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Una penalizzazione eccessiva per i frontier markets

03/09/2018

Molti investitori europei hanno un’idea sbagliata dell’Africa. Il continente è molto più vario di quanto la maggior parte degli investitori lo percepisca, e ancora più vario di quanto lo sia l’Europa.

Secondo il team di NN Ip,  la correzione accusata dalle obbligazioni emesse dai mercati di frontiera è stata determinata da una combinazione di diversi fattori, tra i quali la forza del dollaro, la crescita globale meno sincronizzata, alcuni eventi particolari come ad esempio quelli in Argentina e Medio Oriente, e i rischi crescenti legati alla guerra commerciale.

Dopo un anno di domanda eccezionalmente solida da parte degli investitori per il debito dei mercati di frontiera, le emissioni in valuta forte nel 2017 e all’inizio di quest’anno e le valutazioni dell’indice J.P. Morgan Next Generation Markets (che comprende 35 Paesi considerati la prossima generazione di mercati emergenti, ossia quelli a una fase iniziale di sviluppo paragonabile agli attuali mercati emergenti come Messico, Russia o Corea del Sud) erano diventate elevate. In seguito alle recenti turbolenze sui mercati, alcune valutazioni del debito dei mercati di frontiera sono tornate a livelli più attraenti.

Nonostante il calo delle quotazioni, il team continua a ritenere che nel medio periodo le prospettive per i mercati di frontiera siano rosee perché i fondamentali solidi e la potenziale riduzione dei rischi principali saranno di supporto per il debito dei mercati di frontiera. I rendimenti dovrebbero tornare positivi nei prossimi sei-dodici mesi e al contempo NN Ip si aspetta un ritorno degli afflussi verso questa asset class. Con i tassi di default che restano bassi, i rendimenti più elevati rispetto ad alte tipologie di investimenti obbligazionari costituiscono un’argomentazione convincente per investire nel debito di frontiera. Il riprezzamento del rischio all’interno dell’universo dei mercati di frontiera è stato associato a un aumento dei rendimenti al 7,1% dal 5,9% del 2017.

Nel loro insieme i paesi di frontiera stanno registrando un’accelerazione della crescita e  miglioramenti a livello di fondamentali economici, politici ed istituzionali. Si prevede che oltre un terzo di questi mercati crescerà al di sopra del 5% nei prossimi tre anni (ed esempio l’Etiopia e la Costa d’Avorio). La crescita nell’universo complessivo dell’indice Nexgem a partire dal 2019 dovrebbe accelerare al 4,5% dal 3,4% del 2017. Inoltre, diversi mercati di frontiera come Ghana ed Egitto stanno beneficiando di programmi del Fondo Monetario Internazionale a supporto di riforme strutturali e degli afflussi finanziari.

In Africa, il Ghana è uno dei paesi che al momento offrono opportunità interessanti all’interno dell’universo del debito di frontiera: durante il repricing del secondo trimestre 2018, le obbligazioni sono tornate a offrire valore e al contempo il paese è politicamente stabile e può fare affidamento su un paniere di esportazioni diversificato, basato principalmente sulle materie prime. Inoltre, il nuovo governo ha adottato riforme significative nella gestione delle finanze pubbliche e ha imparato dagli errori delle amministrazioni precedenti, in particolare per quanto riguarda la politica fiscale. Oggi, il Ghana è sulla buona strada e offre una crescita media del PIL stimata al 5,5% annuo per i prossimi cinque anni, fino al 2023.

L’Egitto costituisce un altro esempio di riforme economiche strutturali positive e di azione governativa in Africa. I sussidi sono stati tagliati e l’Iva è stata aumentata al fine di consolidare il bilancio fiscale e il quello del settore pubblico. Inoltre, la sterlina egiziana è stata svalutata, elemento che ha incrementato la competitività.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

debito em frontier quotazioni
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