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Il punto su Wall Street

08/11/2017

L’azionario statunitense ha avuto una performance in linea con quella dell’equity globale, sulla base della valuta locale, e ha superato tutte le altre regioni, ad eccezione dei mercati emergenti.

Parlando di fondamentali, nonostante le valutazioni elevate, molte case d’investimento restano positive su questa asset class in un’ottica di lungo termine. I dati Usa hanno recuperato negli ultimi tempi, prevalentemente nei valori cosiddetti “soft”. Tuttavia, sono i fattori politici, di governo e monetari, che andranno a influenzare l’andamento delle azioni americane nei prossimi mesi.

Le speranze di uno slancio alla crescita dato dall’amministrazione Trump è stato finora deludente, ma sembra che questo elemento stia riaccendendo la sua fiamma: siamo in un momento cruciale per il famoso taglio delle tasse promesso dal presidente Usa. In breve, il treno Trump è tornato, almeno per ora, portando speranze che lasciano spazio a delusioni che rendono il premio di rischio alquanto scarso.

Nel medio periodo, infine, dati i rischi sul fronte macroeconomico, che esistono nonostante l’ottimismo sui trend di crescita, e vista la prospettiva di condizioni monetarie più stringenti da parte della Fed e di un avvio di tapering della Bce, l’azionario Usa viene considerato dai gestori un’opzione da valutare con interesse per le sue caratteristiche tipicamente difensive. In un contesto di ciclo tardivo le valutazioni sono una linea guida difficile da seguire.

Dopo il rimbalzo di mercato di quasi il 280% rispetto alla crisi finanziaria globale, è difficile sostenere che le valutazioni attuali non siano in qualche modo tirate. Tuttavia, è utile mettere in guardia gli investitori dall’attuare cambiamenti troppo marcati alle loro allocazioni solamente in base a questa metrica. È vero, le valutazioni contano, ma ci sono altri fattori altrettanto importanti da considerare.

L’economia americana, seppur non in rapida espansione, dovrebbe continuare a offrire una buona crescita. Il quadro occupazionale resta di sostegno e, da una prospettiva storica, la politica monetaria si mantiene estremamente accomodante. Inoltre, lo stato di salute delle imprese americane, come mostrato dai bilanci, è eccellente. Ci sono insomma molti elementi positivi nel mercato a stelle e strisce.

Negli ultimi mesi le valutazioni sono peggiorate ma i fondamentali delle società sono molto forti e il contesto generale è favorevole. Gli indicatori del comportamento dei prezzi sul mercato sono positivi e non danno segnali di un possibile cambiamento del trend: perciò crediamo che le valutazioni possano diventare più costose in questa fase del ciclo. I margini sono ai loro livelli più alti, ma la globalizzazione e l’automazione sono stati fattori significativi che hanno promosso questa crescita, così come lo sono stati fattori ciclici, come le spese a bassi interessi. Compagnie asset-light e con flusso di cassa alto e debito basso dovrebbero mantenere la loro capacità di stabilire i prezzi.

La deregolamentazione – come la revoca del Dodd-Frank Act – favorirebbe i titoli finanziari. Aliquote più basse sul settore corporate dovrebbero avvantaggiare le azioni domestiche, in particolare quelle nei settori industriali e finanziari, e alcune small cap che si basano maggiormente sull’economia domestica. Comunque, è probabile che per controbilanciare questa reazione la Federal Reserve dovrà alzare i tassi e ciò metterà pressione sui titoli legati ai consumi e sul mercato immobiliare.

A cura di: Rocki Gialanella

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