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L'Italia resta in deflazione

19/01/2017

Malgrado venga abbastanza spontaneo pensare che “senza inflazione si starebbe meglio”, in realtà non è così, perché questo elemento svolge un ruolo molto importante per l’economia.

Chiaramente, stiamo parlando di un’inflazione sotto controllo, non come quella esplosa nella repubblica di Weimar nel 1932 o più recentemente in Argentina, quando i prezzi aumentavano ora dopo ora. In ogni caso, come detto, l’inflazione presenta alcuni vantaggi. Il principale è che l’inflazione permette una redistribuzione delle risorse: infatti il mercato è incentivato a investire anziché tenere il capitale parcheggiato in strumenti di liquidità per tutelare il valore del capitale, magari investendolo e favorendo quindi l’economia e l’occupazione. Non per niente da almeno un biennio il governatore della Bce, Mario Draghi, ha fissato al 2% l’inflazione target dell’Eurozona. Purtroppo, anche nel 2016 l’Italia resta in deflazione. Nel mese di dicembre 2016, infatti l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività ha registrato un aumento dello 0,4% rispetto al mese precedente e dello 0,5% nei confronti di dicembre 2015. In media, tuttavia, nel 2016 i prezzi al consumo registrano una variazione negativa (-0,1%): era dal 1959 (quando la flessione fu pari a -0,4%) che non accadeva. L'inflazione di fondo, calcolata al netto degli alimentari freschi e dei prodotti energetici, rimane invece in territorio positivo (+0,5%), pur rallentando la crescita da +0,7% del 2015. 

La ripresa dell'inflazione a dicembre 2016 è dovuta principalmente all'accelerazione della crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+2,6%, da +0,9% di novembre), degli energetici non regolamentati (+2,4%, da +0,3% di novembre) e degli alimentari non lavorati (+1,8%, era +0,2% il mese precedente). A dicembre l'inflazione di fondo sale a +0,6% (da +0,4% del mese precedente); al netto dei soli beni energetici si attesta a +0,7% (da +0,4% di novembre). Dopo trentaquattro mesi di variazioni tendenziali negative, i prezzi dei beni tornano a registrare una variazione positiva (+0,1%, da -0,4% di novembre), mentre il tasso di crescita dei prezzi dei servizi accelera, portandosi a +0,9% (era +0,5% a novembre).

L'aumento su base mensile dell'indice generale è principalmente dovuto agli aumenti dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (+1,9%), degli Energetici non regolamentati (+1,1%), degli Alimentari non lavorati (+1,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,5%).

L'indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta dello 0,4% su base congiunturale e dello 0,5% su base tendenziale (da +0,1% di novembre). La variazione media annua relativa al 2016 è negativa e pari a -0,1%, (da +0,1% del 2015).

In media, nel 2016, per le famiglie con minore capacità di spesa la variazione dei prezzi al consumo, è negativa (-0,5%), mentre per quelle con maggiore capacità di spesa risulta positiva e pari a +0,1%.

L'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati, registra un aumento dello 0,3% su base mensile e dello 0,4% su base annua. La variazione media annua relativa al 2016 è negativa e pari a -0,1% (lo stesso valore registrato nel 2015).

A cura di: Massimiliano D'Amico

Parole chiave:

inlazione bce mario draghi
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