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Borse: venti a favore su India, Argentina, Europa e Giappone
India e Argentina guidano tra i Paesi emergenti: la prima con solidi fondamentali e forte domanda interna, la seconda per le riforme economiche. Anche Indonesia e Arabia Saudita sono interessanti. Vietnam penalizzato dalle tensioni USA-Cina. Europa e Giappone in ripresa, ma con rischi geopolitici.

L’azionario globale attraversa un momento di grande trasformazione: l’epoca dei soliti noti - dominata per esempio dalle famose ‘‘Magnifiche Sette’’ high tech - sembra infatti ormai al tramonto. Al loro posto, secondo Josh Nelson e Scott Berg, rispettivamente head of global Equity e portfolio manager global equity di T. Rowe Price, si sta facendo strada un panorama più ampio, variegato e, soprattutto, pieno di nuove opportunità. Già prima del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca si notavano i segnali questa direzione, ma le sue politiche - in particolare quelle commerciali - hanno accelerato il cambiamento. Oggi, chi investe non può più limitarsi a guardare dentro i confini Usa: serve una visione globale, più diversificata e attenta.
Mercati finanziari: universo investibile più esteso
Ma, come sempre accade quando si parla di mercati finanziari, se è vero che l’espansione dell’universo investibile porta con sé molte chance, è altrettanto vero che aumenta anche il livello di rischio. In questo contesto, secondo i due esperti, muoversi con successo significa per gli investitori avere tra gli obiettivi la diversificazione, valutare con attenzione la qualità delle aziende e, in certi casi, avere il coraggio di esplorare territori meno battuti. Insomma, il ‘‘gioco’’ si è fatto più complesso, ma anche più interessante. La finanza, infatti, non è più questione di inseguire i soliti nomi: è tempo di cambiare prospettiva. Punto di partenza è il fatto che, negli ultimi mesi, diversi mercati internazionali hanno performato meglio di quello statunitense.
L’innovazione non è più ad appannaggio dei soliti noti
Un segnale chiaro che ci stiamo lasciando alle spalle l’era in cui pochi nomi trainavano tutto l’S&P-500. Oggi, la leadership si sta allargando e questo apre spazi anche per i gestori attivi, quelli che cercano valore in settori e regioni diverse. Senza dimenticare che le riforme fiscali e la deregolamentazione promosse da Trump hanno sì sostenuto l’economia d’Oltreoceano, ma gli effetti dei dazi - con l’incertezza che si portano dietro - rischiano di smorzarne i benefici. Intanto, osserviamo che la differenza di crescita tra i giganti tech e il resto del mercato sta diminuendo. Con l’ascesa di nuovi protagonisti nell’intelligenza artificiale, come la cinese DeepSeek, è infatti più evidente che l’innovazione non è più appannaggio di un gruppo ristretto di colossi.
Contestualmente, sottolineano Nelson e Berg, anche il contesto macroeconomico sta cambiando: con un’inflazione statunitense più alta, i titoli value - storicamente più performanti in scenari inflazionistici - stanno tornando alla ribalta. Settori come energia, materiali e industria stanno offrendo buone opportunità.
I mercati emergenti più interessanti
Guardando alla diversificazione geografica, i mercati emergenti - secondo i due esperti - sono tornati a brillare. L’India, in particolare, si conferma una delle storie di successo grazie alle riforme degli ultimi anni, a una classe media in espansione e a una forte domanda interna. Certo, le valutazioni sono alte, ma i fondamentali restano solidi. L’Argentina, col Presidente Javier Milei, ha intrapreso una strada di riforme economiche e contenimento dell’inflazione, sostenuta da un prestito importante del FMI. I titoli argentini restano attraenti per chi cerca opportunità scontate nei mercati emergenti. Buone prospettive anche per Paesi come Indonesia e Arabia Saudita, mentre il Vietnam potrebbe vivere una fase più complessa per le tensioni USA-Cina.
Europa e Giappone sugli scudi, ma attenzione ai dazi USA
Anche l’Europa torna sotto i riflettori: qui l’azionario ha battuto quest’anno quello statunitense, e con valutazioni più basse e un possibile taglio dei tassi in arrivo, il trend potrebbe continuare. La fine del ‘‘freno al debito’’ in Germania potrebbe sbloccare nuove spese, soprattutto nella difesa, mentre l’Ue potrebbe avviare nuove riforme. Attenzione però ai dazi: gli Usa hanno recentemente minacciato - e poi sospeso - un'imposta del 50% sui prodotti alimentari europei. Una volatilità che può colpire entrambi i mercati. Il Giappone, infine, resta interessante nonostante la sua forte esposizione all’export verso gli USA. I titoli giapponesi sembrano sottovalutati e, con riforme in corso e un'inflazione moderata, potrebbero offrire sorprese positive.
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