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Italia: la crescita resiste al giro di boa del 2025
Gli USA hanno visto una contrazione del PIL nel primo trimestre, mentre in Cina la domanda interna resta debole. L’export cinese è in calo e l’OCSE ha rivisto al ribasso le stime globali. I mercati restano volatili, con i classici beni rifugio come Treasury e dollaro che mostrano debolezza.

Il primo semestre del 2025 si chiude con un’economia mondiale ancora fragile, rallentata da tensioni geopolitiche, guerre in corso e politiche commerciali sempre più incerte. Gli scambi tra le grandi potenze sono diventati imprevedibili: tra annunci di nuovi dazi, sospensioni e negoziati inconcludenti, le relazioni commerciali internazionali - a seguito della politica Usa - restano in bilico. Questa instabilità - secondo il bollettino di luglio di Banca d’Italia - ha effetti concreti sulla crescita globale, che sta rallentando in modo sensibile. In questo contesto, l’Italia mostra segnali di tenuta. Nel primo trimestre dell’anno il nostro Pil è cresciuto dello 0,3%, trainato dai consumi, dagli investimenti e, in parte, dall’export degli Usa.
+0,6% le stime per il Pil per l’intero 2025
Anche la manifattura italiana, dopo un lungo periodo di difficoltà, ha iniziato a dare segnali positivi, pur restando vulnerabile agli shock esterni. Tuttavia, nel secondo trimestre la crescita ha rallentato, colpita dal calo della domanda estera e dalla scarsa fiducia delle famiglie e delle imprese. Nonostante tutto, le stime per l’intero anno di Via Nazionale prevedono una crescita dello 0,6%, destinata a salire leggermente nel biennio successivo. Anche sul fronte estero, l’Italia mantiene una solida posizione. La bilancia dei pagamenti resta in attivo e gli stranieri continuano a comprare titoli di Stato italiani: segnale di fiducia nei confronti del nostro Paese. Per contro, l’export ha però mostrato una flessione nei mesi primaverili.
Mercato del lavoro italiano sempre robusto
Il mercato del lavoro italiano continua a sfornare robusti dati, molto interessanti in prospettiva per la nostra economia: nel primo trimestre, il numero degli occupati è aumentato dello 0,7% e la disoccupazione si è mantenuta su livelli storicamente bassi. I posti sono cresciuti soprattutto nei settori dei servizi e delle costruzioni. Nel frattempo, i salari, in termini nominali, stanno salendo più dell’inflazione, ma il loro potere d’acquisto non è ancora tornato ai livelli del 2021. Per quanto riguarda i prezzi, l’inflazione resta stabile attorno al 2%, sostenuta soprattutto dai servizi, mentre i beni non energetici registrano aumenti contenuti. Le stime di Bankitalia indicano un’inflazione media dell’1,5% nel 2025 e nel 2026, con un ritorno al 2% nel 2027.
Banche ancora ‘rigide’ nel concedere i prestiti
Anche il credito bancario mostra timidi segnali di ripresa. Il taglio dei tassi ha sì ridotto il costo del denaro, ma la domanda di prestiti da parte delle imprese, soprattutto le più piccole, resta debole. In questo contesto, Via Nazionale rileva che le banche mantengono ancora criteri di concessione rigidi, di riflesso all’incertezza economica. Infine, i conti pubblici italiani sono in linea con gli obiettivi europei. Per questo, la Commissione Ue nel suo pacchetto di primavera ha valutato positivamente il percorso di riduzione del disavanzo. Una conferma importante che - sottolinea Banca d’Italia - rafforza la credibilità del nostro Paese in un momento in cui la fiducia è una risorsa preziosa.
Un’economia mondiale fragile
Per la prima volta dopo tre anni, il Pil degli Stati Uniti ha registrato una contrazione nel primo trimestre. Questo calo è legato soprattutto a un’impennata temporanea delle importazioni, causata dalla corsa ad acquistare beni prima dell’aumento dei dazi annunciati ad aprile. Anche in Cina la situazione non è brillante: la domanda interna resta debole e il settore immobiliare è sempre in crisi. L’export cinese, che aveva sostenuto l’economia, ora sta calando. In questo contesto, l’OCSE ha rivisto in calo le proprie stime di crescita per l’intero pianeta. Di riflesso anche i mercati finanziari hanno risentito del clima incerto. Le Borse, dopo il tonfo iniziale legato ai dazi, hanno recuperato terreno, sostenute dalla momentanea sospensione delle nuove tariffe. Nel frattempo, i porti che un tempo si consideravano sicuri non sono più così tanto ‘‘sicuri’’: dai Treasury Usa al dollaro.