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Crescita sotto attacco

30/10/2018

Nessun fattore, preso individualmente, è motivo di preoccupazione o può portare a un rallentamento. Le preoccupazioni si basano sul peso cumulativo di tutti quei fattori che alla fine si ripercuoteranno sulla crescita.

Nonostante la solida crescita globale, vi sono molti fattori contrastanti all’orizzonte. Al momento c’è in atto una battaglia macro, tra coloro che sono convinti che una solida crescita globale continuerà a essere favorita da un "ciclo virtuoso" (maggiore occupazione, salari migliori, maggiori investimenti delle imprese, una ripresa delle esportazioni, ecc....) e coloro, invece, che pensano che l'economia globale rallenterà a causa dei fattori negativi. Il team di Natixis ha individuato cinque fattori che potrebbero pesare sulle sorti della crescita dell'economia globale. 

Il primo e più importante fattore da tenere in considerazione è la politica delle Banche Centrali, prima fra tutte quella americana. La Fed, secondo il presidente Powell, è ancora ben lungi dall’essere “neutrale” e il Fomc non mostra segni di voler rallentare gli aumenti dei tassi con un’inflazione ora pari o superiore all’obiettivo del 2% e una disoccupazione al di sotto del livello di “piena occupazione”. Le banche centrali non vogliono togliere il terreno all’economia globale, ma la Fed sta alzando i tassi e questo inizierà a minare l’economia statunitense e globale. Inoltre, le altre banche centrali stanno assorbendo liquidità in vista della fine del Qe, anche se non stanno ancora aumentando esplicitamente i tassi.

Il secondo fattore da considerare è la guerra commerciale tra US e Cina che è in grado di danneggiare le due grandi economie. A differenza dell’accordo Nafta 2.0, le tensioni tra Usa e Cina non riguardano realmente il commercio. Si tratta di politica industriale. Con l’aumento del costo del lavoro in Cina, essa non è più il produttore a più basso costo del mondo (perdendo contro alcuni paesi vicini, come Vietnam, Thailandia, Malesia e Indonesia). Il risultato è che la Cina deve migliorare la catena del valore e produrre beni a più alto valore aggiunto. Gli Stati Uniti possono “vincere” questa guerra commerciale in termini relativi, ma entrambi i paesi ne risentiranno in termini assoluti.

In terzo luogo, lo stimolo fiscale statunitense scompare. Ancora una volta, questa non è una previsione, ma solo il riconoscimento che la maggior parte degli effetti dello stimolo si verificheranno nel 2018 e svaniranno nel 2019. Cosa potrebbe far sì che lo stimolo abbia degli strascichi di crescita più duraturi? Aumenti di produttività, ma non capita di vederli di frequente. Ci sono poche prove che lo sgravio fiscale abbia dato spinta negli investimenti delle imprese, stimolando gli aumenti di produttività e stimolando una maggiore crescita dal lato dell’offerta.

Brexit: date le complessità di fondo della politica britannica, non abbiamo previsioni chiare su Brexit. Senza una chiara tabella di marcia, vediamo una serie di possibili shock dell’offerta che vanno da leggermente negativi a potenzialmente catastrofici. La probabilità che si raggiunga un accordo dell’ultimo minuto in grado di preservare in gran parte le relazioni economiche Regno Unito/UE è relativamente bassa.

Infine, il recente stimolo fiscale americano rischia di svanire poiché i Democratici hanno il 65% di possibilità di riconquistare la Camera dei Rappresentanti statunitensi. No, i Democratici non saranno in grado di retrocedere né sul recente pacchetto fiscale né sul programma di deregolamentazione dei presidenti, ma qualsiasi nuova proposta è già morta. Girano voci che sia i Democratici che i Repubblicani potrebbero essere d’accordo su un disegno di legge sulla spesa per le infrastrutture, ma sembra improbabile. Significherebbe concedere a Trump una “vittoria”, cosa che i Democratici sono riluttanti a fare, e con i disavanzi alle stelle, non c’è molto spazio fiscale per realizzarla.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

crescita fattori banche centrali dollaro
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