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Il mistero dollaro

28/03/2018

In tutta la confusione, l'incertezza, la volatilità e il nervosismo attuali appare a dir poco sconcertante la debolezza attuale del dollaro che attualmente quota intorno a 1,24 sull’euro: non ci sono infatti motivi razionali sufficientemente validi per il basso livello del biglietto verde. L'economia americana sta andando bene, in sincronizzazione con il resto del mondo, la ripresa dell'inflazione non è certo tale da giustificare un forte effetto sulla divisa, per non parlare ovviamente dell'azione della Fed, che sta alzando i tassi.

Attualmente le varie curve del costo del denaro statunitensi (il Libor, quella swap, i titoli di stato) sono incredibilmente piatte: i Fed Funds infatti sono all’1,75% con il due anni che paga poco più del 2,2% e il decennale che scambia intorno al 2,75%, con un netto rialzo delle quotazioni rispetto a qualche giorno fa. In pratica nell'intervallo 2-10 anni ci sono circa 50 punti base o poco più, segno che gli investitori credono ancora a uno senario di lungo periodo caratterizzato da bassa inflazione e modesta crescita nominale.

Dall'altra parte è vero che l'Europa ha stupito negli ultimi mesi con dati costantemente al di sopra delle attese, ma è altresì fuori discussione che neppure dalle nostre parti c’è chissà quale boom: la sensazione è comunque quella di un ciclo forse giunto al suo apice. Gli ultimi dati sul Pmi europeo  composito (comprendente manifatturiero e servizi), la cui prima rilevazione per marzo è uscita ben al di sotto delle aspettative, con un livello di 55,3 a fronte di aspettative di 56,8, sembrano puntare in tale direzione. Senza contare che in generale dovrebbero essere i rendimenti a breve a influenzare l'andamento di una valuta in maniera più rilevante e da questo punto di vista oggi nessun money market di alcuna economia sviluppata offre le opportunità degli Stati Uniti.

Se poi aggiungiamo il fatto che comunque il Bund continua a rimanere (per fortuna nostra) ostinatamente a livelli infimi con i Treasury che stanno attraendo sempre più volumi da parte di istituzionali di tutto il mondo, quanto sta avvenendo sul Forex sul dollaro appare tutto sommato incomprensibile. L'opinione sembra condivisa anche da diversi money: nessuno di loro riesce a capacitarsi in maniera convincente di questa debolezza.

Va però aggiunto un elemento: una moderata debolezza del biglietto verde sicuramente è dannosa per gli asset europei e giapponesi, il cui total return dipende sempre di più dalla valuta, ma senz'altro aiuta la stabilità e le prospettive degli emergenti, oltre a dare una mano ai conti delle aziende made in Usa. Inoltre contribuisce a tenere lontana da livelli di panico la fiducia degli investitori globali. In poche parole in un quadro di incertezza come quello attuale probabilmente questo strano fenomeno rappresenta un elemento netto positivo. Infatti qualora dovessimo vedere una ripresa della valuta di riserva del mondo in un contesto di elevata volatilità, sarebbe un chiaro segnale di rincorsa alla ricerca di un rifugio sicuro. Un minimo il fenomeno è già evidente appunto nell'ambito dei Treasury, dove la curva continua ad appiattirsi nonostante l'aggressività della Fed e il paventato ritorno dell'inflazione, cui a volte viene il dubbio che nessuno creda per davvero.

Ma un continuo appiattimento della curva governativa con in più una fuga dagli asset rischiosi, in particolare dagli emergenti appena usciti dal tunnel, e un super dollaro costituirebbero uno scenario semplicemente da incubo. Come si può capire, siamo ancora lontani da una crisi, però i segnali di instabilità e gli scricchiolii si stanno moltiplicando. 

A cura di: Boris Secciani

Parole chiave:

dollaro fed funds treasury curva dei tassi
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