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Una penalizzazione eccessiva per il reddito fisso emergente

14/11/2018

Diversamente dai precedenti periodi di turbolenza, il crollo di quest’anno delle obbligazioni dei mercati emergenti non è stato causato da un brusco rallentamento dell’economia globale, o da uno schianto generalizzato del mercato azionario, o addirittura dal collasso dei prezzi delle materie prime.

È stata invece una combinazione di minacce latenti: i rischi posti da un accumulo di debito societario dei mercati emergenti; l’impatto di un dollaro forte su Paesi e società con debito in dollari; il costante ritiro dello stimolo monetario in tutto il mondo e l’aumento dei tassi statunitensi; l’impatto dei dazi doganali sulle merci di provenienza cinese.

Un quadro che ha incoraggiato gli investitori a prendere profitti dopo l'incredibile corsa del 2017. Parte della rivalutazione delle obbligazioni e delle valute dei mercati emergenti era giustificata. Le previsioni di crescita per le economie emergenti sono state riviste al ribasso, nell’incertezza legata al fronte commerciale, e il loro differenziale di crescita rispetto alle economie sviluppate non è più in aumento. Contemporaneamente, devono adeguarsi alla costante inversione della politica monetaria da parte della Fed. Ma proprio come era cresciuto troppo velocemente nel 2017, il mercato è anche tornato indietro troppo bruscamente da allora.

Le prospettive economiche possono apparire meno rosee, ma sono ancora positive. Tutto sommato, i fondamentali economici dei mercati emergenti rimangono solidi: i livelli del debito governativo sono generalmente contenuti, i saldi delle bilance commerciali sono robusti, così come le riserve in valuta estera, mentre la domanda interna rimane solida.

I responsabili delle politiche dei mercati emergenti hanno ampiamente risposto alla turbolenza con manovre ben calibrate. I tassi d’interesse sono stati aumentati e rafforzati con aggiustamenti fiscali. Nel frattempo, tassi di cambio flessibili hanno contribuito ad ammortizzare i colpi. Di conseguenza, molte economie dei mercati emergenti sono uscite dalla tempesta dei mercati sostanzialmente illese. Infatti, gli ultimi dati indicatori anticipatori dei mercati emergenti sono migliorati su base trimestrale, e attualmente sono ben al di sopra della media mobile su tre anni.

Secondo il team di Pictet, il premio offerto dal debito dei mercati emergenti pare adesso interessante. Le valute dei mercati emergenti sono più che mai convenienti rispetto al dollaro da almeno due decenni a questa parte, secondo i parametri di valutazione del team: sono, infatti, sottovalutate di circa il 20% rispetto al dollaro, con il renminbi al livello più conveniente di sempre sulla base della parità di potere di acquisto. Nel frattempo, le obbligazioni in valuta locale dei mercati emergenti presentano un rendimento del 6,5% rispetto ai circa 350 punti base offerti dalle obbligazioni high yield statunitensi. Inoltre, i flussi negli attivi dei mercati emergenti sono migliorati nelle scorse settimane, una tendenza secondo Pictet destinata a continuare e a offrire sostegno alla classe di attivi.

Altrove nell'universo del reddito fisso, Pictet ritiene poco interessanti le obbligazioni societarie dei mercati sviluppati, soprattutto tra gli emittenti non-investment grade. Il team è  preoccupato per l’impatto che gli aumenti dei tassi d’interesse statunitensi potrebbero avere sulle aziende che si sono fortemente indebitate all’epoca dell’allentamento monetario. Ad oggi, i mercati devono ancora scontare la possibilità di una stretta creditizia: entrambi i mercati obbligazionari investment grade e high yield si sono dimostrati piuttosto resilienti, nonostante i deflussi dai fondi che detenevano tali obbligazioni siano bruscamente aumentati nelle scorse settimane.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

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