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Tassi: nuova stretta da Fed e Bce. Quali le prossime mosse?

L’inflazione è destinata a rimanere alta a lungo e questo preoccupa la Fed e la Bce che, dopo il rialzo di luglio, non escludono altri ritocchi. Le decisioni future saranno comunque legate ai dati che saranno pubblicati. Intanto la Bce esclude che dietro l’angolo ci sia un taglio dei tassi.

11/08/2023
banca centrale europea
Prospettive tassi degli Stati Uniti e dell'Eurozona

Tutto come previsto: la morsa dell’inflazione persiste, rimanendo distante dai target ufficiali, e la politica monetaria della Bce e della Federal Reserve – in questo fine luglio – ha continuato a puntare al rialzo. Il Fomc, il braccio operativo della Fed – per l’undicesima volta negli ultimi dodici incontri – ha alzato i tassi di riferimento di 25 punti base, portandoli nella fascia del 5,25-5,50%. Si tratta del massimo livello dal 2021. In sintonia si è mossa la Banca Centrale Europea, che ha portato il saggio sulle operazioni di rifinanziamento principali al 4,25% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 4,50% (entrambi ai massimi dal 2007) e quello sui depositi presso lo sportello centrale al 3,75% (top dal 2001). Per l’Eurotower si tratta del nono rialzo di seguito del ciclo, iniziato nel luglio 2022.

Rimane aperta la strada per ulteriori rialzi

Il rincaro del costo del denaro era ampiamente scontato. I mercati finanziari, infatti, non hanno mostrato una particolare reazione, ma hanno semplicemente spostato l’attenzione su quello che potrebbe succedere dopo la presumibile pausa estiva. Per quanto riguarda il mercato statunitense, rileva Martina Daga, junior macro economist di AcomeA SGR, la decisione della Fed di riprendere con i rialzi era sostanzialmente prezzata perché già nella riunione del Fomc dello scorso mese era stata chiaramente indicata la possibilità di ulteriori aumenti con la mediana delle proiezioni macro di giugno, i dots, che proiettano i Fed Funds Rate al 5,60% a fine anno. Ora rimane l’incertezza sulle prossime mosse della Fed. Da una parte il suo input verbale rimane invariato rispetto a giugno, lasciando la strada aperta a ulteriori rialzi, qualora fossero necessari.

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Cruciali i dati di settembre

La Fed ha ribadito di non aver preso decisioni circa le future sue riunioni, che saranno quindi guidate dai dati. Allora, per avere una visione migliore, considerato che il suo approccio è di natura data-dependent, bisogna vedere cosa ci dicono i dati. L’inflazione di giugno ha sorpreso al ribasso e l'economia si è mostrata più resiliente del previsto, con una crescita aggiornata da "modesta" a "moderata". Nel mentre, il mercato del lavoro sta perdendo forza, ma rimane robusto con un notevole squilibrio tra domanda e offerta. Le proiezioni macro del Fomc di settembre saranno quindi cruciali – secondo Daga - per stabilire il tasso finale e la durata delle restrizioni. Siamo comunque nelle fasi finali del ciclo, con la disinflazione in corso, seppur lenta. Con gli unici dubbi relativi alla forza dell’economia e del mercato del lavoro.

Nell’Eurozona frenata in crescendo della domanda

Anche la Bce ha confermato il suo ‘refren’ quando motiva - nel comunicato della riunione del Board – che dietro all’ultimo rialzo dei tassi ci sono le prospettive di inflazione, la sua dinamica di fondo e l’intensità della trasmissione della politica monetaria. Senza contare che, pur rilevando nel frattempo segnali di rientro delle tensioni, sottolinea come l’inflazione sia destinata a mantenersi su un livello superiore all’obiettivo per un prolungato periodo di tempo. La nota, inoltre, pone l’accento sul fatto che i passati incrementi dei tassi di interesse continuano a trasmettersi con vigore. Ovvero, che le condizioni di finanziamento si sono inasprite nuovamente e stanno frenando in misura crescente la domanda, che rappresenta un fattore importante per riportare l’inflazione all’obiettivo ufficiale del 2 per cento.

Lagarde esclude tagli all’orizzonte

Le prossime decisioni saranno aperte a tutto ma, soprattutto, saranno condizionate dai dati in arrivo. Perciò, ha ammesso la Presidente, Christine Lagarde, mese dopo mese le decisioni potrebbero variare e quindi, ha precisato: “potremmo alzare i tassi o fermarci” e, comunque, “la decisione di settembre non potrebbe essere quella finale” in fatto di rialzi. Sicuramente, ha sottolineato, non ci sarà un taglio. La Bce non ha una linea predefinita, ma è determinata ad assestare un duro colpo all’inflazione. Intanto le prospettive dell’economia, dice Lagarde, restano incerte per la possibilità che le conseguenze del ciclo rialzista possano rivelarsi più forti del previsto e per gli effetti negativi sul mercato del credito (evidenziati dal calo della domanda dei mutui per il quinto trimestre di seguito).

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

tassi fed bce
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