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Risparmio: nuovo record a settembre, patrimonio a 2.600 miliardi
La locomotiva degli obbligazionari in testa: +6,3 miliardi, oltre 18,8 miliardi da gennaio. I fondi a scadenza centrali nell’offerta, azionari in calo. In positivo le gestioni di portafoglio e istruzionali. Il 2025 potrebbe essere uno dei migliori anni dell’ultimo decennio per il risparmio gestito.
Il mercato italiano del risparmio gestito archivia il terzo trimestre con un risultato storico: a fine settembre il patrimonio del settore ha raggiunto 2.600 miliardi di euro, aggiornando il precedente record del 2021. A trainare il dato è stata una raccolta particolarmente consistente, pari a 14,2 miliardi, superiore alle attese basate sulle rilevazioni mensili. È quanto emerge dalla mappa di Assogestioni presentata da Alessandro Rota, direttore dell’Ufficio Studi, il quale ha spiegato come il terzo trimestre si sia rivelato “il migliore dell’anno in termini di afflussi”, contribuendo a spingere la raccolta complessiva del 2025 a oltre 30 miliardi. Il patrimonio è stato sostenuto anche dalla buona intonazione delle Borse: tra giugno e settembre la performance dei listini ha infatti generato un effetto mercato positivo del 2%, che ha rafforzato ulteriormente le masse gestite.
Fondi aperti: cresce la partecipazione delle famiglie
Un ruolo importante lo hanno avuto i fondi aperti, strumento molto diffuso tra i risparmiatori retail, con circa 11 milioni di sottoscrittori. Nel periodo questi prodotti hanno registrato una raccolta netta di 7 miliardi, in aumento dai mesi precedenti. A questa spinta si è aggiunto un effetto performance del 2,5%, che ha generato circa 32 miliardi di incremento patrimoniale. Grazie a questi fattori, il patrimonio dei fondi aperti ha toccato quota 1.327 miliardi, confermando il loro peso centrale nel panorama del risparmio italiano. Il report mette in evidenza anche il buon momento dei fondi di diritto italiano, che nel periodo hanno raccolto circa 3 miliardi, lo stesso valore dei fondi ‘round trip’ gestiti da società italiane ma domiciliati all’estero. La domanda, secondo Rota, continua a concentrarsi sui fondi a scadenza, che riscuotono l’interesse di un’ampia platea di investitori. Da segnalare il ritorno alla crescita per i fondi cross-border, tornati in territorio positivo dopo il calo del secondo trimestre.
Obbligazionari ancora protagonisti, istituzionali sempre di scena
Scendendo nel dettaglio delle diverse asset class, il trimestre conferma la predominanza dei fondi obbligazionari, che nel periodo hanno attirato 6,3 miliardi di euro di nuovi capitali. Dall’inizio dell’anno la raccolta del comparto supera così i 18,8 miliardi di euro, dato che riflette il forte interesse verso strumenti considerati più stabili in un contesto ancora incerto per i mercati globali. La crescita è spinta, come accennato, prevalentemente dai fondi obbligazionari a scadenza, che per molte società italiane rappresentano ormai una parte significativa dell’offerta, con un peso stimato fra il 25% e il 30%. Oltre ai fondi, nel terzo trimestre anche le altre forme di gestione mostrano segnali positivi. Le gestioni di portafoglio rivolte ai clienti più patrimonializzati — segmenti upper affluent e private — hanno registrato afflussi per 1,65 miliardi di euro.
Orizzonte positivo per il risparmio gestito
Nel terso trimestre registrati buoni risultati anche dai fondi chiusi, che raccolgono 1,6 miliardi di euro e dalle gestioni istituzionali, che aggiungono al totale altri 4 miliardi. Questi numeri confermano un interesse diffuso e trasversale, che coinvolge sia gli investitori retail sia quelli professionali. Il periodo considerato si chiude quindi con un quadro generale molto positivo per il risparmio gestito del nostro Paese, considerato che la combinazione di afflussi robusti, buone performance dei mercati e la crescita trasversale delle diverse categorie di fondi ha permesso al settore di raggiungere un nuovo record storico. Senza contare che oggi l’orizzonte si presenta positivo: se le condizioni di mercato dovessero mantenersi stabili, gli operatori si aspettano che il 2025 possa confermarsi come uno degli anni più favorevoli dell’ultimo decennio per l’industria del risparmio.
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