- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Giappone: l’azionario corre tra accordi con gli Usa e riforme
Dal 2012 il Giappone ha rafforzato trasparenza e attenzione al valore per gli azionisti con i programmi di buyback. La crisi demografica spinge verso maggiore produttività e competitività. Tra i settori promettenti spiccano la finanza, l’industria, la difesa, la tecnologia e i semiconduttori.

La Borsa giapponese, dopo anni di crescita debole e di valutazioni contenute, sembra trovare una nuova energia. Il ‘‘Liberation day’’ dichiarato in aprile da Trump, è stato l’inizio del forte rialzo per il Nikkei 225, che ha toccato i massimi in agosto. Dietro tale performance c’è un mix di elementi internazionali, riforme interne e cambiamenti strutturali che ridisegnano il ruolo del Giappone nell’economia globale e che aprono a opportunità d’investimento.
Un passaggio chiave è stata l’intesa con gli Usa, che ha fissato al 15% i dazi sull’export giapponese, livello molto più basso del 25% inizialmente minacciato. La novità più significativa è stata l’inclusione del settore auto, cruciale visto che i veicoli generano circa l’80% del deficit commerciale Usa col Giappone. Per Tokyo si è trattato di una vittoria strategica: proteggere il cuore pulsante della sua industria significa garantire stabilità a uno dei motori principali dell’economia nazionale.
La politica monetaria statunitense come leva di sostegno
A rafforzare l’ottimismo contribuisce, secondo Daniel Hurley, portfolio specialist di T. Rowe Price, anche la politica monetaria Usa, con la Fed che si prepara a tagliare i tassi in autunno. Una mossa che, riducendo il rendimento degli investimenti più sicuri, dovrebbe spingere i capitali verso asset più rischiosi come le azioni. E il Giappone, essendo un mercato aperto e ciclico, è tra i beneficiari naturali di questo scenario. I tassi più bassi, infatti, sostengono la liquidità globale e favoriscono i Paesi con forte vocazione all’export e all’innovazione industriale.
Giappone: tornano inflazione e crescita dopo decenni di stagnazione
Oltre agli stimoli esterni, anche l’economia domestica mostra segnali di cambiamento. Dopo quasi trent’anni di deflazione e crescita anemica, il Paese sembra finalmente avviato verso una fase più dinamica. L’inflazione, pur ancora contenuta, si sta consolidando e la crescita economica appare più solida rispetto al passato. Questa transizione ha conseguenze importanti anche per i comportamenti degli investitori locali. Storicamente prudenti e legati all’obbligazionario, famiglie e istituzioni giapponesi stanno invece iniziando a guardare con più interesse alla Borsa, spinti dalla prospettiva di rendimenti più interessanti.
Corporate governance giapponese: il motore delle riforme
Sul fronte interno, uno degli elementi più interessanti riguarda il mondo delle imprese. Dal 2012 il Paese ha intrapreso una profonda riforma della corporate governance, volta a rendere le aziende più trasparenti, responsabili e orientate al valore per gli azionisti. Negli ultimi anni questa spinta ha conosciuto una significativa accelerazione: molte società hanno avviato massicci programmi di buyback, ponendo più attenzione alla remunerazione degli investitori. Ciò ha già attirato hedge fund e grandi fondi internazionali, sempre più presenti sulla piazza. E i margini di miglioramento restano ancora ampi, considerato che circa il 50% delle società del Topix scambia con un rapporto prezzo/valore contabili inferiore a 1, segno che gli asset di molte di loro non vengono valorizzati appieno. Un’opportunità per chi è disposto a scommettere sul lungo termine.
La sfida demografica del Giappone: un freno che stimola le riforme
Accanto alle prospettive positive sono presenti anche rischi strutturali. Il più evidente è quello demografico: il Giappone è il Paese sviluppato con la popolazione più anziana e con il tasso di natalità più basso. Questo scenario inevitabilmente limita il potenziale di crescita del Pil e aumenta la pressione sui conti pubblici, gravati da una spesa sociale sempre più alta. Eppure - afferma Hurley - proprio questa sfida sta accelerando il processo di cambiamento. Con una forza lavoro in calo, il Paese non ha alternative se non aumentare la produttività, aprirsi agli investimenti esteri e rendere le proprie aziende più competitive a livello globale.
I settori giapponesi più promettenti: finanza, industria e high tech
Dal punto di vista settoriale, per l’esperto alcuni comparti sembrano offrire prospettive particolarmente interessanti. Tra questi spiccano la finanza (con la fine della deflazione e l’aspettativa di tassi più alti, banche e assicurazioni potrebbero beneficiare di margini più ampi), l’industria (le riforme aziendali, unite a un aumento della spesa pubblica e degli investimenti, aiuteranno il manifatturiero, in particolare il settore della difesa) e tecnologia e semiconduttori (il rafforzamento della sicurezza informatica e la crescente domanda globale di chip pongono il Giappone in una posizione strategica).
Parole chiave:
Articoli correlati



