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Rally alle spalle per le tech stocks

30/11/2018

I titoli del comparto tecnologico e social media hanno vissuto, a partire dal 2016, una frizzante risalita, registrando performance stellari soprattutto dopo le elezioni presidenziali statunitensi e la successiva nuova politica fiscale Usa, che ha spostato l’attenzione degli investitori verso le società con alte aspettative di crescita.

L’eccitazione degli investitori ha portato le cosiddette azioni FAANG (Facebook, Amazon, Apple, Netflix e Google) a rappresentare circa il 98% dell’espansione messa a segno dall’indice S&P500 nella prima metà del 2018. 

Questa irrazionale esuberanza ha fatto schizzare il rapporto prezzo/utili (PER) a livelli che non si vedevano dalla bolla delle dot-com, nonostante l’utile di alcune di queste società fosse in rosso e Facebook affrontasse un serio rischio regolatorio. Amazon e Netflix erano tra le società con un multiplo prezzo/utli superiore a 80.

Le tensioni commerciali, tuttavia, hanno cambiato considerevolmente lo stato d’animo degli investitori, facendone scemare rapidamente la propensione al rischio. Le complicate trattative tra gli Stati Uniti e i loro partner commerciali, tra cui Cina e Canada, hanno infatti innescato dubbi circa le possibili conseguenze per la crescita globale e, in particolare, per i mercati emergenti, che sembrano essere particolarmente a rischio. Il risultato è stato un “flight to quality”, che ha premiato i mercati sviluppati e le società più difensive e con valutazioni meno estreme.

La tendenza degli investitori a rifugiarsi in porti sicuri si è amplificata in ottobre, con il crollo dell’azionario globale. La rotazione settoriale, inoltre, ha continuato a caratterizzare sia i mercati sviluppati che quelli emergenti. Tutto questo si è riflesso sui titoli FAANG, che con le loro elevate valutazioni sono incorsi in un nuovo crollo: Amazon e Netflix hanno perso circa il 20% in ottobre. Diversi altri titoli tech, colpiti da vendite ancora maggiori, hanno ceduto oltre un terzo della loro capitalizzazione di mercato, tra questi Facebook (-38%), Nvidia (-48%) e SNAP (-69%).  

Il team di Nordea si è domandato se questo crollo rappresenta una semplice correzione o siamo di fronte a qualcosa di più grave? In questa tarda fase del ciclo economico, gli investitori hanno iniziato a rivolgere nuovamente la propria attenzione verso i titoli di elevata qualità, usciti dalla lista dei favoriti dopo le presidenziali Usa. Tali titoli, infatti, hanno il vantaggio di una limitata sensibilità al ciclo economico, unita a delle valutazioni più eque e a un business meno sensibile alle possibili scosse di mercato. Secondo Nordea, potremmo assistere a un’accelerazione di questo trend nel caso in cui il mercato andasse nuovamente fuori controllo, ma è difficile capire se la situazione sia più grave. Dal punto di vista tecnico, invece, è ora chiaro che le società high-tech, guidate dal comparto social media, sono entrate in una fase ribassista del mercato. 

Dall’altro lato, si potrebbe dire che storicamente i livelli raggiunti dalle valutazioni hanno un peso e che azioni che scambiano a un rapporto prezzo/utili particolarmente elevato tendono a subire correzioni a prescindere da quanto sia innovativo il loro business o promettente il loro tasso di crescita. Per fare un esempio, nell’era delle dot-com AOL aveva raggiunto una capitalizzazione di 222 miliardi di dollari, con un multiplo di 80/100 volte il PER, per finire poi acquisita da Verizon nel 2015 per 4,4 miliardi di dollari.

A cura di: Rocki Gialanella

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