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Mercati: 5 motivi per scegliere l’azionario asiatico

Le Borse asiatiche, secondo gli esperti, hanno 5 fattori a loro favore. Tra questi un’area col più alto potenziale di crescita economica, una gamma più alta di società interessanti, il pagamento di dividenti da molte più società, la resilienza dei dividendi e un pay-out ratio basso.

22/02/2022
panorama notturno di una città asiatica
Analisi sul potenziale dei mercati azionari asiatici

Le Borse asiatiche sono più di una semplice opportunità d’investimento, considerato che - nonostante l’aumento dei tassi - tutti i titoli a elevato dividendo sono attraenti per chi cerca rendimenti soddisfacenti. Infatti, come rileva Richard Sennitt, fund manager Asian Equities di Schroders, anche se spesso si tende a concentrare l’attenzione su altre aree geografiche, l’azionario asiatico può risultare molto interessante e contribuire in maniera importante alla diversificazione del portafoglio. C’è da rilevare che nella regione Asia-Pacifico (Giappone escluso) i dividend yield (il rapporto tra il dividendo unitario pagato da una determinata azione e il prezzo dell'azione stessa) sono superiori a quelli offerti da altre piazze, come ad esempio gli Stati Uniti.

L’area con il potenziale di crescita economica più elevato

Le aziende asiatiche, oltre ad offrire un ratio dividendo/prezzo più elevato, vale la pena ricordare che operano in una regione che nei prossimi cinque anni ci si aspetta beneficerà di una crescita economica nettamente superiore rispetto ad altre aree del mondo (più del 4,5% secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, a fronte di una media mondiale inferiore al 3%, di poco inferiore al 2% per gli Usa e di poco sopra all’1,5% per l’Europa). Anche se qualcuno può mettere in dubbio la correzione che ci può essere tra la crescita del PIL e i rendimenti degli investimenti, il gestore sottolinea di essere sempre alla ricerca di aziende che siano in grado di far crescere utili e dividendi nel tempo, preferibilmente in un contesto di maggiore crescita.

Una gamma più ampia di società interessanti

Guardando poi al set di opportunità presenti nei mercati asiatici, dall’analisi comparativa di società che hanno un dividend yield superiore al 3% nelle diverse aree del mondo emerge che circa il 50% delle aziende nell’Asia Pacifico (ex-Japan) e in Europa soddisfano tale criterio. Al contrario, le percentuali negli Stati Uniti e in Giappone sono di gran lunga inferiori (33% e 18% rispettivamente). Si tratta, precisa Sennitt, di una misura approssimativa, ma dimostra chiaramente che gli investitori orientati al reddito possono trovare in Asia una gamma di società interessanti più ampia. Inoltre, i dividendi provengono da un numero relativamente ampio di aziende, mentre, ad esempio, nel Regno Unito risultano molto più concentrati su un numero più ristretto.

La resilienza dei dividendi distribuiti

L’analisi mette in evidenza che meno di 10 titoli costituiscono il 50% del reddito generato dall’indice MSCI UK, mentre per l’Asia questa cifra è vicina a 50 titoli e rafforza l’universo di opportunità di cui è ricca l’area. Senza contare che il numero di titoli più elevato rende l’Asia una fonte di reddito potenzialmente più resiliente, poiché gli investitori dipendono meno dalle singole aziende. A suffragio di questa valutazione c’è un elemento chiave che gli investitori orientati al reddito dovrebbero considerare: la resilienza dei dividendi distribuiti. Il dividend pay-out ratio (rapporto fra dividendi distribuiti e utili netti) delle società che compongono l’indice Asia ex-Japan è più basso rispetto, per esempio, a quello del Regno Unito.

Il perché un pay-out ratio basso non è negativo

Questo rapporto, che a prima vista risulta sfavorevole, secondo l’esperto di Schroders, significa invece che, anche in caso di rallentamento dell’economia e di volatilità sul fronte degli utili, le aziende asiatiche hanno a disposizione un buffer (margine per parare i colpi). È stato constatato che in Asia, quando gli utili sono sotto pressione, le aziende che hanno un pay-out ratio più basso non devono necessariamente tagliare il dividendo. Al contrario, questo buffer permette loro di incrementare il pay-out ratio fino a quando i profitti non si sono stabilizzati. Un rapporto di pay-out iniziale più basso, di conseguenza, offre anche un potenziale margine per una futura crescita dei dividendi.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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