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Risparmio: i giovani italiani più attenti al futuro

I giovani italiani, secondo uno studio di Schroders, sembrano avere acquistato maggiore sensibilità verso il futuro: il 45 per cento tra i 18 e i 37 anni ammette di volere risparmiare di più una volta terminata l’emergenza sanitaria. Per contro, gli over 38 dichiarano che risparmieranno di meno.

24/08/2021
salvadanaio rosa poggiato su superficie con simboli dell'euro
Giovani italiani più sensibili in tema di risparmio

Le nuove generazioni, forti dell’esperienza maturata durante l’emergenza Covid, sembra abbiano acquistato sensibilità verso una maggiore lungimiranza in tema di risparmio. Lo shock provocato dalla pandemia è senza precedenti e ha spinto i giovani a ripensare ad alcuni loro comportamenti. È quanto emerge dal ‘Global Investor Study 2021’, ricerca che Schroders ha condotto coinvolgendo oltre 23mila investitori di 32 Paesi. Dalla lettura dei dati riferiti all’Italia, emerge che quasi la metà (45%) degli investitori del nostro Paese con età compresa tra i 18 e i 37 anni intende risparmiare di più una volta che verranno meno le restrizioni legate all’emergenza sanitaria: un’apertura che avvicina maggiormente i nostri giovani al dato del 52% rilevato tra quelli della stessa età a livello globale.

Ma gli over 38 risparmieranno di meno

Restringendo l’osservazione ai soli investitori italiani della Generazione Z (età tra 18 e 22 anni), emerge una propensione al risparmio ancora più accentuata con una percentuale del 57%, superiore anche alla media globale (52%) per la stessa fascia di riferimento. Sono dati, secondo l’analisi offerta da Schroders, da una parte confortanti in termini di crescita della consapevolezza tra i giovani sull’importanza di programmare il proprio benessere futuro. Ma, dall’altra, contrastano con il profilo che riguarda gli investitori italiani e globali over 38 anni: in questa fascia, infatti, solo il 32% degli italiani e il 43% a livello globale ha dichiarato che risparmierà di più dopo la pandemia. Eliminando le distinzioni per fasce di età, risulta che in media gli italiani intenzionati ad aumentare i risparmi dopo la fine della crisi sono il 32% contro il 46% di quelli globali.

Più investimenti perché c’è fiducia nell’economia

Più risparmio comporta più investimenti: ben il 54% degli italiani tra i 18 e i 37 anni dichiara che li aumenterà una volta che verranno meno le restrizioni, dato che sale fino al 71% per la Generazione Z, a fronte del 38% registrato tra gli over 38. Di riflesso, il 54% degli investitori italiani con più di 38 anni manterrà costante la porzione di risparmi dedicata agli investimenti, contro il 31% nella fascia 18-37 e il 14% in quella 18-22. Da rilevare che la maggior parte degli investitori italiani over 38 (il 58%) afferma che aumenterà gli investimenti in quanto ‘ha fiducia nella ripresa e crede sia il momento giusto per investire’, mentre la maggioranza dei giovani italiani (18-37 anni) giustifica questa decisione con il fatto che ‘con le riaperture il reddito crescerà e ci saranno più risorse a disposizione’.

Nel 2020 il tasso risparmio condizionato dalla crisi

Queste differenze nell’attitudine verso gli investimenti si erano già manifestate nel 2020, in piena crisi pandemica, quando il 46% degli investitori tra 18 e 37 anni (contro il 30% degli investitori italiani over 38) ha aumentato la percentuale dei risparmi allocata agli investimenti, mentre all’opposto il 47% degli investitori over 38 contro il 25% degli italiani più giovani (18-37) l’ha mantenuta costante. Tra coloro che l’anno scorso hanno investito di più, secondo quanto emerso dalla ricerca, le motivazioni sono state simili: molti hanno avuto meno spese e più risorse a disposizione (55% over 38 e 43% tra i 18-37 anni) e hanno visto nella crisi un catalizzatore in grado di creare molte opportunità sui mercati finanziari (43% over 38 e 50% tra i 18-37 anni).

I rendimenti attesi dagli italiani sono più prudenti

Per quanto riguarda i rendimenti medi annuali per i prossimi cinque anni, gli investitori italiani evidenziano come da tradizione una maggiore prudenza in termini relativi, puntando in media ad ottenere un 8,2% rispetto all’11,3% del dato globale, nonostante l’incremento rispetto allo scorso anno (7,9% contro il 10,9% del dato globale). Le attese di rendimento sono tanto più basse tra gli investitori italiani che dichiarano di avere conoscenze finanziarie di base, attestandosi al 5,7%, rispetto a quelli con conoscenze intermedie (7,4%) o avanzate (9,9%). Lo stesso si riflette a livello globale, dove i dati sono rispettivamente all’8,9%, 10,7% e 12,8%. Secondo l’analisi, una maggiore educazione finanziaria potrebbe portare gli italiani a recuperare terreno rispetto a quelli globali anche sul fronte dell’interesse riposto nei confronti del benessere finanziario.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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