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Europa, attenti al petrolio

14/01/2017

Nelle analisi precedenti si era visto che i fondamentali dei paesi emergenti sono probabilmente in un processo di deterioramento storico tale da rendere impossibile ottenere i tassi di crescita del recente passato. Inoltre va considerata anche la cosiddetta trappola del medio reddito, che dimostra che solo un manipolo di nazioni asiatiche, al di fuori dell'occidente e di alcuni paesi petroliferi, è riuscita a fare il grande salto verso lo status di economia avanzata.

Nonostante un futuro tutto sommato non entusiasmante però, per il futuro immediato, diciamo nel prossimo anno, può valere la pena puntare su una sovraperformance europea rispetto agli emerging solamente nel caso di uno scenario di debolezza economica. Infatti va innanzitutto ricordato che anche l'Europa si trova di fronte a fondamentali economici a lungo destinati a rimanere modesti: l'invecchiamento generale della popolazione, il caos politico e le tendenze tecnologiche in atto coinvolgono il Vecchio Continente in prima fila.

Basti pensare che la Germania, l'economia locomotiva dell'intera Eurozona, non riesce più a crescere a un ritmo pari o superiore al 2% annuo dal 2011. Come conseguenza della debolezza generale del ciclo globale - ed europeo in particolare - i profitti delle aziende rimangono decisamente contenuti e c'è solo un caso in cui l'equity europeo potrebbe consistentemente sovraperformare gli emergenti: che si verifichi un deciso deterioramento economico. Così è successo con la mini-crisi del 2012-2013 e con l'esplosione dei problemi cinesi nel 2015. Alla base vi è una logica precisa: in fondo i listini dei paesi emergenti non sono così diversi come composizione rispetto a quelli europei. Essi infatti sono ricchi di titoli ciclici dalle marcate caratteristiche value (industriali asiatici, elettronica di consumo,produttori di materie prime), cui si accompagna il complesso del consumo domestico che comunque presenta caratteristiche growth più marcate rispetto agli equivalenti europei.

Per questo nello scenario di ripresa globale, dovrebbero sì salire entrambe le aree, ma comunque con una netta prevalenza da parte di chi presenta ancora margini di incremento non irrilevanti. Quando analizziamo i meriti relativi di Europa e Usa è consigliabile privilegiare il Vecchio continente solo nel caso di un trend rialzista del petrolio e di una maggiore forza degli istituti di credito continentali rispetto al listino generale. In caso di forza del petrolio, con una stabilizzazione verso 60 dollari, anche in presenza di segnali di forza in Europa, conviene comunque privilegiare gli emergenti.

Infatti non solo una buona parte dell'azionario emerging è direttamente legato alle materie prime, ma dall'altra parte l'ascesa dell'oro nero sarebbe una spia di sano ciclo globale, che gioco forza coinvolgerebbe in primis la Cina (oggi il Dragone è troppo importante e troppo grande per pensare di avere un sistema globale in robusta crescita e una Cina in sofferenza), il che implicherebbe una forte ripresa degli utili anche per i colossi industriali asiatici e un coinvolgimento anche dei listini del Sud-est asiatico.

Al contrario un petrolio molto debole, diciamo sotto i 45 dollari, sarebbe la spia di uno scenario esattamente opposto e, inevitabilmente, nelle fasi negative il beta degli emergenti è comunque superiore a quello europeo, come è stato evidenziato un anno fa. In tale caso, dunque, l'Europa, per quanto più debole rispetto agli Usa, sarebbe da preferire all'Msci Em.

Infine va analizzato il caso dello scenario centrale, in cui il greggio potrebbe oscillare fra 45 e 55 dollari al barile. Non sorprendentemente un simile trading range sarebbe compatibile con la prosecuzione della modesta ripresa attuale. A quel punto torneremmo a guardare, nel gioco delle debolezze relative, al comparto bancario europeo.

Se esso mostrasse una forza maggiore rispetto all'indice generale continentale, allora con ogni probabilità ciò significherebbe che, nel cotesto di un andamento economico planetario stagnante, la parte legata alla domanda domestica europea starebbe mostrando un buon potenziale e il Vecchio continente sarebbe da preferire agli emergenti.

Viceversa con il petrolio fermo nell'area intorno alle quotazioni attuali e con istituti di credito continentali fragili, appare più consigliabile orientarsi su borse dove una buona parte dei consumatori deve ancora acquistare la propria prima auto o fare il primo viaggio all'estero.

A cura di: Boris Secciani

Parole chiave:

europa emergenti azionario ciclo economico
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