sostenuto dalla riapertura cinese e dall’allentamento delle condizioni finanziarie Usa. I flussi sono stati consistenti e gli emittenti hanno sfruttato il miglior contesto per anticipare i prestiti per l'anno. Per le valute Kushlis ritiene che la disinflazione sia un fattore di sostegno. Anche le valutazioni restano molto interessanti, sebbene la recente forza abbia portato alcune valute ad avvicinarsi a livelli costosi, in particolare il peso messicano e la corona ceca. Negli ultimi tempi il momentum si è ribaltato contro il dollaro statunitense e si sta diffondendo l’idea che il mercato si trovi in un punto di flesso a medio termine dopo anni di notevole slancio. In T. Rowe Price restano cautamente ottimisti su questo fronte, ma consapevoli che uno scenario di recessione potrebbe sostenere il dollaro Usa.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

mercati emergenti rowe inflazione
Qualsiasi decisione di investimento che venga presa in relazione all'utilizzo di informazioni ed analisi presenti sul sito è di esclusiva responsabilità dell'investitore, che deve considerare i contenuti del sito come strumenti di informazione. Le informazioni, i dati e le opinioni fornite all’interno della sezione “news” di questo sito si basano su fonti ritenute affidabili ed in buona fede; in nessun caso, tuttavia, si potrà ritenere che Innofin SIM abbia rilasciato attestazioni o garanzie, esplicite o implicite, in merito alla loro attendibilità, completezza o correttezza. Lo scopo dei dati e delle informazioni divulgate attraverso la sezione “news” del sito è prettamente informativo; esse non rappresentano, in alcun modo, una sollecitazione all'investimento in strumenti finanziari.

Articoli correlati