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Bce: tassi invariati, ma attenzione all’inflazione

Le pressioni inflative hanno spinto la Bce ad annunciare la fine degli acquisti netti in ambito Pepp per la fine del prossimo marzo. Preoccupano le conseguenze generate dal comparto energetico. L’inflazione, a quanto prevedono, rimarrà alta per altri sei mesi dopo lo shock energia.

05/01/2022
valvola termostatica poggiata sopra un tappeto di euro
La Bce ha confermato i tassi d'interesse, ma tiene sotto controllo l'inflazione

Tutto come previsto: la Bce è rimasta al palo nonostante le accresciute tensioni inflative, ma ha preparato il terreno per un progressivo restringimento delle redini. Il consiglio direttivo, infatti, da un lato ha confermato i tassi e la forward guidance e, dall’altro, ha annunciato (per il prossimo 31 marzo) la fine degli acquisti netti previsti dal Pepp. Gli acquisti, nell’ambito di questo programma, continueranno per tutto il primo trimestre del 2022, ma a un ritmo ridotto rispetto all’ultimi tre mesi.

Insomma, l’Eurotower ha previsto una strategia di uscita molto morbida dalle misure straordinarie adottate per aiutare l’economia a fronteggiare l’emergenza Covid. L’obiettivo è di non strozzarne la ripresa e, comunque, di ‘pilotare’ i mercati a un mercato creditizio meno espansivo senza provocare choc. Proprio con questo obiettivo aumenterà gli acquisti in ambito App, a 40 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre e a 30 miliardi nel terzo, per tornare, nell’ottobre del 2022, ai 20 miliardi al mese.

Le pressioni sui prezzi arrivano dal caro-gas

La spada di Damocle che pende sui mercati resta l’inflazione che, a conti fatti, si sta rivelando più ostinata e meno provvisoria di quanto previsto. Le principali pressioni sono generate dal settore energetico, che probabilmente ancora non ha ‘scaricato’ a valle tutti i suoi effetti. I prezzi del gas in Europa sono aumentati così tanto (+500% solo lo scorso anno), sulla spinta, come segnala Tomasz Wieladek, economista di T. Rowe Price, del freddo che ha caratterizzato l’inverno 2021.

Le scorte di gas europee sono scese a livelli insolitamente bassi, non reintegrate durante l’estate a causa della manutenzione e della riduzione dell’offerta. In questo senso è montato anche il sospetto che la russa Gazprom, uno dei principali fornitori, abbia ridotto le forniture per accelerare l’approvazione da parte dell’UE del gasdotto Nord Stream 2.

Tensioni ancora alte per sei mesi dopo shock energia

L’inflazione dell’Eurozona rimarrà probabilmente a un livello elevato per sei mesi dopo lo shock dei prezzi dell’energia, con effetti su consumatori e le stesse aziende energetiche. Anche le imprese affrontano costi energetici più alti e, storicamente, le imprese dell’Eurozona li hanno spesso trasferiti ai consumatori. Questo, avverte Wieladek, porta a un potenziale rincaro dei beni e servizi, il che potrebbe, almeno temporaneamente, apparire come un’inflazione su larga scala per la maggior parte dei consumatori. Siccome il rincaro del gas è senza precedenti, i Governi ne hanno mitigato l’impatto con politiche fiscali (visto che in molti Paesi tasse e imposte costituiscono un terzo del prezzo dell’energia al dettaglio). Di conseguenza, l’inflazione rimarrà probabilmente sopra l’obiettivo del 2% della BCE almeno fino alla metà del 2022.

L’effetto perverso dell’inflazione ‘energetica’

Benché i banchieri centrali continuino a rassicurare i mercati che l’attuale tensione sui prezzi è temporanea, l’esperto di T. Rowe Price ci ricorda che gli shock dei prezzi dell’energia possono comunque portare in diversi modi a un’inflazione più persistente. Tra questi c’è l’effetto secondario, che rischia di scatenare un effetto perverso. Nel caso di un marcato rialzo dell’inflazione, i lavoratori tendono a chiedere una compensazione in termini di crescita dei salari. Questa, se non accompagnata da una maggiore produttività, rischia di sfociare in una maggiore inflazione futura, per la quale i lavoratori chiederanno un’ulteriore crescita dei salari l’anno successivo. Un circolo vizioso che potrebbe portare facilmente a un’inflazione stabilmente più alta.

I Governi assicurino una transizione graduale

Per tutti questi motivi, secondo l’economista, è quanto mai importante che i Governi si assicurino che questa transizione sia graduale e coordinata con il lato della domanda dell’economia, in modo da evitare un periodo prolungato di alta inflazione, come negli anni ‘70. Nonostante questo, Wieladek ritiene che comunque, alla fine, l’inflazione probabilmente scenderà. Tuttavia, sottolinea, i rischi al rialzo sono più alti oggi di quanto sperimentato negli ultimi due decenni.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

bce inflazione tassi
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