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Temi d’investimento per animare il portafoglio nel 2017

19/12/2016

Gli analisti della banca statunitense credono che siano alcuni temi guida che gli investitori non dovrebbero perdere di vista nel processo di costruzione del proprio portafoglio per affrontare al meglio il nuovo anno.

L’era dell’eccesso di liquidità potrebbe avere i giorni contati.

L’aumento delle probabilità che l’inflazione rientri in gioco sui mercati dei paesi industrializzati implica che le politiche espansive adottate dalle banche centrali potrebbero aver intrapreso la strada del tramonto. Il team sostiene che nel 2017 i mercati potrebbero, per la prima volta dal 2006, non poter fare affidamento sulla spinta proveniente dall’espansione quantitativa. Per questo motivo, gli esperti credono che le attività più penalizzate da questo trend –le banche in primis- saranno i principali beneficiari della fine del Qe. Il primo consiglio che ne deriva è stare lunghi sui titoli bancari e corti sui bond.

La disuguaglianza potrebbe aver toccato il suo livello massimo. Le attese sono per un aumento dei salari, della spesa destinata al settore immobiliare (che potrebbe alimentare un flusso di denaro dai Reits agli immobili). Ricordiamo che i Reits sono stati tra i principali beneficiari del Qe voluto dalla Federal Reserve.

Dal team si ritiene che sia giunta l’ora di puntare sull’economia reale a detrimento di quella finanziaria e preferire settori che sono ben posizionati per raccogliere il testimone della performance come le società Usa delle costruzioni, a discapito di quelle più finanziarie come i Reits. Per la stessa ragione sarebbe preferibile destinare risorse alle società a piccola e media capitalizzazione di tipo value rispetto a quelle di tipo growth.

La maggior parte dell’elettorato Usa sta domandando provvedimenti seri contro la disuguaglianza. Questo implica meno denaro da destinare all’acquisto di assets finanziari e più risorse da utilizzare per gli stimoli fiscali o il taglio delle imposte.

E’ stato raggiunto il picco della globalizzazione. Il team ritiene che l’era dell’accelerazione del libero commercio e della mobilità dei capitali e dei lavoratori registrata tra il 1981 e il 2015 sia destinata a chiudersi. La vittoria di Donal Trump alle presidenziali Usa e l’esito del referendum britannico  sulla permanenza nell’UE non lasciano adito a dubbi. L’antiglobalizzazione significa meno deflazione e una spinta alle small caps globali. Il nuovo quadro di riferimento non esclude una guerra tra divise che potrebbe coinvolgere il Messico e la Cina contro gli Usa. L’opzione scelta dal team è stare larghi sulle small caps globali e corti sulle tecnologiche Usa.

Per proteggersi dalle tensioni commerciali tra alcuni paesi converrebbe acquistare titoli di società export oriented che trarranno vantaggio dall’eventuale svalutazione di alcune monete come la sterlina, lo yen, il renminbi e il peso messicano nel cross con l’usd.

Si raggiungerà il picco dell’inflazione. Per combattere il fenomeno le soluzioni individuate dal team sono: aumentare l’esposizione ai bond indicizzati all’inflazione; investire sui titoli delle banche nipponiche.

La volatilità sarà ancora protagonista. Il team ritiene che per coprirsi dalla volatilità una buona opzione sia offerta dai bond Usa con scadenza due anni. Infine, il mondo continuerà a cambiare e i settori più interessanti per cavalcare il trend sono la robotica e le biotecnologie.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

assets portafoglio inflazione small caps azioni
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