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La Borsa Usa ha corso più del Pil

16/03/2018

Come sempre, Buffett si è distinto per la sua semplicità e capacità di centrare il problema senza perdersi in margini e ratio di difficile comprensione per la maggior parte degli investitori.

L’Oracolo di Omaha ha messo a punto un ratio che mostra come la Borsa Usa abbia corso molto più dell’economia. La storia insegna che i rischi per i mercati azionari arrivano quasi sempre quando le valutazioni sono elevate.

 Per cercare di determinare se un mercato azionario sia caro, conveniente o correttamente valutato si utilizzano diversi ratio e si fa riferimento alle medie storiche di un particolare indice o dell’equity globale.

Il termometro messo a punto dal famoso investitore statunitense si basa sull’analisi di due variabili: la capitalizzazione raggiunta da un indice (o dal complesso degli indici azionari mondiali) in un determinato momento e il valore complessivo del Pil del paese di riferimento dell’indicatore sintetico (o di quello mondiale) in quello stesso momento.

Se adottiamo questo metodo per valutare il mercato Usa, possiamo notare come la capitalizzazione dell’indice Standard and Poor’s 500 (registrata prima del 1 febbraio) era di 23.500 mld di usd e l’ultima lettura del Pil Usa si fermava a 19.700 mld di usd. Il confronto tra questi due dati confermerebbe che le quotazioni raggiunte dall’indice sono molto elevate e l’investimento in azioni Usa è in questo momento basato su prezzi non convenienti.

Il ratio tra i due valori raggiunge il 120% se si limita l’analisi all’indice S&P 500 e sfiora il 140% se sia amplia il raggio d’azione alla capitalizzazione complessiva del mercato azionario statunitense. Attualmente il ratio complessivo non è lontano dal 150% presente nel 2000, poco prima dello scoppio della bolla sui titoli tecnologici. Il livello del rapporto tra lo S&P500 e il Pil è già superiore a quello visto prima dell’avvio della crisi economico-finanziaria del 2008 che determinò il crollo di Wall Street.

I parametri utilizzati dall’Oracolo di Omaha per individuare a che punto si trova l’equity sono i seguenti: se il valore del ratio è inferiore a 50 il mercato è molto conveniente; se si posiziona tra 50 e 75 l’equity è un’opzione interessante; se il range è tra 75 e 115 il mercato presenta una valutazione corretta; se supera quota 115 le azioni sono care e bisogna maneggiarle con attenzione.

La semplicità del ratio messo a punto da Buffett è utile per mettere l’accento su un dato di fatto non contestabile: il denaro negli ultimi anni ha seguito la strada che porta ai mercati azionari e le quotazioni di questi ultimi sono cresciute molto.

L’avviso ai naviganti è altrettanto semplice: in una fase in cui la Fed ha dato il via al processo di normalizzazione della politica monetaria e l’inflazione Usa sembra avere qualche carta in più da giocare, sarà bene non dimenticare che l’economia nordamericana presenta un’elevata sensibilità ai tassi d’interesse perché le società si finanziano ricorrendo direttamente al mercato e utilizzano poco il canale delle entità finanziarie.

Se l’economia Usa torna gradualmente alla normalità (situazione in cui la creazione di nuovi posti di lavoro sfocia gradualmente in un rialzo dell’inflazione fino a livelli ragionevoli (2%) e in un incremento del potere d’acquisto dei lavoratori), il mercato azionario perderà la sua capacità di svolgere il ruolo di unica alternativa in grado di offrire rendimenti interessanti (o accettabili).

In presenza di rendimenti più appetibili sul mercato obbligazionario, una parte dei flussi d’investimento potrebbe preferire i bond alle azioni e togliere all’equity una parte del carburante utilizzato negli ultimi anni per far salire le quotazioni.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

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