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Aviva Investors: 2020, le tendenze delle Borse europee

Le possibili promesse dei mercati azionari europei per il 2020 individuate da Aviva Investors sono segnate da alcune incognite non trascurabili, come la Brexit, la guerra commerciale Usa-Cina e l'aumento dei dazi Usa sulle merci europee. Eppure ci sono oggettivi segnali rialzisti.

13/12/2019
pile di monete e grafico
2020 e tendenze degli investitori

Siamo alla fine dell’anno: è tempo di bilanci e, soprattutto, di previsioni delle possibili promesse dei mercati azionari europei per il 2020. Sicuramente, alla luce di dati oggettivi, le Borse del Vecchio continente hanno preso la strada rialzista nell’ultimo scorcio di quest’anno, dopo un avvio tra i peggiori dalla crisi del debito sovrano dell’inizio del decennio. L'indice MSCI Europe (-10% nel 2018) è scambiato a circa 15 volte gli utili, rispetto a un multiplo di 17 dell'MSCI World, sulla base delle aspettative di utili per il 2019. “Con il senno di poi - dice Edward Kevis, european equities portfolio manager di Aviva Investors -, si potrebbe sostenere che le azioni europee erano diventate così poco costose da rendere inevitabile una loro ripresa”.  

Se da una parte la performance che hanno scritto nel terzo trimestre gli dà ragione (l'MSCI Europe ha fatto meglio dell’MSCI Usa, rispettivamente +2,59% e +2,19%), dall’altro lo stesso analista segnala che all’orizzonte ci sono incognite che non si possono trascurare: dalla Brexit alla guerra commerciale Usa-Cina, all’aumento dei dazi statunitensi sulle merci europee. L’esperto, in particolare, ha individuato tre principali tendenze del mercato azionario europeo per il prossimo anno su cui gli investitori dovrebbero concentrare la loro attenzione. In primo luogo, dice, “i rischi macro rimangono, ma dovrebbero diventare meno incerti”.  

Una delle chiavi sarà la guerra commerciale Usa-Cina

La dipendenza delle Borse europee dal commercio globale sta venendo meno, grazie alla ‘generosità’ della Bce, a un maggiore ottimismo su una soluzione della guerra commerciale Usa-Cina e all’estensione delle trattative sulla Brexit. Nel 2020 la concomitanza con le elezioni politiche Usa, inoltre, dovrebbe spingere Washington ad accelerare nei negoziati con Pechino, dando così un’ulteriore sostegno ai mercati. Il Presidente Usa è infatti consapevole che dalla fine della prima guerra mondiale, tutti i presidenti uscenti sono stati rieletti quando l'economia cresceva. Al contrario, quasi tutti quelli che hanno dovuto affrontare una recessione nei due anni precedenti le elezioni - compresi George HW Bush, Jimmy Carter e Gerald Ford – hanno perso. Ma Donald Trump, per il suo bacino elettorale, non può permettersi di essere troppo generoso con la Cina e questo potrebbe portare volatilità.  

La maggior parte delle brutte notizie è stata prezzata dai mercati

Anche se l'indice azionario europeo è scambiato leggermente sopra la sua media di prezzo di lungo periodo rispetto agli utili attesi, secondo Kevis, “c'è ancora molta dispersione tra i settori”. I titoli ciclici ad alto rischio sistemico, più esposti alle condizioni economiche, sono generalmente andati peggio delle società con un coefficiente più difensivo e basso. L’industria automobilistica, ad esempio, è scambiata a circa 9 volte gli utili rispetto alle utilities che, sulla base delle stime del 2019, sono scambiate a circa 16 volte gli utili. Questo divario, stima, “potrebbe ridursi l'anno prossimo” perché “la maggior parte delle cattive notizie sembrano essere state prezzate, con un potenziale di rialzo nel caso di stabilizzazione o miglioramento” dell’economia. I settori che attualmente sottoperformano (come automotive, banche ed energia) possono quindi avere “il potenziale per un miglioramento degli utili rispetto a settori che godono di valutazioni più elevate come beni di prima necessità, utilities, alimentare e bevande. Oltre a un contesto macroeconomico più sano, le aspettative di guadagni più stabili o addirittura più elevati potrebbero spingere i titoli di questi settori”. 

Le potenzialità di settori come auto e sanità

Secondo il manager di Aviva Investors “piuttosto che posizionare i portafogli anticipando gli sviluppi macro, gli investitori probabilmente trarranno maggiori vantaggi scegliendo le azioni che ritengono sottovalutate”. E titoli non prezzati correttamente, sottolinea, “si possono trovare in qualsiasi settore”. In quello automobilistico, ad esempio, le tensioni commerciali globali e i cambiamenti strutturali hanno ridotto i multipli di valutazione. Alcune aziende hanno affrontato queste sfide rafforzando i bilanci - tagliando i costi, riducendo le scorte e migliorando i flussi di cassa – con una maggiore ammortizzazione finanziaria in tempi di incertezza. Nel lungo termine, tuttavia, la capacità di trarre vantaggio dai trend del settore, come il passaggio a veicoli autonomi ed elettrici, determinerà anche le prospettive delle singole aziende. Si potrebbero trovare occasioni anche in settori che devono affrontare forti venti contrari. Uno di questi, secondo Kevis, potrebbe essere la sanità che può “diventare maggiormente volatile nel caso in cui abbia negli Usa un ruolo centrale, sia nella campagna elettorale del partito democratico sia di quello conservatore”. Un punto chiave della contesa è proprio il prezzo dei farmaci. Pertanto, le aziende che beneficiano di fondamentali solidi e valutazioni interessanti, combinati con rischi di pricing dei farmaci minori, potrebbero sovraperformare.

A cura di: Fernando Mancini

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