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BCE: taglia i tassi, ma potrebbe aver raggiunto una pausa
Le aspettative di ulteriori tagli si sono ridotte, al 20 per cento per un nuovo taglio a luglio. Si rafforza l’ipotesi di una pausa estiva, con un tasso previsto per fine anno più alto rispetto alle stime precedenti. Pesano le incertezze legate ai conflitti geopolitici e ai dazi commerciali.

In linea con le attese dei mercati, lo scorso 5 giugno la BCE ha tagliato i tassi di 25 punti base, portando il tasso sui depositi al 2%, con una decisione sostenuta dalla quasi unanimità del Consiglio direttivo (solo un membro ha votato per una pausa). Questa mossa nasconde la soddisfazione dei policymaker per il quadro inflativo che si sta delineando: in maggio, infatti, il tasso è scivolato sotto il target del 2%, grazie al calo dei prezzi energetici e al rafforzamento dell’euro. La reazione dei mercati è stata piuttosto modesta. Forse, secondo la chiave di lettura RBC BlueBay, si aspettavano irrazionalmente un atteggiamento ancora più accomodante, mentre abbiamo visto una discesa dei rendimenti e un rafforzamento dell’euro, favorito in questa dinamica anche dalla debolezza dei dati statunitensi.
Contesto macroeconomico ancora fragile
Ma lo sguardo degli investitori è principalmente rivolto al futuro, come dimostra il fatto che hanno dato più peso alle parole della Presidente della BCE, Christine Lagarde, la quale ha tenuto una linea prudente ma chiara, quando ha affermato che: “siamo in una buona posizione” dopo questo taglio, sottolineando la volontà di proseguire con un approccio “meeting by meeting” e “data-dependent”. L’Eurotower ha quindi evitato di fornire indicazioni sui prossimi passi, rendendo evidente la volontà di navigare con flessibilità in un contesto macroeconomico ancora fragile e segnato da rischi geopolitici e commerciali. Ecco allora che ci si concentra sull’inflazione, il cui percorso di rientro - secondo le previsioni - dovrebbe essere agevolato sia dalla forza della valuta unica, come dall’ipotesi di un’energia meno costosa.
Le nuove stime su inflazione e PIL
La stima dell’inflazione aggiornata dalla BCE mostra una revisione al ribasso dell’headline: per il 2025 dal 2,3% al 2% e per il 2026 dall’1,9% all’1,6%. Il dato core, invece, resta stabile, mentre le previsioni di crescita del PIL vengono confermate (0,9% nel 2025 e 1,3% nel 2027), ad eccezione del 2026, lievemente corretto in calo (all’1,1% dall’1,2%). Per il quadro macro, la BCE in questo caso riconosce - come evidenzia AcomeA SGR - la possibilità che la spesa pubblica per difesa e infrastrutture, unita a un mercato del lavoro resiliente, possa sostenere la domanda interna. Tuttavia, i rischi sulle prospettive restano: la guerra commerciale con gli Usa, l’instabilità geopolitica e una possibile frammentazione delle supply chain continuano a rappresentare fattori di incertezza, sia al ribasso che al rialzo per l’inflazione.
Il mercato si interroga sulle prossime mosse della BCE
Così, dopo la mossa di giugno, le aspettative di un altro taglio a luglio sono crollate. I mercati ora attribuiscono solo il 20% di probabilità a una simile mossa, mentre cresce la convinzione che la BCE possa prendersi una pausa estiva. Infatti, per fine anno il tasso terminale atteso è leggermente salito, al 1,58%, suggerendo un percorso di allentamento più contenuto di quanto previsto fino a poche settimane fa. Kaspar Hense di RBC BlueBay ha sottolineato che, per ora, la BCE può rivendicare un “atterraggio morbido” per l’economia dell’Eurozona. La sfida sarà mantenere l’equilibrio tra stabilità dei prezzi e sostegno alla crescita, soprattutto se le tensioni commerciali con gli Stati Uniti dovessero peggiorare: non bisogna infatti dimenticare che c’è il rischio che i dazi salgano fino al 50%, come minacciato dall’Amministrazione Trump.
BCE: approccio accomodante, ma non troppo
La BCE ha quindi aperto la porta a un ciclo di allentamento, ma con prudenza. Il primo passo è compiuto, ma le prossime mosse saranno calibrate con attenzione ai dati e ai rischi globali. Il tono accomodante mantenuto da Lagarde rassicura i mercati e punta a sostenere l’economia, ancora esposta a forti incertezze - come la guerra Russia-Ucraina (inciderebbe sui costi dell’energia) e i dazi statunitensi (potrebbero frenare l’export Ue) – che rischiano di alimentare nuove pressioni. A margine della riunione, Lagarde ha anche dissipato ogni voce su un possibile abbandono anticipato del suo incarico per assumere un ruolo al World Economic Forum, riaffermando l’intenzione di rimanere in carica fino alla scadenza naturale del mandato, nell’ottobre 2027.