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BCE: verso una graduale normalizzazione della politica monetaria
Le future mosse della BCE saranno guidate dai dati, procederà con cautela, senza seguire un percorso predeterminato e si riserva di intervenire in modo flessibile, in base all’evoluzione del contesto. Il messaggio è di fiducia ma senza euforia, con uno spiraglio verso una fase meno restrittiva.

La BCE, con il taglio di 25 punti base deciso il 5 giugno 2025, ha compiuto il primo passo verso una possibile svolta nella politica monetaria. Dopo mesi di tassi fermi ai massimi storici per contrastare l’inflazione, il Consiglio direttivo ha optato per un segnale distensivo. Il tasso sui depositi presso la BCE – parametro di riferimento per orientare il costo del denaro nell’Eurozona – è stato ridotto, ma accompagnato da un messaggio preciso per chi è tentato dalla speculazione: non ci sarà nessun automatismo, ma solo gradualità e molta attenzione ai dati macroeconomici che saranno pubblicati nel frattempo.
Il taglio dei tassi arriva in un contesto di inflazione in calo, anche se ancora lontana da essere considerata domata in modo strutturale. A preoccupare, più dei titoli in discesa, resta l’inflazione di fondo, che esclude alimentari ed energia, più instabile e difficile da governare. È su questa che si concentra ora l’analisi della Banca Centrale, che continua a puntare a un ritorno duraturo del tasso d’inflazione al 2% nel medio periodo. La trasmissione della politica monetaria, l’effettivo impatto delle decisioni sui tassi sull’economia reale – dal credito ai consumi, fino agli investimenti – è un altro fattore chiave. L’Eurotower, con la frenata visibile in vari settori e un raffreddamento dei prezzi più evidente, ha ritenuto giunto il momento per un primo allentamento, seppure ancora molto prudente.
Decisioni BCE guidate dai dati, non dalle aspettative
Christine Lagarde e il Consiglio direttivo hanno sottolineato - anche nel report - che le future decisioni saranno prese ‘‘riunione per riunione’’. In altre parole, non ci sarà un sentiero già tracciato per i tassi: ogni passaggio sarà quindi calibrato alla luce dei dati economici e finanziari, delle previsioni aggiornate e della risposta dell’economia reale. La BCE ribadisce quindi che ‘‘l’orientamento della politica monetaria sarà guidato dai dati’’, lasciando intendere che anche eventuali sorprese sull’inflazione o sulla crescita potranno cambiarne rapidamente la direzione.
Pronti a tutto, in un contesto macroeconomico ancora fragile
Il contesto resta fragile e la BCE non lo nasconde. L’instabilità geopolitica, le tensioni sui mercati globali e l’evoluzione imprevedibile dei prezzi energetici sono infatti fattori che impongono cautela. Per questo, il Consiglio direttivo ha ribadito la sua disponibilità a usare tutti gli strumenti disponibili, sia per raffreddare eventuali nuove fiammate inflazionistiche, sia per evitare che un eccesso di rigidità metta in crisi la ripresa. Insomma, la BCE ha aperto un piccolo spiraglio, ma non ha abbassato la guardia. Il concetto chiave - secondo il punto di vista dei mercati - diventa la credibilità nella transizione: la BCE - in particolare - vuole mostrarsi capace di reagire ai miglioramenti, senza apparire né compiacente né troppo aggressiva. Il rischio, altrimenti, è duplice: da un lato alimentare aspettative di tagli rapidi e prolungati, dall’altro deludere chi attende un allentamento più deciso.
BCE: il messaggio ai mercati è di fiducia, ma senza euforia
La reazione dei mercati è stata infatti positiva ma contenuta, segno che gli operatori avevano in gran parte già anticipato la mossa. Il vero tema ora è cosa succederà nei prossimi mesi: ci sarà un secondo taglio? Quanto bisognerà attendere? Per ora, l’unica certezza è che la Banca Centrale non intende correre. Ma se l’era dei rialzi sembra conclusa, quella dei tassi bassi non è comunque ancora tornata. Siamo nel mezzo: un territorio nuovo, dove ogni mossa sarà pesata con estrema attenzione.