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Dollaro, le ragioni degli scettici

02/07/2018

In un precedente articolo avevamo visto che una grande quantità di analisti e gestori sta consigliando alla propria clientela di investire in dollari, visti attualmente come la valuta vincente in tutto il globo. Le difficoltà dell’Unione Europea, un’economia statunitense decisamente più rampante rispetto a quella del Vecchio continente, una crescita dei consumi e dei salari indubbiamente vivace, il rialzo dei tassi e i provvedimenti fiscali di Trump sono alla base dell’ottimismo nei confronti del biglietto verde.

Ma in questo contesto largamente favorevole non mancano anche coloro che vedono un rischio nel mettere i propri risparmi sulla divisa americana. Vale la pena sentire, dopo le argomentazioni degli ottimisti, il parere degli scettici.

Cambio molto volatile. Se si guarda un grafico dell’andamento del dollaro sull’euro soltanto nell’ultimo anno, si vede che la linea di crescita della valuta degli States non è per niente uniforme: attualmente la quotazione è 1,16 e un anno fa era 1,13 (quindi il dollaro valeva di più), ma soltanto a febbraio per comprare la moneta unica era necessario tirare fuori 1,25 dollari; solo a partire dal 18 aprile c’è stato un chiaro trend a favore della moneta Usa. In sostanza il cambio euro-dollaro è estremamente volatile e molto difficile da prevedere. Non a caso coprirsi dal rischio di cambio sulle due divise è estremamente costoso, proprio per il forte rischio che è insito in questo cross.

Guerra commerciale. Il governo degli Stati Uniti ha dato inizio da qualche mese a questa parte a una guerra commerciale molto pesante nei confronti soprattutto della Cina, ma anche dell’Europa e di diverse altre nazioni. All’inizio quasi tutti gli osservatori pensavano che si trattasse di una mossa solo propagandistica e che gli Usa non facessero sul serio, ma con l’andare avanti del tempo stanno aumentando le preoccupazioni. E, in uno scenario di guerra commerciale di tutti contro tutti, il pericolo di una recessione che colpisca anche gli Stati Uniti non è certo secondario. Certo, nei momenti di difficoltà il dollaro diventa sempre la valuta rifugio di tutto il pianeta, ma in caso di economia in recessione non è affatto detto che gli States stiano meglio di altri. Diciamo che è un elemento di rischio che potrebbe colpire chiunque, dollaro compreso.

Wall Street. Attualmente la borsa americana è sicuramente la migliore del mondo: anche se non è ai massimi, si dimostra sempre, però, la più reattiva a ripartire al rialzo quando ci sono buone notizie. E Wall Street che va bene significa una spinta per il dollaro. Ma la guerra commerciale avviata, che potrebbe penalizzare pesantemente la tecnologia, vero architrave delle quotazioni della piazza finanziaria americana, corre il rischio di rendere fortemente zoppa la maggiore borsa azionaria del mondo. E con una caduta delle quotazioni non soltanto ci sarebbe una fuoruscita di capitali dagli Usa, ma verrebbero colpiti anche i consumi delle famiglie e gli investimenti. Sono scenari oggi non probabili, ma non certo impossibili.

Ciclo economico lungo. Sono ormai 10 anni che l’economia americana cresce costantemente e nel 2018 e (forse) 2019 non ci dovrebbero essere problemi. Ma è fisiologico che i cicli prima o poi finiscano. E certamente la loro conclusione non fa bene alla moneta di riferimento.

Trump. Da molti considerato l’elemento più favorevole alla crescita Usa, il presidente americano ha anche molti detrattori. Un punto su Trump è comunque certo: le sue mosse non sono quasi mai prevedibili e rappresentano sempre un’incognita. E investire su un’incognita non è la strategia migliore, almeno se non si ha una mentalità speculativa.

Conclusione. È probabile che sul breve-medio periodo il dollaro non abbia rivali tra le divise mondiali, ma è fuori di dubbio che le previsioni sull’andamento delle monete sono sempre difficilissime da azzeccare, anche per i professionisti del Forex. Per un italiano che riceve lo stipendio in euro (almeno per ora) e spende in questa moneta andare a cercarsi un rischio di cambio, che si va ad aggiungere ad altre forti incognite, forse è abbastanza azzardato. Sul lungo periodo potrebbe succedere di tutto, per cui probabilmente restare attaccati alla propria moneta è quanto meno prudente.

A cura di: Alessandro Secciani

Parole chiave:

dollaro Trump euro volatilità economia Usa
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