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Export: cresce il Made in Italy, +3% nel primo trimestre 2025

Gli Usa restano il primo mercato in crescita per il Made in Italy, più 12 per cento tendenziale, seguiti da Germania, Spagna, Svizzera e un forte +22 per cento verso gli Emirati Arabi. Promos Italia sottolinea l’importanza del sostegno locale all’internazionalizzazione, soprattutto per le PMI.

03/07/2025
pila di monete e banconote, sullo sfondo bandiera italiana
Analisi sull'export italiano nel primo trimestre 2025

Nei primi tre mesi di quest’anno, nonostante il ‘‘terremoto’’ dei dazi statunitensi, l’Italia ha dimostrato di saper stare al passo con i mercati internazionali. Le esportazioni sono cresciute del 3% rispetto allo stesso periodo del 2024, toccando la cifra di 160 miliardi di euro. Anche il nostro import ha segnato un aumento, del 6%, per un totale di oltre 150 miliardi. Insieme, questi due flussi generano in questo periodo un interscambio commerciale pari a 311 miliardi, in crescita del 5%. È quanto emerge da uno studio di Promos Italia, la struttura del sistema camerale che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane, sulla base dei dati Istat–Coeweb. Sono numeri che raccontano di un’Italia che, nonostante le sfide del contesto globale, continua a vendere all’estero e a importare beni e servizi, mantenendo vivo il dialogo con il resto del mondo.

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Scambi commerciali: la Lombardia guida, ma corre tutto il Centro-Nord

A guidare la classifica delle regioni c’è, come da tradizione, la Lombardia: tra gennaio e marzo ha realizzato quasi 87 miliardi di scambi commerciali, con una crescita del 4%. Le esportazioni lombarde valgono 41 miliardi, in leggero aumento (+1%), mentre l’import cresce più rapidamente, arrivando a 46 miliardi (+7%). Dietro alla Lombardia troviamo il Veneto, con 36 miliardi di interscambio (+2%) e l’Emilia-Romagna, che supera i 34 miliardi (+3%). Ma la vera sorpresa arriva da regioni più piccole, ma in forte crescita. La Toscana, ad esempio, ha visto salire i suoi scambi a 29 miliardi (+12,3%), trainata da un export da 16 miliardi (+8%). Sullo stesso piano il Friuli-Venezia Giulia, che ha fatto segnare un aumento ancora più deciso: +18%, con 6 miliardi di export, in crescita del 26%.

Firenze di slancio, Milano solida, Trieste sorprende

Anche tra le province non mancano le sorprese. Milano resta la prima in assoluto, con 36 miliardi di scambi (+4,2%), ma con un export stabile (14 miliardi, -0,6%). Il vero exploit lo firma Firenze, che vola a 12 miliardi di interscambio, con una crescita del 34%, grazie soprattutto alle esportazioni, salite a 7 miliardi (+30%). Il capoluogo toscano sorpassa Roma, che si ferma a 10 miliardi (+5%), pur registrando un ottimo +22% nell’export. Colpiscono anche alcune province solitamente meno sotto i riflettori, ma protagoniste di veri e propri balzi: Trieste cresce del 184% (3 miliardi di scambi), Rieti del 41%, L’Aquila del 33%, Ravenna, Forlì, Rovigo e Monza tutte con aumenti a doppia cifra.

Dove esporta l’Italia? Usa, Germania e Regno Unito in testa

Tra i Paesi con cui l’Italia sta rafforzando di più le relazioni commerciali spiccano gli Stati Uniti, dove l’export è cresciuto del 12% rispetto al primo trimestre 2024, raggiungendo i 19 miliardi. Performance che viene esaltata dalla problematica dazi, che ha segnato il periodo, dopo il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Seguono Germania (+5%, per un totale di 19 miliardi), Spagna (+10%, 9 miliardi), Svizzera (+11%, 8 miliardi), Regno Unito (+9%, 7 miliardi) ed Emirati Arabi Uniti, dove le esportazioni italiane sono aumentate del 22%.

Esportazioni: le imprese sanno competere, serve sostegno locale

Questi numeri, sottolinea Giovanni Da Pozzo, presidente di Promos Italia, dimostrano quanto sia importante l’internazionalizzazione per far crescere le imprese italiane. Anche in un contesto globale complicato, le esportazioni tengono e mostrano segnali positivi, soprattutto nei mercati strategici per il Made in Italy, come gli Stati Uniti, il Regno Unito e gli Emirati Arabi. Il compito della struttura, ha aggiunto, è quello di accompagnare soprattutto le piccole e medie imprese in questo percorso, puntando su strategie locali e su una rete di collaborazione con enti e associazioni.

A cura di: Fernando Mancini

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