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Internet, una MySpace non ci sarà più

18/06/2018

Nonostante il grande interesse per i temi value, fare soldi in tale ambito, per svariate ragioni, è tutt'altro che facile. Se infatti il problema fosse solo andare a prendere quelle nicchie di investimento con i multipli più allettanti, da un triennio il mercato azionario russo sarebbe l'asset class che meglio performa al mondo, cosa ben lontana dall'essere accaduta.

Perciò anche quest'anno il meglio sul pianeta sembra costituito dal comparto tecnologico, specificatamente quello statunitense. Performance meno brillanti si stanno vedendo in Asia, probabilmente a causa della maretta generale sugli emergenti e per via della corsa pazzesca del 2017, più intensa (e non di poco) rispetto all'It a stelle e strisce. Venerdì 15 giugno, infatti, l'indice S&P 500 It services era su di oltre il 14% in termini di total return. Questo comparto finora si trova in terza posizione fra gli 11 del principale indice azionario del mondo dietro l'energia (+ 17%), che però sembra avere messo a segno solo un rimbalzo di breve dopo anni terribili, e dopo i beni di consumo discrezionali, in aumento di oltre il 24%. All'interno di quest’ultimo insieme, però, si trova un colosso dell'e-commerce come Amazon.

È difficile pensare, in absentia di una situazione di crisi conclamata, che l'investimento nei colossi dell'It possa cominciare ad andare peggio di altri comparti: secondo diversi operatori sta emergendo un quadro assai interessante delle ragioni per cui oggi alcuni giganti It sono in una posizione invidiabile.

Essi infatti stanno ancora mettendo a segno tassi di crescita imponenti e inglobano interi settori economici prima non digitalizzati; al tempo stesso, però, ormai i protagonisti di internet difficilmente potranno essere buttati fuori dalla loro posizione. Prendiamo il caso del quasi duopolio nell'internet cinese, Tencent e Alibaba: fintanto che i due continueranno ad allineare i propri obiettivi con quelli del governo cinese sarà parecchio difficoltoso per eventuali concorrenti scalzarli da comparti come l'e-commerce, i videogiochi, l'intelligenza artificiale, la fintech e diversi altri.

Come si può vedere nell'insieme sono stati inclusi anche temi nuovissimi: è ragionevole pensare che le varie start-up particolarmente innovative che emergeranno finiranno per essere inglobate dalle Facebook, dalle Tencent, dalle Alphabet di questo mondo. È possibile che in futuro varie tecnologie fintech rivoluzioneranno per davvero il panorama dei servizi finanziari retail, ma è improbabile che questo processo farà sparire gruppi come Visa, UnionPay o Alibaba. Anzi probabilmente saranno questi colossi a guidare i cambiamenti.

Anche le stretta a livello di regolamenti alla fine potrebbe giocare a favore dell'establishment tecnologico: è vero che essa rappresenta un aggravio di costi per molti gruppi, ma proprio per questo è probabile che alla fine ciò andrà a favorire chi vanta già imponenti mezzi come Facebook. Difficilmente infatti un competitor potrà permettersi di assumere tonnellate di lobbisti, avvocati e consulenti per stare dietro ai desiderata della politica.

In pratica fenomeni come quello di MySpace, ossia la rapidissima ascesa e caduta di una società internet in grado di generare un traffico enorme per breve tempo per poi sparire uccisa da un qualche competitor con un modello più avanzato, probabilmente non avverranno più. Oggi l'It e i servizi consumer a esso collegati sono come una sorta di oligopolio simile a una utility, con però tassi di crescita pazzeschi. Non è facile trovare nel mondo una combinazione migliore di elementi per un investitore.

A cura di: Boris Secciani

Parole chiave:

It fintech usa cina
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